Dopo la pausa estiva, riparte il braccio di ferro tra istituzioni locali e gli attivisti dei centri sociali. Le mobilitazioni sono programmate in vista della manifestazione nazionale di sabato 19 ottobre a Roma
Un corteo lungo 400 persone, tutti giovani dei collettivi, il Cua aprifila, per riportare in piazza “la Bologna della solidarietà e delle lotte”. Superata la pausa estiva il braccio di ferro tra il sindaco Virginio Merola e gli attivisti dei centri sociali per l’utilizzo di piazza Verdi, simbolo e cuore della zona universitaria delle Due Torri, continua e si riaccende, in vista anche della manifestazione nazionale che si svolgerà il 19 ottobre a Roma. Dopo gli scontri di maggio tra collettivi e polizia, con tanto di barricate in strada fatte di tavoli e sedie, lancio di bottiglie e feriti, dopo la cacciata delle forze dell’ordine, il 27 maggio scorso, dalla piazza, con il Cua che ne aveva celebrato la “liberazione” allestendo un’aiuola commemorativa intitolata a Gezi Park, e la successiva rimozione dell’albero, una photinia, da parte del sindaco Merola, il Cua è tornato all’attacco. E la prima manifestazione dell’autunno firmata dal collettivo autonomo universitario è tutta “contro le istituzioni sorde”, “il sindaco che militarizza la città” e “il rettore sceriffo”, per rivendicare “il diritto a occupare spazi a fronte di condizioni di vita sempre più indecorose”. Contro l’austerity, insomma, che si traduce in “tagli alle borse di studio”, nella “mancanza di alloggi studenteschi”, in “mense troppo care e un futuro che definire incerto è un eufemismo”.
Gli attivisti, promotori anche della campagna “I love piazza Verdi”, avviata per “riqualificare” la zona universitaria, si sono dati appuntamento alle 18 e il corteo ha sfilato per la città, in prima linea l’albero “photinia”, divenuto simbolo di uno scontro di forza tra istituzioni e collettivi, senza cordoni di polizia in tenuta antisommossa. Prima tappa via Zamboni 33, sede del rettorato, sul quale gli attivisti hanno apposto i “sigilli” con simbolico decreto di sequestro, “dentro, contro, oltre l’Università della crisi”. Poi i collettivi hanno raggiunto via Zanolini 40, l’ex convitto religioso per studentesse occupato in mattinata e ribattezzato “studentato Taksim”. Uno spazio, spiega il Cua, “nato ad opera di studenti dell’Università di Bologna decisi a non pagare la crisi e l’austerità, dando vita ad un momento di riappropriazione all’interno della zona universitaria bolognese”.
Perché è proprio l’austerità, la recessione economica che si traduce in “tagli lineari operati trasversalmente” a istruzione, sanità, servizi e welfare, il nodo che lega la protesta del Cua alle manifestazioni che in questi giorni si sono susseguite numerose, portando in strada centinaia di studenti medi, superiori e universitari, giovani e precari, tutti mascherati da Guy Fawkes, il protagonista di V per Vendetta, per dire ‘no’ al carovita, e “all’incapacità, da parte delle istituzioni, a partire dall’Alma Mater di Bologna, di confrontarsi con le condizioni reali di vita degli studenti, che sono una parte importantissima della vita cittadina”.
A inaugurare l’autunno caldo di scioperi e cortei, e in vista della manifestazione che si terrà a Roma il 19 ottobre, era stato il Cas, che il 3 ottobre aveva riunito in strada circa 600 studenti delle scuole superiori al grido “la crisi non la paghiamo”. E sempre i collettivi, di lì a poche ore, si erano radunati davanti al Mast, la manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia, per accogliere, con lanci di uova e farina, il premier Enrico Letta, invitato all’inaugurazione, al grido “assediamo il responsabile dell’austerità”. L’11, poi, gli studenti medi autorganizzati, da Piazza San Francesco erano partiti in corteo per ricordare al governo “save school not banks”, e dopo un flash mob organizzato davanti alla Prefettura per commemorare le vittime della strage di Lampedusa, si erano radunati davanti ai cancelli della Banca d’Italia, in via Cavour, “l’edificio simbolo delle politiche d’austerity che passano anche attraverso i banchi di scuola”. Argomento riproposto dallo stesso Cas che il 14 ottobre si è presentato, sempre mascherato, in autostazione a Bologna, bloccando autobus e passeggeri in un “assedio simbolico”, volto a precedere e ad anticipare “la sollevazione generale” del 19, “il giorno in cui portare in piazza la tua rabbia precaria, disoccupata, cassaintegrata, studentesca e migrante”. E infatti è con un appuntamento fissato per sabato mattina stazione centrale di Bologna che si è conclusa la manifestazione dei 400: “contro l’austerità, contro il governo Letta, il 19 ottobre, la nostra vendetta”.