La rottura tra Chiesa di Roma e seguaci di Marcel Lefebvre è iniziata nel 1988, quando quest'ultimo consacrò illegalmente quattro vescovi, poi scomunicati. Nel 2009 Ratzinger ha revocato il provvedimento, attirando su di sè critiche feroci dopo un'intervista 'negazionista' del lefebvriano Richard Williamson. Successivamente ci furono le scuse, ma non bastarono, specie dopo gli 'apprezzamenti' dei lefebvriani a Papa Francesco. Ora, con i funerali di Priebke ad Albano Laziale, la distanza sembra esser diventata incolmabile
Una macchia indelebile nel rapporto dei lefebvriani con la Chiesa di Roma e il mondo ebraico. La celebrazione dei funerali di Erich Priebke in un tempio dei seguaci del vescovo Marcel Lefebvre, nel territorio della diocesi di Albano, infatti, rischia di bollare per sempre gli appartenenti alla Fraternità San Pio X come antisemiti. Un’accusa pesantissima che metterebbe la parola fine al già difficile dialogo intrapreso da Benedetto XVI, a partire dal 2009, con la revoca della scomunica ai quattro vescovi consacrati illegittimamente, ovvero senza mandato papale, da Lefebvre nel 1988. Un gesto, quello di Ratzinger, che era stato preceduto, nel 2007, dal motu proprio Summorum Pontificum, con il quale Benedetto XVI ha ripristinato la Messa preconciliare, ovvero la celebrazione in latino utilizzata dal Concilio di Trento fino al Vaticano II, quando fu di fatto sostituita da quella nelle lingue nazionali.
Un documento, quello voluto da Ratzinger, che è stato sicuramente il testo pontificio che ha suscitato nella Chiesa cattolica maggiori contrasti durante il pontificato del Papa tedesco e ha visto la ferma opposizione alla sua attuazione in numerose diocesi da parte di diversi vescovi del mondo. Benedetto XVI lo aveva voluto proprio per intensificare il dialogo con i lefebvriani particolarmente sensibili a questa forma antica di celebrazione eucaristica. Ma né questo segno di particolare attenzione da parte del Papa tedesco, né la successiva revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani hanno suscitato analoghi segni di avvicinamento alla Chiesa di Roma da parte dei seguaci del vescovo scismatico.
Nello stesso giorno in cui Benedetto XVI revocava la scomunica la televisione svedese mandò in onda l’intervista al vescovo lefebvriano Richard Williamson, registrata il 1° novembre 2008 presso il seminario bavarese della Fraternità San Pio X, nella quale l’intervistato negò l’esistenza delle camere a gas naziste e sostenne che gli ebrei sterminati nei lager furono trecentomila e non sei milioni. Al giornalista che lo intervistò Williamson affermò: “Ha mai sentito parlare del rapporto Leuchter? Fred Leuchter era un esperto in camere a gas. Progettò tre camere a gas per tre Stati, su cinquanta degli Stati Uniti, che ammettono la condanna a morte. Così lui conosceva la materia. E studiò, durante gli anni Ottanta, i resti delle presunte camere a gas tedesche, per esempio i crematori di Birkenau, Auschwitz. E la sua conclusione, da esperto, fu che è impossibile che quelle strutture abbiamo potuto essere utilizzate per la gasazione di grandi numeri di persone. Perché il gas cianidrico è molto pericoloso. Se lei – proseguì Williamson – supponiamo che lei voglia gasare trecento persone che ha ammassato in una camera e lei li gasa. E’ molto pericoloso entrare lì dentro e tirare fuori i cadaveri. Perché il gas che si è infiltrato nei vestiti la ucciderà. E’ estremamente pericoloso. Una volta che lei ha gasato delle persone deve espellere il gas. Per espellere il gas ha bisogno di un camino alto. Se il camino è basso, il gas va sul selciato e uccide tutti quelli che vi camminano. Ha bisogno di un camino alto, non si dimentichi di quanto deve essere alto. Se ci fosse stato un camino alto allora l’ombra si sarebbe proiettata, per gran parte della giornata, sul terreno, e i fotografi alleati che sorvolavano il campo avrebbero colto l’ombra di questi camini. Non vi sono mai state ombre del genere. E quindi – concluse Williamson – ecco la testimonianza di Fred Leuchter: non vi può essere stata nessuna camera a gas. Egli ha esaminato le porte. Le porte devono essere assolutamente a chiusura ermetica. Altrimenti, di nuovo, il gas esce e uccide le persone all’esterno. Le porte delle camere a gas che mostrano ai turisti ad Auschwitz non sono assolutamente a chiusura ermetica. Assolutamente no”.
Il 27 gennaio 2009 il superiore dei lefebvriani, monsignor Bernard Fellay, scrisse una lettera di scuse a Benedetto XVI per le dichiarazioni negazioniste di Williamson prendendone le distanze e assicurando che nella comunità non erano assolutamente condivise queste posizioni antisemite. Da lì, però, il tentativo di giungere alla piena comunione con la Chiesa di Roma si è incrinato sempre più fino a compromettersi completamente con le dichiarazioni durissime di Fellay su Papa Francesco: “Abbiamo davanti a noi un vero modernista”. Ora si aggiunge il funerale a Priebke che, proprio come Williamson, ha sempre negato la Shoah. Su questo tema Bergoglio è stato chiarissimo ricevendo, venerdì scorso, la comunità ebraica di Roma: “E’ contradditorio che un cristiano sia antisemita. Le sue radici sono un po’ ebree”. Così come disse, nel 1986, Giovanni Paolo II, unico Pontefice a citare nel suo testamento un ebreo, l’ex rabbino capo di Roma Elio Toaff, che chiamò gli ebrei “nostri fratelli maggiori”.