L'Organizzazione internazionale per il lavoro (Ilo) segnala che il tasso di occupazione globale è sceso al 55,7%, quasi un punto percentuale in meno rispetto ai livelli pre-crisi. Il numero delle persone senza impiego è destinato ad aumentare al ritmo di 2,5 milioni unità l'anno, almeno fino al 2018
Nel 2013, supererà quota 200 milioni il numero di disoccupati nel mondo. Lo rende noto l’Ilo, Organizzazione internazionale per il lavoro, agenzia specializzata delle Nazioni Unite. Il tasso di occupazione globale è sceso al 55,7%, quasi un punto percentuale in meno rispetto ai livelli pre crisi. Il numero dei senza lavoro non solo resta al di sopra dei livelli pre-2008, ma è destinato a continuare ad aumentare al ritmo di 2,5 milioni di persone all’anno, almeno fino al 2018. La crisi ha fatto aumentare di 32 milioni il numero dei disoccupati negli ultimi cinque anni.
In particolare, sono 73 milioni i giovani senza lavoro. “Il tasso di disoccupazione giovanile è previsto raggiungere il 12,8% nel 2013 e raggiungerà il 13% nel 2015”, sottolinea Guy Ryder, direttore generale dell’Ilo, precisando che “come osservato dal direttore generale Christine Lagarde è cruciale aumentare il tasso di partecipazione femminile nel mercato del lavoro”. Il problema della disoccupazione giovanile è particolarmente grave nel nostro Paese. Ad agosto 2013, infatti, su un totale di 3 milioni di senza lavoro in Italia, erano 667mila quelli compresi tra i 15 e 24 anni: il dato si attestava a quota 40,1%, mentre nell’Eurozona si fermava al 23,7 per cento. Peggio solo la Spagna con il 56%, mentre i dati più bassi si registrano in Germania (7,7%) e Austria (8,6%).
Altro tema sottolineato dall’Ilo, la questione della povertà. “Circa 870 milioni di donne e uomini non guadagnano abbastanza per sollevare le loro famiglie dalla povertà”, ha aggiunto Guy Ryder. “Il duplice obiettivo di sradicare l’estrema povertà e alzare i redditi, come proposto dal presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim, può solo essere raggiunto affrontando direttamente la sfida del lavoro perché la qualità del lavoro è conta come la quantità”. In particolare, “il lavoro è centrale per la ripresa economica e per lo sviluppo di lungo termine dell’economia globale”, ma “deve essere produttivo e di buona qualità”.