E ora dove andiamo? Il giallo della Rabmobile scomparsa ha sconvolto i nostri piani, che prevedevano una lenta risalita del Sudamerica fino a un porto da cui rispedire la Rab in Europa o addirittura in Australia. Da Comporta, Pedro assicura che la vettura è ancora a bordo del cargo Mano Poderosa, che farà scalo merci a Panama City il 21 ottobre, e ci ha pure inviato un’immagine della Rab all’imbarco (foto 1).
Pur consapevoli che a Panama potremmo farcene ben poco, vorremmo essere presenti all’appuntamento, almeno per salutarla ed essere certi che è in buona salute. Rovistando su Internet alla ricerca di voli in saldo, salta fuori un’offerta della compagnia ecuadorena Tame: volo diretto Buenos Aires-Quito a 200 dollari. A condizione però di partire subito, domani pomeriggio. Addio all’Argentina dopo poco più di una settimana di permanenza? Per forza.
Di buon mattino restituiamo a Mario le chiavi dell’appartamento, e dal taxi salutiamo Buenos Aires, le sue “Tristi strade dritte, ingrigite e uguali, da cui s’intravede, talvolta, uno spicchio di cielo” (foto 2 e 3), il cui fascino anonimo e compatto ci ha ricordato un po’ Milano (e con una certa sorpresa, perché è così difficile che Milano ricordi qualcosa).
All’aeroporto di Quito, nuovo colpo di scena, seppure in replica. Proprio come era successo a Lisbona, la compagnia aerea si rifiuta di imbarcarci senza un volo di uscita dall’Ecuador. Per la seconda volta spieghiamo che stiamo facendo un giro del mondo e ci riserviamo di decidere quando e come lasciare il paese, magari via terra. Niente da fare, e stavolta ci vuole proprio il biglietto, la prenotazione non basta. Questo mondo che si proclama libero fa una guerra sotterranea, ma assidua, a tutto ciò che è improvvisazione. Non si è mai stati tanto liberi di non esserlo.
Dobbiamo catapultarci a comprare un volo, altrimenti si resta a terra. Fortunatamente c’è un punto internet dove possiamo metterci alla ricerca: il 20 ottobre volo Quito-Panama a prezzo accettabile. Preso.
Prima di partire con pochi soldi in tasca e senza uno straccio di certezza ci chiedevamo quanto Internet ci sarebbe stata di aiuto, e ora cominciamo ad avere delle risposte. In questa occasione il nostro stile contromano è stato salvato dai siti specializzati in voli economici, che hanno di fatto assorbito le agenzie last minute, tanto più in un continente che non ha vere compagnie low cost. L’alternativa, andare a una delle biglietterie dell’aeroporto, sarebbe stata molto più cara, ammesso di riuscire a sbrigarcela in un quarto d’ora.
Ma se Internet si sta rivelando di enorme aiuto per i voli, non altrettanto possiamo dire per le prenotazioni alberghiere, di cui abbiamo imparato a diffidare. Sui siti tutti gli hotel vengono presentati come meravigliosi, eccezionali favolosi. E non solo: bisogna affrettarsi a prenotare perché, regolarmente, è rimasta solo una camera disponibile. Sembra che tutti gli hotel aspettino solo noi prima di essere al completo. Poi, quando arrivi, ti accorgi che questi hotel così favolosi non sono, infatti camere libere ce ne sono parecchie.
E questo è il meno; la cosa più importante da considerare è che su Internet c’è solo una piccola parte degli alberghi, quelli che hanno deciso di investire sulla propria promozione; manca quasi completamente la fascia medio bassa, a conduzione familiare, nella quale si trovano i migliori rapporti qualità prezzo. In sostanza, si rischia di spendere il doppio convinti di spendere la metà. Basta fare quattro passi dal vivo per rendersene conto. Guai a scambiare la rete per il mondo, anche se lei ci prova: Internet è quella parte di mondo che sta su internet, con i propri tornaconti, da valutare volta per volta.
A farla breve; visto che arriviamo a Quito a notte fonda, abbiamo prenotato via Internet una stanza per la prima notte. Fossimo arrivati qualche ora prima, nemmeno quella.
(16-continua)