Da una parte “chi ha coraggio di cambiare”, come Grillo, Renzi e Berlusconi, dall’altra chi si arrocca intorno al Quirinale e difende il “presente inadeguato”, come Angelino Alfano, la sinistra giustizialista e antiberlusconiana e una parte dei parlamentari a 5 Stelle. La distinzione la firma Alessandro Sallusti con un editoriale su “Il Giornale”: un attacco in prima pagina al segretario del Popolo della libertà che nelle discussioni con Silvio Berlusconi dei giorni scorsi, secondo alcune ricostruzioni, avrebbe chiesto oltre alle dimissioni dei “falchi”, da Brunetta a Verdini, anche quelle del direttore. E il giornalista lo definisce “mafiosetto“: “Se fosse vero”, scrive, “come scrivono i giornali, non smentiti, la reiterata richiesta del segretario-ministro (tra l’altro degli interni) Alfano di avere la mia testa non si capisce a che titolo (non sono soggetto politico) se non quello di una concezione dell’informazione come “cosa nostra”, nel senso di loro”.
Nella distinzione tra buoni e cattivi il direttore se la prende anche con il capogruppo alla Camera del Pdl Fabrizio Cicchitto. “Assistiamo ad un’inedita versione di bipolarismo, non ideologico ma di puro potere e sopravvivenza personale. Chi non ha paura del nuovo e chi invece è aggrappato a diritti e privilegi acquisiti senza particolari meriti personali. La situazione non è priva di aspetti comici tipo Cicchitto che dà i sette giorni a Berlusconi (“Butta subito fuori i falchi altrimenti sei fuori tu dal nostro partito”), come si fa con i camerieri”. La prima reazione è proprio quella del deputato Pdl che rinnega di aver mai pronunciato quelle frasi: “Sallusti mi attribuisce mettendola oggi nel suo editoriale tra virgolette una frase che io non ho mai pronunciato. Quello che io penso realmente è nel testo di alcune interviste rilasciate in questi giorni il cui senso è agli antipodi rispetto alla frase falsa che mi viene da lui attribuita”.