Il giurista contro il premier in chiusura della manifestazione in difesa delle Carta: "E' stata sequestrata". Landini a Napolitano, che ieri è tornato a chiedere la riforma: "Non sono io a dovergli rispondere, altri dovranno rispondere a questa piazza". Zagrebelsky dal palco smorza la contestazione al Colle
“La Costituzione è stata sequestrata e sono state distorte le regole fondative. Io vorrei che il presidente del Consiglio usasse una parola di verità, le sue parole sono tra la denigrazione e il terrorismo ideologico“. E’ Stefano Rodotà a usare i toni più duri nel suo intervento dal palco di piazza del Popolo a Roma alla manifestazione in difesa della Costituzione. Sulla riduzione del numero dei parlamentari e la modifica del bipolarismo perfetto, ha spiegato il giurista, “c’è ampio consenso sociale. Si sarebbe potuto avviare un processo di revisione limitata della Carta”. Invece, ha sottolineato, si sta tentando, “in assenza di consenso, una scorciatoia pericolosa. Stare attorno alla Costituzione oggi vuol dire evitare un rischio per la democrazia”.
Ha riempito piazza del Popolo la manifestazione per la difesa della Costituzione indetta contro il tentativo di riforma “accelerata” – al di fuori della procedura prevista dalla Carta stessa – spinta dal presidente della Repubblica e la governo delle larghe intese. Decine di migliaia di persone hanno risposto all’appello lanciato dai costituzionalisti Rodotà, Gustavo Zagrebelsky e Lorenza Carlassarre, insieme a don Luigi Ciotti e al segretario nazionale della Fiom Maurizio Landini. La manifestazione è stata sostenuta anche da Il Fatto Quotidiano, e sul palco sono intervenuti Antonio Padellaro e Marco Travaglio.
La manifestazione è arrivata il giorno dopo una nuova esortazione del presidente della Repubblica a riformare la Costituzione, in modo “sapiente”. E a un giornalista che gli ha chiesto come risponde a Napolitano, Landini replica: “Io non devo rispondere niente a nessuno. In tanti dovranno rispondere a questa piazza, ai tanti italiani che pensano che per cambiare il Paese bisogna applicare la Costituzione”. Secondo Landini, “la forzatura è quella di derogare un articolo per cambiare la Costituzione italiana: per ridurre il numero dei parlamentari, per far funzionare meglio il Parlamento non c’è bisogno di derogare all’art.138. La descrizione che viene data – ha continuato – che noi saremmo conservatori è una doppia sciocchezza”.
ZAGREBELSKY SMORZA LA CONTESTAZIONE CONTRO NAPOLITANO. “La riforma della Costituzione deve essere un percorso partecipato che coinvolga il Parlamento e i cittadini”, ha affermato Zagrebelsky dal palco. “Da costituzionalista non posso evitare di notare la macchina che il Governo e il presidente della Repubblica hanno messo in moto per cambiare la Costituzione. A cambiarla dovrebbe essere il Parlamento. Rimango con l’idea che queste macchine quando si mettono in moto non si sa dove si fermeranno, ho paura che questa non si fermi prima di aver fatto dei danni“. Il giurista, presidente onorario di Libertà e giustizia, ha raccomandato di mantenere toni “moderati” evitando “estremismi” e ha auspicato che l’incontro di oggi sia solo l’inizio: “Non ci faremo spiaggiare”.
L’accenno agli estremismi è arrivato quando lo stesso ex presidente della Corte costituzionale ha nominato dal palco Napolitano e dal pubblico sono arrivate sonore manifestazioni di dissenso: “Noi siamo una piazza di moderati, non dobbiamo rifiutare tutti coloro che sono disposti ad ascoltarci”, ha replicato Zagrebelsky. “Noi siamo stati esclusi da tanti, ma non dobbiamo escludere nessuno”.
