Ci sono i rappresentanti dei comitati per la casa e di comitati locali come quello di Malagrotta, gli studenti medi, i migranti e i rifugiati, gli universitari. Sul prato della città universitaria di Roma si sono alternati a parlare per presentare la manifestazione del 19 ottobre a Roma.

Sulla stampa la protesta di sabato pomeriggio, che partirà da piazza San Giovanni, è raccontata soprattutto dal punto di vista della sicurezza, come una questione di ordine pubblico. In alternativa chi non è informato parla della manifestazione dei No Tav che dalla Val di Susa scendono a Roma oppure evoca lo spettro di un nuovo 15 ottobre, ricordando gli scontri e le violenze di due anni fa, che ebbero come teatro proprio piazza San Giovanni, luogo simbolo delle manifestazioni della sinistra.

Loro che sabato sfileranno per le strade di Roma parlano invece di lotta contro le politiche di austerità e di opposizione a quella che uno degli oratori ha definito “la precarietà come paradigma di vita”. Con una stoccata al governo delle larghe intese che, dice, li vorrebbe. “precari e silenziosi”. Non a caso il percorso con meta Porta Pia passa vicino ad alcuni dei palazzi simbolo del modello di sviluppo che contestano: il ministero della Finanze, la Cassa depositi e prestiti, il ministero delle Infrastrutture.

La giornata internazionale contro il debito e l’austerity che cade oggi è stata caratterizzata da una serie di “scioperi sociali” che a Roma si sono concretizzati nell’occupazione temporanea della sede regionale dell’Ente per il Diritto allo Studio Laziodisu. Bersaglio delle contestazioni e delle recriminazioni è stata quella che definiscono la negazione dei diritti degli studenti che si ritrovano a essere idonei ma non vincitori di posti alloggi e di borse di studio. La protesta è poi proseguita con un corteo interno alla città. Ieri era stato invece occupato l’ex lucernario nel dipartimento di arte e spettacolo, all’interno della cittadella della Sapienza. Un luogo di aggregazione, che nelle intenzioni degli studenti dovrà diventare un archivio digitale, una sorta di biblioteca “pirata” di libri, tesi, articoli, appunti, fumetti a disposizione di tutti.

L’assemblea all’aperto può essere servita a far conoscere le ragioni della protesta anche a chi altrimenti non si sarebbe interessato né a venerdì 18, quando a scioperare saranno i sindacati di base con i manifestanti autorizzati a piantare le tende in attesa del giorno dopo, né a sabato. La manifestazione del 19 è stata descritta come un appuntamento che arriva da lontano, ossia dalle due ondate di occupazioni a scopo abitativo: quella del 6 dicembre e lo “tsunami” dello scorso giugno quando “famiglie in emergenza abitativa si sono riappropriate di un diritto”, dicono. Assedio è una delle parole che ritornano più spesso durante gli interventi. I manifestanti hanno spiegato inoltre di voler rappresentare in piazza le proprie lotte ma di non avere rappresentanza politica. Chi si è alternato a parlare ha tracciato una sorta di linea di continuità tra i vari gruppi, collettivi e comitati. Il filo rosso è stato individuato nella precarietà. Nell’intervento più applaudito dell’assemblea, il rappresentate dei comitati dei profughi e dei migranti ha tracciato un parallelo tra la vita degli immigrati e quella degli studenti fuori sede che la sera lavorano nei ristoranti o nei pub. Comunque “precari sfruttati”, li ha definiti.

Il messaggio che hanno voluto dare, affidato a un ragazzo dei comitati per la casa, è che dalla manifestazione di sabato non si tornerà indietro. Il 19 ottobre non deve essere un punto di arrivo ma di partenza per continuare la mobilitazione. La sintesi la si legge in una scritta su un muro della città universitari “#19O assediare l’austerity”.

di Andrea Pira 

 

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