Tre colpi di pistola, uno alla testa e due al torace. Così Christian Rigucci ha ucciso Alexandra Buffetti, 26 anni, che lo aveva lasciato da due mesi. Un rifiuto che il 28enne non era mai riuscito a superare così come spiega nel testo di addio lasciato sul luogo del delitto
Una ragazza di 26 anni, Alexandra Buffetti, è stata uccisa con tre colpi di pistola dall’ex fidanzato, Christian Rigucci, che poi ha rivolto l’arma contro se stesso. L’uomo, 28 anni, è morto in ambulanza mentre gli operatori del 118 tentavano di rianimarlo. Il fatto è accaduto a San Giustino Umbro, Comune della provincia di Perugia.
La ragazza aveva lasciato il 28enne da due mesi, ma lui non aveva mai accettato la fine della loro relazione. In una delirante lettera di addio lasciata sul luogo del delitto, l’assassino annuncia quello che avrebbe fatto e perché. Poi, ha preso la pistola (una calibro nove semi automatica regolarmente detenuta per tiro sportivo), ma prima di andare nell’abitazione dell’ex ha inviato alcuni messaggi agli amici senza però specificare le sue vere intenzioni. E proprio gli amici nella notte hanno telefonato ai carabinieri, preoccupati dallo “strano” contenuto di quegli sms. Così parenti, amici e carabinieri si sono messi alla ricerca dell’auto del giovane, localizzata sotto l’appartamento dove la 26enne viveva da sola.
Colpita alla testa e al torace, la donna è morta sul colpo. Quando i sanitari del 118 sono arrivati, allertati dai carabinieri, hanno trovato il suo corpo esanime all’ingresso dell’appartamento al primo piano di una palazzina e l’ex fidanzato, poco lontano. Lui, un passato nell’esercito, attualmente disoccupato e orfano di padre, viveva insieme alla madre e alla sorella. Lei, figlia di mamma francese e padre italiano, lavorava come cameriera in un pub nella zona di Sansepolcro dopo aver lasciato la scuola di interpreti e traduttori di Forlì.
“Questo ennesimo episodio di femminicidio come esito di una relazione amorosa che si conclude, oltre a essere il segno di un’innegabile fragilità maschile negata con l’uccisione del femminile è anche il segno di un’epoca come la nostra, così tragicamente segnata da eventi di perdita”, ha commentato Antonino Minervino, vicepresidente della Società italiana di medicina e psicoterapia e direttore del dipartimento di salute mentale dell’Azienda istituti ospitaleri di Cremona. E di femminicidio si discuterà durante la “Giornata nazionale di lotta allo stigma” in programma sabato 19 ottobre, a Genova, per affrontare il tema della discriminazione non solo in relazione alla malattia mentale ma anche ai fenomeni sociali più ricorrenti come il femminicidio e la povertà.