La scorsa settimana, nell’indifferenza quasi generale dei media, assieme alle colleghe Marisa Nicchi di Sel e Enza Bruno Bossio del Pd, abbiamo presentato una proposta di legge in vista delle elezioni europee volta a garantire una maggiore rappresentanza delle donne al Parlamento europeo.

Un provvedimento semplice che in sostanza ricalca quello adottato già per le comunali e in alcune regioni: prevedere nella composizione della lista che nessuno dei due generi possa essere rappresentato per più dei due terzi, che le elettrici e gli elettori possano esprimere due preferenze e soprattutto che una delle due debba necessariamente appartenere ad un candidato di genere diverso, pena la cancellazione della seconda preferenza.

Certo ci sarebbe piaciuto non dover fare nessuna proposta di legge. Non siamo fanatiche delle cosiddette quote rosa, purtroppo però per fare a meno di una legge bisognerebbe avere una consapevolezza e una maturità che ancora mancano.

Le donne italiane elette al Parlamento europeo sono 18 su 73 deputati, pari al 25%, una percentuale molto più bassa rispetto alla media di elette complessivamente in tutti i 28 Paesi. L’Italia si colloca al 22esimo posto della classifica, peggio di noi ci sono soltanto di Polonia, Repubblica Ceca e Malta, mentre Svezia e Finlandia hanno eletto più donne che uomini. Sette paesi europei usano le quote legali, mentre in altri la regolamentazione avviene all’interno degli stessi partiti.

Abbiamo visto che senza una regolamentazione le donne non raggiungono una rappresentatività  consistente . Da qui la necessità di intervenire subito in previsione delle prossime elezioni europee, ma di questa proposta si dovrà tener conto anche nella modifica della legge elettorale volta ad abolire il porcellum e ripristinare le preferenze.

Certo sappiamo che ci saranno resistenze, fuori e dentro i nostri partiti, perché c’è poco da fare: una donna eletta in più significa un uomo eletto in meno e i partiti, tutti a destra come a sinistra, compresi i movimenti, sono ancora gestiti e governati da uomini. E anche per questo abbiamo voluto lavorare insieme, tre donne, di tre partiti diversi, per dare almeno noi un segnale di unità.

A quanti ci ostacoleranno però voglio dire una cosa: questa è una legge che oggi riguarda soprattutto le donne, mi auguro che tra alcuni anni saranno gli uomini a doversene servire per essere garantiti.

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