PADELLARO E LE 420MILA FIRME DEL FATTO: “ORA CI DEVONO ASCOLTARE”. Antonio Padellaro, direttore del Fatto Quotidiano, ha ribadito l’obiettivo di raggiungere le 500mila firme nella sottoscrizione a difesa della Costituzione lanciata dal giornale e dal sito. “Una delegazione formata da autorevoli personalità si rechi dal presidente della Camera e del Senato per dire che siamo tanti e che devono ascoltarci”, ha affermato. Sul palco anche il vicedrettore Marco Travaglio, che tra l’altro ha ironizzato su un articolo della Costituzione che è stato di fatto già stravolto. E’ il 54, quello che recita: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore“.
LANDINI: “NON SIAMO CONSERVATORI, VOGLIAMO CAMBIARE”. “Siamo qui non come conservatori. Se c’è qualcuno che vuole cambiare il Paese quelli siamo noi”, ha affermato Landini davanti a una piazza piena. “Bisogna riflettere sul problema della finanziarizzazione dell’economia. L’articolo 18 è stato cancellato, ma avete visto frotte di multinazionali alle frontiere? Il Parlamento deve decidere se difendere il lavoro o la finanza”. Landini ha ricordato che mentre il Quirinale e le larghe intese premono sulla Carta, “sono già passati più di 2800 giorni da quando è stata fatta una legge elettorale definita un minuto dopo da chi l’ha creata una porcata e ancora non l’hanno modificata. Facciano quella in Parlamento, facciano quello che devono fare”.
DON CIOTTI: “LA POLITICA HA TRADITO LA COSTITUZIONE”. La Costituzione “è stata tradita” anche per don Luigi Ciotti, presidente di Libera. “La politica ha tradito la sua funzione di servizio alla comunità. Cosa ce ne facciamo degli F35 quando non ci sono i soldi per le persone, per assicurare loro i servizi?”. La Carta, ha aggiunto, “è il primo testo antimafia del nostro Paese, non solo a quella delle armi ma a quella della corruzione e dei privilegi”.
RODOTA’: “NON SIAMO UN PARTITINO”. L’intervento più determinato è stato quello di Stefano Rodotà. Dopo aver attaccato frontalmente Letta, il giurista candidato nei mesi scorsi al Quirinale ha aggiunto: “Qui si sta facendo un’operazione assai più difficile della creazione di un partitino. E’ qualcosa di molto più impegnativo, è il tentativo di restituire a tutti uno spazio politico, perché stiamo vivendo nel vuoto della politica”. La domanda, secondo Rodotà, è questa: “Possiamo mettere insieme una coalizione dei vincenti per essere protagonisti? Una coalizione dei vincenti che devono essere capaci di fare massa critica?”. Infine, di fronte ai giornalisti, la stoccata ai partiti: “Mi auguro che le forze politiche stiano attente a quello che stiamo facendo e non dicano ‘volete fare un partitino’. Potrei essere molto sgradevole e dire ‘guardate in casa vostra, che cosa accade ai ‘partitoni‘”.
Ad aprire la manifestazione, poco dopo le 14, lo striscione “La via maestra” e un camion con affissi gli articoli della Carta. Alla testa del corteo i promotori tra cui il segretario della Fiom Cgil, Maurizio Landini, e Stefano Rodotà. Il senso del corteo è “ritrovare la via maestra che è stata abbandonata”, ha spiegato Rodotà. Oltre alla forte presenza di Fiom e Cgil, nel corteo ha visto rappresentate le bandiere tutto l’arco della sinistra, da Sel a Rifondazione comunista, fino a Comunisti italiani e Sinistra anticapitalista. Molte le facce note dei movimenti dal Forum per l’Acqua pubblica ai movimenti per i diritti civili, fino a Legambiente ed Emergency.
In mattinata, un primo attacco al Quirinale era arrivato dal sindaco di Bari Michele Emiliano, del Pd. “Il presidente della Repubblica agisce in modo quasi praeter-costituzionale grazie ai disastri che i partiti hanno combinato, che hanno perso 10 milioni di voti e si sono comportati da incapaci”, ha detto in un’intervista a Omnibus su La7. “Napolitano agisce in modo consapevole ai limiti della Costituzione – ha spiegato – io sono un giurista e so bene che può capitare in determinate situazioni che uno dei soggetti istituzionali sia costretto ad applicare una norma in modo estremo, certo deve a un certo punto darsi un limite”.