Piazza del Popolo, a Roma, gremita come non si vedeva da tempo. L’adesione di centinaia di movimenti, la rete dei beni comuni, del volontariato, dell’accoglienza, la politica che si occupa delle persone. E poi le 440mila firme raccolte dal Fatto e che verranno consegnate ai presidenti di Camera e Senato perché rammentino che la sovranità appartiene al popolo e non invece a un sinedrio di nominati.
Dall’altra parte, un comitato di saggi imposto dal Quirinale con l’inchino del governo Letta. Rinchiusi da mesi nelle segrete stanze, tagliano a pezzi la Costituzione come se fosse una nave in disarmo. Ne modificano l’impianto, ne stravolgono lo spirito, ma il risultato finale lo scopriremo solo all’ultimo momento, quando probabilmente sarà troppo tardi per rimediare. Il tutto in un clima quasi da regime caucasico.
C’è voluto un bel coraggio a organizzare una manifestazione di piazza avendo contro tutti i poteri costituiti. Il giorno prima, guarda caso, arriva l’ordine di Napolitano a procedere senza indugi al cambiamento della Carta. Segnale che al Pd è giunto forte e chiaro. A parte qualche deputato senza collare, per la prima volta il partito un tempo immancabilmente presente con le proprie bandiere nei cortei a difesa dei valori costituzionali ha preferito disertare per non irritare Re Giorgio. Che viltà, che tristezza.
Con garbo tagliente il professor Zagrebelsky, già presidente della Consulta, coglie il punto: “Dicono che questa Costituzione è inadatta a governare. Ma loro sono adatti?”. Rodotà guarda la folla e completa il concetto: “Oggi tantissimi cittadini hanno deciso di riappropriarsi della Costituzione”. Proprio così. Chi sperava nel logoramento delle coscienze e nella rassegnazione che arma gli arroganti si segni la data di ieri.
C’è un’altra politica pronta a scendere in campo. Non sarà un partito come qualcuno va sperando, ma molto di più. Non sarà guidata da leader carismatici e neppure da miliardari pregiudicati. Avrà l’attuazione della Costituzione come programma e una frase di Sandro Pertini come viatico: “Dietro ogni articolo ci sono centinaia di giovani morti nella Resistenza. È una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi”. Noi saremo lì.
da Il Fatto Quotidiano, 13 ottobre 2013