E' quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare che ha portato all'arresto dell'ex presidente della giunta nell’indagine sugli appalti del Consorzio della Venaria Reale. “Al grattacielo? È tutto eternit. "Lo mettono sotto”, dice una degli arrestati in una intercettazione
Più che un grattacielo, la futura sede unica della Regione Piemonte è un torre di Babele che genera scandali. L’ultimo è quello svelato con l’arresto di Ezio Enrietti, presidente della giunta regionale tra il 1980 e il 1983, nell’indagine sugli appalti del Consorzio della Venaria Reale. Tra gli indagati dai pm Giancarlo Avenati Bassi, Stefano Demontis e Francesco Pelosi ci sono anche Paolo Rosa, presidente della società costruttrice Torre Regione Piemonte (Trp) e Maria Grazia Ferreri, moglie di Enrietti e funzionario a capo della Direzione patrimonio della Regione.
Area ex Avio contaminata. La Lavori Edili Stradali srl (Les) di Enrietti, ritenuto dai pm amministratore di fatto, ha ottenuto da Trp un subappalto da circa 3,5 milioni di euro per gli scavi e il movimento terra nel cantiere dell’area ex Avio, terreno contaminato su cui sorgerà il grattacielo di 43 piani progettato da Massimiliano Fuksas, vincitore di un concorso indetto nel 2001 dall’ex governatore Enzo Ghigo. Enrietti, come si capisce dalle intercettazioni, è ben consapevole che il terreno è inquinato: glielo ricorda il 14 aprile 2012 il suo collaboratore Claudio Santese, pure lui finito in manette: “Lì viene fuori altra merda rossa lì, materiale che gli impianti non si prendono”. Se gli impianti non lo prendono, loro sanno dove metterlo. Lo conferma Francesco Pernice, direttore del settore “Conservazione beni architettonici e impianti” del Consorzio della Venaria Reale, arrestato lunedì: “Al grattacielo? È tutto d’amianto. Nascosto l’amianto lo mettono sotto”. E così la Les riesce pure a risparmiare 650mila euro sui costi.
Il gip sui terreni: “Inquietante questione da approfondire”. Per il gip Loretta Bianco l’utilizzo di terreni contaminati è “un’inquietante questione che, come già anticipato nella richiesta del pm., dovrà essere ulteriormente approfondita nel prosieguo delle indagini”. Il Consorzio smentisce l’uso di suolo inquinato nei lavori, ma intanto ieri i carabinieri del Nucleo operativo ecologico hanno prelevato dei campioni da analizzare. Bisogna capire se sono state fatte delle bonifiche e capire chi le ha fatte, a chi spettavano. Una risposta potrebbe fornirla Ferreri che, secondo il gip, è un “perno silente intorno al quale ruotano gli appalti aggiudicati dalla Regione direttamente o indirettamente alla Les”. Il capo della Direzione patrimonio, responsabile unico della gara d’appalto per la costruzione della Sede unica della Regione, ha seguito l’epopea del grattacielo dall’inizio: “insieme ad altri, aveva trattato l’acquisto dell’area in questione originariamente occupata dalla Fiat Avio”.
La truffa di Zunino. Prima ancora di questa indagine, la Procura di Torino aveva indagato sulla compravendita dell’area ex Avio, su cui un tempo sorgeva uno stabilimento del settore aerospaziale della Fiat. L’immobiliarista Luigi Zunino, “il più furbo dei furbetti” del quartierino, e la sua Risanamento spa avevano comprato alla fine del 2003 l’area dalla Fiat per 26,2 milioni di euro per poi rivenderla per 51,4 milioni alla Regione Piemonte. L’immobiliarista usò un trucchetto semplice, destando prima i sospetti dell’ente e poi quelli del sostituto procuratore Cesare Parodi, che ha indagato Zunino per “truffa aggravata”: nelle copie dei rogiti forniti alla Regione il “furbetto” aveva cancellato col bianchetto il costo da lui sostenuto, sostituendolo con uno più alto, così da indurre la Regione in errore e guadagnare 25 milioni. Poi nel contratto preliminare di vendita, grazie a una clausola capestro, riuscì a scaricare sulla Regione i costi per la bonifica, circa 20 milioni di euro. Dopo una condanna a 18 mesi in primo grado, nel processo d’appello concluso nel 2010 i giudici hanno dichiarato la prescrizione dei reati.
La parcella di Fuksas. Alcuni mesi dopo la prescrizione di Zunino, nell’agosto 2010, il neogovernatore Roberto Cota, insospettito dai costi dell’opera e dalla parcella da 22,5 milioni di euro di Fuksas, fa un esposto alla Procura regionale della Corte dei conti che ha avviato un’indagine molto complessa. Lo scorso marzo il sostituto procuratore regionale Corrado Croci ha inviato ai componenti della giunta di Mercedes Bresso e ad altri funzionari, tra cui spicca Ferreri, l’avviso di “costituzione in mora”, una sorta di avviso di garanzia.
Nel documento si legge che i costi per la costruzione e la parcella di Fuksas sarebbero lievitati da quando nel marzo 2006 la giunta ha chiesto all’archistar di adattare all’area ex Avio il progetto originale del 2001, previsto su un’altra zona. Si passa da 75 metri di altezza ai 204 metri, su una superficie di 70mila metri quadri contro i 40mila originari. Raddoppiano l’altezza, la superficie e anche il numero di dipendenti regionali da ospitare. Aumenta anche la parcella di Fuksas: gli onorari riconosciuti solo per la “supervisione artistica” salgono a 431mila euro circa, ma secondo i calcoli della procura e dei consulenti dovrebbero fermarsi a 303mila euro perché bisogna escludere dal conteggio i lavori per fondamenta e impianti idraulici, termici ed elettrici, che di artistico hanno ben poco. Mentre l’indagine prosegue l’assessore al bilancio Gilberto Pichetto Fratin ha avviato una trattativa con l’architetto per ridefinire il compenso dello staff impegnato nell’assistenza artistica, 240mila euro in sei mesi: “Ho la massima stima dell’architetto Fuksas e sono certo che sarà una proficua collaborazione nell’interesse della città”, ha detto il 3 agosto scorso. Il collega Gian Luca Vignale invece lunedì dopo gli arresti ha preferito cancellare la visita programmata al cantiere.