L'associazione di via Sottocorno denuncia 36 casi di cancro in solo due civici della strada. Per sanare la situazione servirebbe interrare le strutture. Ma la politica non interviene
I tralicci dell’elttrodotto stanno piantati nel pratone di periferia. Venti metri in linea d’aria c’è un palazzo. Poco più in là un altro. Ai piedi della struttura un anziano coltiva l’orto. Cavoli, insalata, patate crescono esattamente sotto i piloni. Dall’altra parte della strada i tralicci raddoppiano. Sono nuovi e sono molto più grandi. “Friggono tutto il tempo”, racconta una signora. Oggi che non piove. “Ma con l’acqua è ancora peggio, le scariche elettriche sono pazzesche”. Benvenuti in via Sottocorno, confine geografico tra Milano e il comune di Sesto San Giovanni. Benvenuti nei palazzi dei tumori: 36 casi accertati distribuiti tra circa 150 famiglie. Cifre da brivido. “Due anni fa ho avuto un cancro alla gola – racconta il signor Giorgio, ex tassista – , in molti qui sono morti. Sopra di me due colleghi: tumore al cervello”. Il calcolo è diviso tra due civici ben precisi. In uno la contabilità delle malattie conta 23 persone. Di queste sette si sono ammalate di tumore al cervello, altre nove, invece, di cancro al pancreas. E po ci sino i casi di leucemia. E i sintomi quotidiani: mal di testa e stanchezza. Ne risentono gli adulti, ma anche i bambini, che qui sono tanti. “Mia madre – racconta un inquilino – si è ammalata di tumore, vive qua da trent’anni”. Il signore sta rientrando con la figlia appena uscita da scuola. “Papà cos’è il tumore?”, chiede la bimba. I piccoli ancora non sanno, i grandi invece sì. Per questo da anni in questo spicchio di periferia milanese è nato l’Associazione di via Sottocorno presieduta da Massimiliano Corsini. La stessa associazione che nel tempo ha raccolto le testimonianze, mettendo in fila cifre e tipologia. “Abbiamo fatto un lavoro porta a porta”, dice Corsini. Anche per questo le cifre appaiono arrotondate per difetto. Molti degli interpellati, pur malati, hanno detto di non avere niente.
Eppure qualcosa c’è. I numeri sono ben oltre la media. “Dei casi di tumore conclamato – denuncia Silvia Sardone consigliera Pdl della zona 2 – bene 19 si sono verificati negli ultimi cinque anni”. La signora vive in una delle nuove case della vicina via Adriano. Non distante da due nuovi tralicci. Enormi e tanto pericolosi che i lavori in una parte della costruzione sono stati bloccati. Ma c’è di più: molti dei casi di tumore di via Sottocorno sono legati ad inquilini le cui finestre si affacciano proprio davanti ai tralicci. Il dato è importante. Va detto, infatti, che ad oggi nessuno studio epidemiologico ha messo in diretta correlazione la presenza dell’elettrodotto e le malattie. I tecnici dell’Arpa, ad esempio, sono andati sul posto. Ma solo per constatare che i limiti spaziali dei tralicci sono rispettati. Mentre l’Asl non è mai uscita, sostenendo che sulla carta sono troppe le ipotetiche cause dei tumori. Questo, infatti, per decenni è stato un importante sito industriale.
Insomma, sembra una classica storia all’italiana, dove nessuno vuole prendersi le proprie responsabilità. Anche se poi, una soluzione per sgomberare ogni dubbio sarebbe quella di interrare i tralicci. Operazione, in fondo, comune. Buona parte dell’elettrodotto milanese, infatti, passa sotto terra. Per iniziare, però, c’è bisogno della politica. E come tropo spesso capita, la politica latita. O almeno è questo che denuncia la consigliera Sardone. Sul tavolo c’è la necessità di stendere un progetto di fattibilità per l’interramento. Il progetto costa 15mila euro. Cifra da dividere equamente tra i comuni di Milano e di Sesto San Giovanni. Ma mentre il secondo ha già stanziato il denaro, ancora deve arrivare la risposta sui 7.500 euro da parte del sindaco Giuliano Pisapia.