Al via la ricapitalizzazione di Alitalia. L’assemblea dei soci ha deliberato all’unanimità l’aumento di capitale di massimi 300 milioni che sarà offerto in opzione ai soci in proporzione alle quote possedute. Lo si legge in una nota, che arriva dopo una lunghissima seduta, in un clima teso anche per l’interessamento dell’Ue all’operazione dopo le proteste di British Airways. Benché la Commissione europea non abbia ancora ricevuto reclami ufficiali, il portavoce di Joaquin Almunia, commissario Ue alla concorrenza, ha lasciato aperta la possibilità di un intervento da parte di Bruxelles: “Il fatto che una misura a favore di un’impresa venga da una società pubblica (Poste Italiane, ndr) e non da uno Stato non basta a escludere che si possa configurare un aiuto di Stato“. In particolare, se Poste interviene come un normale investitore privato, “allora non c’è aiuto di Stato”, se invece “accorda vantaggi alla società beneficiaria” la Commissione dovrà verificare la compatibilità dell’operazione con le norme Ue, che in questo caso sarebbero quelle in materia di ristrutturazioni. Bruxelles, in ogni caso, “attende dalle autorità italiane comunichino le misure che hanno intenzione di prendere”. Sul tema prende posizione anche Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo Economico: “Non mi pare si possa parlare di aiuto di Stato, l’azienda ha investito in una operazione industriale con l’obiettivo di un rilancio”.

Quello della compagnia aerea inglese non era stato l’unico affondo ad arrivare da Oltremanica nei confronti del piano di salvataggio: il Financial Times aveva duramente criticato il governo italiano, titolando “Il protezionismo industriale è tornato di moda a Roma”. Ma il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni respinge le critiche al mittente: “Le accuse di protezionismo sono frettolose“. E aggiunge che l’obiettivo è “trovare una forma di partnership internazionale” perché “l’idea di Alitalia che vive da sola, ‘stand alone’, che è la scelta fatta in passato, è completamente cambiata ora”.

In attesa dei “partner internazionali”, intanto, si conferma l’impegno dei soggetti italiani già anticipato dal governo. Previa approvazione dei propri organi deliberanti, è infatti previsto – prosegue la nota – che Poste Italiane garantisca la sottoscrizione di complessivi 75 milioni dell’aumento di capitale rimasti eventualmente inoptati, mentre Intesa San Paolo e Unicredit metteranno sul piatto al massimo 100 milioni. I consiglieri di Alitalia, in previsione del possibile mutamento degli assetti proprietari in seguito all’aumento di capitale, hanno manifestato l’intenzione di rassegnare le loro irrevocabili dimissioni dalla carica con effetto dalla data dell’assemblea che sarà convocata subito dopo l’esecuzione della ricapitalizzazione.

La nota dell’assemblea precisa che i soci avranno 30 giorni di tempo dal 16 ottobre per sottoscrivere le azioni di nuova emissione. Ai soci che avranno sottoscritto tutte le nuove azioni di loro spettanza, spiega ancora Alitalia, verrà concesso un ulteriore breve periodo di tempo che verrà stabilito da un apposito Cda per sottoscrivere eventuali azioni rimaste inoptate. Bisognerà quindi aspettare un mese per conoscere il nuovo assetto azionario della compagnia aerea. L’incognita maggiore resta la posizione del socio industriale Air France-Klm, che non ha ancora sciolto le riserve riguardo una sua possibile partecipazione all’aumento di capitale. La società franco-olandese sembra disposta a mettere mano al portafoglio solo nel caso in cui il piano di ristrutturazione di Alitalia andrà incontro alle proprie richieste. Il primo ad auspicare un impegno della compagnia transalpina è il ministro Zanonato: “Bisogna trovare il modo per rilanciarsi anche attraverso partnership internazionali a partire da quella con Air France”. Sulla stessa linea, il direttore generale di Intesa Sanpaolo, Gaetano Miccichè: “Mi auguro che gli azionisti sottoscrivano il più possibile l’aumento di capitale e anche Air France, che è il partner naturale”. Anche il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi aveva auspicato un’apertura da parte dei francesi, ma aveva precisato: “Se ci stanno, bene. Altrimenti cercheremo altre strade, altre opportunità e sinergie”.

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