La protesta di British airways - che denuncia l'intervento di Poste Italiane come aiuto di Stato - allontana la soluzione sul futuro della compagnia. Mentre Air France - scrivono i media francesi - subordina il proprio sì alla ricapitalizzazione a un pesante piano di ristrutturazione
Scintille all’assemblea dei soci di Alitalia sull’aumento di capitale. Una riunione tesa, durata più a lungo del previsto, in un clima nervoso per via dell’attenzione riservata da Bruxelles all’operazione Alitalia dopo che British Airways ha ravvisato nel salvataggio una forma di aiuto di Stato. “Il governo non dà aiuti di Stato – ha ribadito il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi ad assemblea ancora in corso – abbiamo solo favorito l’incontro tra privati”, evidenziando come British Airways abbia “tutto il diritto di protestare” perché “difende i suoi interessi” e l’intervento inglese è “la dimostrazione che il fallimento di Alitalia aprirebbe il mercato ad altre compagnie”. Ma da Bruxelles Antoine Colombani, portavoce della Commissione per le politiche competitive, fa sapere che Bruxelles è in attesa della notifica del piano sulla base del quale si potrà “valutare la sua compatibilità con le regole sugli aiuti di stato”.
La partita con Bruxelles, esattamente come in passato lo è stato per la Banca Monte dei Paschi di Siena, è molto delicata. Come testimonia, del resto, anche la lunga durata dell’assemblea in cui si ridiscute la manovra finanziaria da 500 milioni che prevede piano di un aumento di capitale da 300 milioni e 200 milioni di nuove linee di credito, con Poste italiane pronte a garantire 75 milioni di inoptato e il duo Intesa-Unicredit disponibili per la copertura di altri 100 milioni. Sin d’ora è evidente che post-ricapitalizzazione, l’assetto azionario di Alitalia cambierà completamente.
Tuttavia ci vorranno ancora trenta giorni (fino al 14 novembre) per conoscere i nuovi equilibri azionari della compagnia italiana. E sapere se il socio industriale Air France-Klm, che pure ha votato a favore della ricapitalizzazione, metterà o meno mano al portafoglio. “L’approvazione non pregiudica la partecipazione effettiva di Air France-Klm all’aumento di capitale – riferisce il giornale francese Liberation, citando una fonte vicina al dossier – l’impegno resta condizionato alla validità del piano di ristrutturazione di Alitalia”. Un progetto di ristrutturazione che i francesi vorrebbero molto intenso con pesanti tagli a dipendenti e flotta, oltre ad un ridimensionamento dello scalo di Fiumicino, su cui Adr, società che orbita nella galassia della famiglia Benetton, anche loro soci di Alitalia, ha previsto di investire 12 miliardi entro il 2044. “Mi auguro che i francesi credano nel progetto e partecipino all’aumento – ha ripreso Lupi – se ci stanno, bene. Altrimenti cercheremo altre strade, altre opportunità e sinergie”.
Non sono però solo i soci francesi ad essere in forse. Alcuni dei ventuno ex patrioti, che a partire dal prossimo 28 ottobre saranno liberi dal vincolo alla vendita (il cosiddetto lock up) sulle azioni Alitalia, potrebbero anche decidere di sfilarsi da una partita che, nel 2008, li aveva visti impegnati a raccogliere complessivamente 1,150 miliardi di euro. Insomma, il salvataggio Alitalia appare tutt’altro che concluso.