“Liberi tutti”. Così Francesco Merloni ha annunciato lo scioglimento del patto di sindacato di Rcs Mediagroup, di cui è presidente, facente funzione dopo le dimissioni di Giampiero Pesenti. L’industriale degli elettrodomestici ha parlato al termine della riunione della casa editrice del Correre della Sera, nella sede di via Solferino a Milano, e ha aggiunto che per ora non sono state studiate alternative al patto di sindacato. Un comunicato degli azionisti ha confermato la notizia: l’accordo “non verrà ulteriormente rinnovato“. I partecipanti spiegano di avere “condiviso la ferma convinzione che una gestione e una governance efficiente, altamente responsabile, non richiedano più il tipo di collaborazione assicurata dal patto ora in scadenza”. L’accordo cesserà entro fine ottobre, in anticipo rispetto alla scadenza naturale del 14 marzo 2014, “con la formalizzazione del relativo addendum“. Di conseguenza, una volta terminato il patto, “ciascun partecipante si riserva in piena autonomia ogni decisione in ordine all’esercizio dei diritti inerenti alle proprie azioni”.
Dopo la fine della riunione, si è tenuto nella sede di Mediobanca un incontro cui hanno partecipato John Elkann, presidente Fiat, e Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit. Lingotto e piazzetta Cuccia sono le maggiori forze del patto di sindacato. Infatti l’accordo, che detiene il 60,5% di Rcs Mediagroup, è formato da tredici grandi azionisti della casa editrice: la maggior parte delle quote era in mano alla Fiat (20%), seguita da Mediobanca (15%). Tra gli aderenti al patto, figurano anche i nomi eccellenti di Finsoe (la holding che controlla Unipol), Pirelli e Intesa Sanpaolo, tutti e tre con poco più del 5 per cento. L’accordo vincola gli azionisti sottoscriventi a una serie di regole, tra cui quella che le delibere debbano essere approvate “con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei membri in carica”, al di là della quota detenuta da ogni soggetto. Di conseguenza, gli aderenti al patto devono raggiungere di volta in volta un accordo, senza che al loro interno si formino posizioni dominanti. In seguito al scioglimento del patto, il titolo in Borsa è caduto del 4,52%, dopo avere guadagnato il 16,5% nelle ultime sette sedute.
I partecipanti al patto si dicono convinti che “Rcs Mediagroup, in una fase congiunturale difficile e di profonda trasformazione del settore, goda di stabilità e fruisca di un forte sostegno da parte dell’azionariato tutto nel perseguire gli obiettivi del piano industriale e finanziario adottato, nel quale si ribadisce piena fiducia“. E ancora: “Unanime è pure la consapevolezza che la salvaguardia e il potenziamento della tradizione di autorevolezza e professionalità dei brand sono condizione per uno sviluppo in tutte le declinazioni delle attività digitali e della multimedialità”. Nella nota è contenuto un riferimento al Corriere della Sera: “In questo contesto si iscrive pure l’importanza della continuità, stabilità e indipendenza della gestione editoriale e della conduzione della maggior testata”.
La notizia della fine dell’accordo tra gli azionisti arriva mentre si fanno sempre più insistenti le voci su un’integrazione tra il Corriere della Sera e La Stampa, che proprio la Fiat di John Elkann controlla al 100 per cento. Nei giorni scorsi, l’amministratore delegato di Rcs Pietro Scott Jovane non ha confermato né smentito l’ipotesi. Un’ipotesi supportata dal fatto che Raffaella Papa, direttore delle funzioni centrali dell’editrice La Stampa, si sta trasferendo proprio a Rcs Mediagroup, dove assumerà l’incarico di direttore centrale.