L'esperto nominato dal tribunale deposita una relazione-choc: 50 milioni di debiti sono troppi. Ora il salvataggio d'intesa coi creditori è a rischio. L'azienda rilancia: "Nuovo piano industriale"
Torna a scricchiolare l’aeroporto di Rimini. Se meno di tre mesi fa il tribunale aveva dato via libera al concordato di continuità per la società di gestione Aeradria, sancendo di fatto la possibile salvezza dal crac finanziario in vista dell’assemblea dei creditori il prossimo 23 ottobre, ora arriva una doccia gelata che sconquassa tutti gli scenari. Il commissario giudiziale scelto dal tribunale di Rimini per vagliare il piano industriale di concordato, il commercialista bolognese Renato Santini, dice che bisogna fermare tutto: nelle 200 pagine di relazione depositate ieri, 12 ottobre, ha chiesto la revoca del concordato ponendo diversi dubbi sulla reale capacità di Aeradria, schiacciata da qualcosa come 50 milioni di euro di debiti, di potersi risollevare. Anzi, la situazione dei conti della spa di Miramare sarebbe disastrosa, rileva Santini in alcuni passaggi nei quali si mette a dir poco in dubbio la possibilità di un rilancio vero. Ci sono riferimenti chiari all’articolo 73 della legge fallimentare, dunque si potrebbero ipotizzare frodi, ma è tutto l’impianto che a parere del professionista non regge.
E senza il requisito della solidità finanziaria, Enac almeno sulla carta non dovrebbe rinnovare la concessione allo scalo. Aeradria, così, annuncia subito un nuovo piano industriale: “Al momento – riporta la società in una nota – si può solo esprimere una posizione di fiducia sul fatto che le argomentazioni ritenute dal commissario ostative all’omologa possano essere superate con l’impegno della nuova compagine societaria a produrre, tramite il nuovo Cda, un nuovo piano industriale che superi quello oggi preso in considerazione dalla relazione e che risale a molti mesi fa”.
A questo punto, i giudici riconvocheranno le parti per una nuova udienza nei prossimi giorni dalla quale tutti attendono numeri più dettagliati (c’è ancora un certo riserbo) e sviluppi. Li attendono in primis i creditori ma certamente anche la Procura della Repubblica che, parallelamente al procedimento civile, col pm Gemma Gualdi aveva chiesto il fallimento di Aeradria prima dell’estate (tutto il vecchio Cda è indagato per falso in bilancio) e ora tornerà a chiederlo con forza. Il sospetto o qualcosa di più è che i creditori possano avere avuto una percezione distorta del piano di risanamento e che i propri nulla osta, fondamentali per il primo via libera al concordato, siano stati influenzati.
Insomma tira una brutta aria, a giudicare dalle facce degli addetti ai lavori questi giorni in tribunale. Come si è arrivati al “nuovo” cul de sac? Alla luce del tono della relazione del commissario non ha di certo aiutato il recente fallimento di Air, la società di servizi controllata al 51% da Aeradria che ha accusato un buco di quasi 800mila euro nel consuntivo 2011 innescando un effetto domino che non sta risparmiando la casa madre.
C’è da dire che i soci pubblici di Aeradria negli ultimi mesi le hanno tentate tutte: una prima richiesta di concordato “in bianco” era stato presentato in marzo e bocciato in maggio; era seguita una seconda e diversa domanda, forte di 5,3 milioni di euro di nuovo capitale privato (2 milioni da San Marino, che ha pronti altri 500mila euro) e della disponibilità dei creditori nero su bianco a convertire i crediti in azioni, accolta dai giudici lo scorso luglio. I soci – in testa la Provincia e il Comune di Rimini – hanno accettato di passare dal 90 al 20% di azioni a favore della nuova governance privata capitanata dalla Cassa di Risparmio di Rimini (il principale creditore per quasi 10 milioni).
A fine estate è stato rinnovato anche il board del “Fellini” con l’ingresso del neo presidente Maurizio Tucci, numero uno di Alitalia Maintenance System, e del neo direttore generale Paolo Trapani, già dg dell’aeroporto di Genova. Su questo fronte Aeradria dice che non ci sono più sprechi: “L’unica voce di spesa, autorizzata peraltro prima dal tribunale e poi dal commissario, è stata l’assunzione del nuovo direttore generale Paolo Trapani, personaggio di assoluto valore professionale e in carica solo da 12 giorni. Nel contempo – conferma l’azienda – sono state e esaminate e disdettate tutte le consulenze esterne non necessarie all’operatività”. Lo sperano i sammarinesi: il segretario di Stato all’Industria Marco Arzilli si dice “fiducioso che il Cda prosegua nella direzione del rispetto del concordato” e ritiene “strategica la messa in sicurezza di Aeradria”, il presidente di Asset Banca Stefano Ercolani continua a pensare alla “fondamentale” omologa del concordato il 23 ottobre a questo punto, però, sempre più in bilico.
Fra l’altro, le cattive notizie sul Fellini tornano a circolare proprio mentre sono emerse nuove indiscrezioni sul nuovo piano nazionale a cura del ministero dei Trasporti, che nella sua ultima versione aveva promosso Rimini relegando a scali non strategici il Verdi di Parma e il Ridolfi di Forlì (chiuso ai voli commerciali da metà 2013). Il prossimo aggiornamento del piano, è il timore della riviera, potrebbe non declassare ufficialmente solo Forlì. In questo senso suona un po’ sinistra per i riminesi l’interrogazione che i deputati forlivesi Marco Di Maio (Pd) e Bruno Molea (Scelta Civica) hanno presentato nei giorni scorsi al ministro Maurizio Lupi, ricordandogli che “le istituzioni forlivesi hanno a più riprese manifestato la propria disponibilità a inserire l’aeroporto Ridolfi all’interno di un sistema integrato di dimensione regionale, che coinvolgesse anche gli aeroporti di Bologna e Rimini (operazione mai compiuta, con relative conseguenze negative anche per gli altri scali, in particolare quello di Rimini, su cui grava un pesante sbilancio finanziario)”. Come dire, nel caso non potete dequalificare solo noi. Se anche il Fellini dovesse essere declassato e quindi non ricevere più contributi statali, a quel punto la frittata sarebbe fatta.