Altro che unanimità. L’ipotesi di un’amnistia sembra sgonfiarsi giorno dopo giorno, man mano che il messaggio alle Camere del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si allontana. Certo, a pesare sono soprattutto le divisioni politiche all’interno del Pd e del Pdl. Lungi “dall’entusiasmo” del blocco delle larghe intese all’indomani delle parole del capo dello Stato, ora si moltiplicano i distinguo. E i possibili benefici di Silvio Berlusconi grazie a un eventuale provvedimento di clemenza c’entrano fino a un certo punto e forse si potrebbe dire che c’entrano proprio poco. Le prese di posizione, piuttosto, seguono la composizione degli schieramenti in campo all’interno dei due principali partiti che sostengono il governo Letta. Proprio il tasso di adesione all’esecutivo di grande coalizione fa da coefficiente per capire chi sta dove.
Così la mole imponente di dichiarazioni consegnata alle agenzie di stampa da esponenti di tutti i partiti sembra essere sepolta dall’analisi del coordinatore del Pdl, Sandro Bondi: “Tutto il discutere a vuoto dell’amnistia è un altro capitolo dell’ipocrisia e dell’impotente ignavia che ammorbano la politica italiana – afferma – Tutti sanno che in questa legislatura non vi sono le condizioni per approvare con i due terzi del Parlamento un provvedimento di amnistia. Tutti in realtà a partire dal Pd pensano alle elezioni e al migliore piazzamento possibile per affrontarle”.
E quest’ultima è l’accusa che molti – soprattutto nel Partito Democratico – hanno mosso nei confronti di Matteo Renzi, colui che più di tutti sembra aver contribuito a sfaldare questo fronte comune pronto a votare amnistia e indulto come suggerito dal Quirinale. Il sindaco di Firenze lo ha ripetuto a più riprese e tiene il punto. Lo ha detto sabato: “Amnistia e indulto se affrontate così sono un gigantesco errore”. Lo ha ripetuto domenica, in risposta a Flavio Zanonato che gli aveva dato del Beppe Grillo: “La legalità è un valore di sinistra” aveva ribadito Renzi. E ancora oggi: “Questa non è una polemica contro il presidente Napolitano ma un modo per prendere sul serio le sue parole che sono molto ragionate”. E spiega: “Anziché perdere tempo con le mie dichiarazioni, i politici cambino le regole e migliorino le condizioni nei penitenziari. Cambiamo la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi, che causano il 40-45% dei detenuti, oppure facciamo nuove carceri. Ma non è che siccome non hai spazio nel carcere ogni sette anni apriamo le porte con un indulto”. Un atteggiamento, spiega Renzi, “poco serio dal punto di vista educativo nei confronti dei nostri giovani. Che certezza hai del diritto se ogni 7 anni fai un indulto? Perché in questi sette anni non hanno fatto niente? Per esempio per migliorare gli strumenti di pena alternative, la detenzione domiciliare, la messa in prova”.
Su questa linea sembra convergere anche la stessa presidente della Camera Laura Boldrini: “A prescindere dalla vicenda di Berlusconi, una riposta va trovata: ad individuarla saranno i gruppi parlamentari, ma non si può fare finta che il problema non esista – dichiara a Radio Capital e Radio Montecarlo – Il sovraffollamento carcerario è un problema serio, non serve una soluzione tampone, occorrono risposte adeguate”. Secondo la presidente di Montecitorio “si tratta di un fenomeno strutturale e come tale va affrontato. Non voglio assolutamente entrare nel merito delle polemiche su amnistia ed indulto ho però visitato Regina Coeli e ho trovato tanti uomini che gridavano la parola dignità: ebbene, lì non ho riscontrato condizioni dignitose. Anche la Corte Europea ci richiama alle nostre responsabilità, definendo le nostre carceri disumane e degradanti”.
La posizione – forse inaspettata – di Renzi, ad ogni modo, riordina come detto lo stesso Pd e lo fa seguendo lo spartito della corsa congressuale. Giuseppe Fioroni (che sostiene Gianni Cuperlo) parla di comportamenti “irridenti e sbarazzini verso il capo dello Stato, che ricordano il ‘celodurismo’ bossiano”. Emanuele Macaluso, molto vicino a Napolitano, dice che Renzi “ragiona così: legge i sondaggi, vede l’ aria che tira, valuta se gli fa gioco o meno mettere in campo una certa posizione”. Franceschini e Latorre difendono Renzi, Violante spiega che l’amnistia è necessaria, la Moretti dice che in ogni caso il Pd starà attento a non concedere favori a Silvio Berlusconi.
Appunto, Berlusconi. Ad aggravare la situazione c’è la figura ingombrante del Cavaliere che si porta a rimorchio tutti i suoi guai giudiziari, primo tra tutti la condanna definitiva per frode fiscale a 4 anni. Se il Pdl infatti si scanna tutti i giorni per scegliere linea e leader del futuro, su una cosa resta d’accordo: se ci sarà un’amnistia questa non può certo escludere Berlusconi, vittima della persecuzione dei magistrati. A ribadirlo una volta di più è il più convinto sostenitore del governo Letta. “Penso che nessuno possa ritenere che una legge possa non essere applicata soltanto a un cittadino” spiega Gaetano Quagliariello, parlando a Mix24, il programma di Radio 24 condotto da Gianni Minoli. Quagliariello non rinuncia a definire il Cavaliere “vittima di una persecuzione giudiziaria: penso che debba continuare la sua battaglia per la giustizia e per lo stato di diritto”. Un concetto già ribadito da tutti i “governisti” – o alfaniani – del Popolo delle Libertà: da Fabrizio Cicchitto a Maurizio Lupi.
Quella di Quagliariello sembra quasi un’ovvietà. Ma secondo Beppe Grillo è meno banale di quanto sembra: “Quagliariello ha detto la verità: l’indulto e l’amnistia saranno applicate anche a Berlusconi – scrive sul suo blog – I suoi colleghi di governo facciano altrettanto. A cominciare dal presidente della Repubblica Napolitano: vada in televisione a raccontarlo agli italiani”. Ma alla fine chi sbanca è l’ex presidente del Consiglio e senatore a vita Mario Monti: “Per amnistia e indulto”sull’applicabilità o meno a Silvio Berlusconi mi fido di quanto dichiarato dal ministro della Giustizia” e, personalmente ” ho sempre espresso il mio dissenso”, dice. Ma precisa: “Cosa diversa” sarebbe la decisione del Capo dello Stato per un’eventuale grazia. “Come ho già detto non ne sarei scandalizzato”.