Il Presidente della Repubblica ha deciso di richiamare il Parlamento sulla necessità di dare risposte concrete ed urgenti all’emergenza carceri. Lo fa partendo dal dato di fatto e giurisprudenziale delle condanne che abbiamo ricevuto da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU): a fronte di questo scandalo e della violazione della dignità di migliaia di persone è innegabile che sia fondamentale trovare risposte credibili.
E’ una risposta che sta alla politica perché la politica, come gran parte della società, è colpevole di aver dimenticato il problema e di aver relegato in carcere la marginalità sociale, occupandosi solo di provvedimenti sulla sicurezza populisti. Nelle carceri poi, in particolare, abbiamo abbandonato anche il tema dell’immigrazione, criminalizzando la clandestinità e comunque valutandola (in fatto o in diritto) sempre come una colpa e un pericolo per i cittadini…
Questa strategia demagogica ed ottusa trascinata negli anni oggi porta i nodi al pettine.
Sia chiaro che il tema è serissimo e reale e non può essere inquinato dagli eventuali effetti di una riforma sul caso personale di Berlusconi (una legge ad personam è una vergogna ma lo sarebbe anche una contra personam).
Piuttosto andrebbe osservato che fare oggetto di amnistia o indulto i reati fiscali sarebbe del tutto illogico per due ordini di motivi: sono pochissime le persone detenute per questi reati e inoltre un colpo di spugna andrebbe a rinforzare e premiare quella nutrita schiera di italiani che le tasse non le pagano e costringono gli onesti a pagarne di più…
Ma a prescindere dalle ricadute sulla vicenda Berlusconi, è evidente che amnistia e indulto potrebbero avere un senso solo se da subito fossero accompagnate con misure strutturali e volte anche a rendere più efficace e credibile la legalità e la giustizia in Italia (che in parte lo stesso Presidente indica nel suo intervento).
Qualche esempio?
– riforma seria ed organica del sistema punitivo, oggi schiacciato sulla pena detentiva, spesso dannosa per il condannato e inutile per la collettività e la persona offesa
– interruzione della prescrizione con l’esercizio dell’azione penale
– depenalizzazione dei reati meno gravi (punibili in sede amministrativa) con conseguente maggiore investimento di risorse nei fenomeni davvero preoccupanti per la collettività
– ripristinare un reato chiave per il contrasto all’illegalità, come il falso in bilancio, vera chiave di volta per le indagini su frodi fiscali, corruzione e riciclaggio
– razionalizzare le procedure e allargare la possibilità di accesso ai riti alternativi per arrivare in tempi più rapidi alla sentenza
Lotta all’illegalità e rispetto dei diritti fondamentali non devono essere posti e visti in contrasto tra loro: sono semmai, soprattutto in questa povera patria, due necessità entrambe urgenti e ineludibili. Vediamo se la politica vorrà cercare sospette scorciatoie di breve respiro o avviare un percorso di riforme davvero nell’interesse di tutti.