Dirigenti e base festeggiano lo "spazio ritrovato" e si confrontano: "Altro che tv, qui ci divertiamo". Musica dal vivo, tombola, presentazione di libri: almeno qui Cuperlo fa il pieno. Non c'è solo la "vecchia guardia", ma i giovani incalzano: "Bisogna trovare altri modi per coinvolgere le nuove generazioni"
E’ qui la festa? Un saltello di liscio, le foto di Berlinguer, crescentine da MasterChef, e una carezza di politica nostalgia rispetto al passato quando il “Partito” significava crescita culturale ed emancipazione sociale. La Notte Rossa del Pd, edizione numero uno, passa l’esame da matricola, e rilancia per l’anno secondo. Trentasette Case del Popolo della provincia di Bologna, nella notte tra sabato 12 e domenica 13 ottobre hanno aperto i battenti e hanno messo a disposizione quasi un secolo di storia, orgoglio e autogestione.
C’erano tutti i big del Pd, o quasi, a festeggiare lo “spazio ritrovato”. Quartier generale, la Casa del Popolo Leonildo Corazza, il fortino della tombola di via San Donato, storico quartiere operaio che alle 22 registrava almeno 150 giocatori con sacchettino di fagioli e buoni coop per la cinquina. “Altro che quella brutta roba della televisione – spiega una pensionata che arriva in bicicletta da qualche isolato di distanza – qui ci divertiamo e stiamo tra noi come non si fa da nessuna parte”.
A pochi passi, nel capannone riscaldato, tavolate di tagliatelle al ragù e di crescentine farcite a prezzi popolari. Il migliorista Emanuele Macaluso – classe ’24 -, grande amico del presidente Giorgio Napolitano – classe ’25 – fa capolino nel tavolo dei big, dove si siede anche l’ex ministro Livia Turco, il vicepresidente della Provincia Giacomo Venturi, il costituzionalista Alberto Barbera, i professori universitari Paolo Pombeni e Alberto Melloni. Tutt’attorno ci sono anche tanti ragazzi e ragazze delle sezioni: “Non ci va di parlare della sfida al congresso: stasera si fa festa, riaprono le Case del Popolo, è bello così”, spiega un 25enne che brinda con gli amici tintinnando calicini di Rosso Antico a 2 euro e 50.
E se l’innesto generazionale non sembra qualcosa di così improbabile, la mescolanza di correnti pare qualcosa di marziano. Qui Cuperlo fa il pieno di preferenze e al massimo ci trovi qualche civatiano. Difficile rintracciare simpatizzanti di Renzi nella storica sezione Nannetti di via del Giglio nel quartiere Reno, la più antica casa del popolo della città, ad ascoltare il racconto delle gesta della brigata partigiana Bolero. Impossibile riuscire a censire un renziano tra le oltre 100 persone che affollano la “Casetta Rossa” nel quartiere Saragozza per ascoltare brani della tradizione suonati dal vivo. Vano il tentativo di giocarsi l’ultima carta del sondaggio alla Casa del Popolo I Centi Passi, in Bolognina, tra i 50 che mangiano injera eritrea e ascoltano la presentazione del libro Il Rivoluzionario di Valerio Varesi: “Renzi? Per carità! Con lui si va a destra, qui ci sono le radici del più importante partito democratico della storia italiana”, risponde categorico un quarantenne di passaggio.
“Queste iniziative sono belle, ricordano un passato di onestà e di incontro tra base e vertici, ma il Pd deve provare a coinvolgere le giovani generazioni in altro modo. La forma del web come fanno nei 5 Stelle funziona” spiega fuori dalla Casetta Rossa un gruppo di ex studenti universitari, ora rimasti a lavorare a Bologna, che rappresenta geograficamente mezza Italia. “Renzi? Una corrente del partito come tante altre, si porta dietro tante cariatidi. Civati? Troppo rivoluzionario e coerente. Il Pd ci sta deludendo da anni e le risposte di cambiamento non sono mai arrivate. Avessero votato Prodi o Rodotà come presidente della Repubblica con i grillini gli faceva solo bene”.
Il gruppo sta facendo il tour delle Case del Popolo, mezz’ora di qua, mezz’ora di là, come tanti altri gruppetti intravisti tra le sezioni rosse, poi forse all’Estragon dove si ballerà anni cinquanta fino all’alba: “Grillo è fascista e l’uscita sui clandestini è imbarazzante – spiega Martina, la più giovane del gruppo – ma i deputati 5 Stelle sono gente normale, come noi, e non figli di qualcuno di importante, paracadutati da amici e parenti in Parlamento”. “L’importante è che si smarchino dal leader – continua il siciliano Giancarlo – se lo fanno velocemente alle prossime elezioni fanno il pieno”. Con buona pace di Gramsci, Togliatti e Occhetto.