Ogni tanto per denunciare un avvenimento più di tante parole e tante analisi valgono le storie di vita concreta, di sofferenza patita da persone in carne ed ossa.
Per questo oggi mi va di raccontare la storia di due studenti Loukas e Emanuele che vivono a centinaia di chilometri di distanza l’uno dall’altro, ma i cui destini stanno avvicinandosi sempre di più e forse, entro qualche anno, saranno perfettamente sovrapponibili.
Loukas frequentava l’Università Capodistriana di Atene, aveva ancora questa fortuna contrariamente a migliaia di suoi coetanei che negli anni dell’austerity hanno dovuto abbandonare gli studi in Grecia. Aveva ancora il sogno di laurearsi in Storia, ma come un fulmine a ciel sereno il 24 di Settembre ha appreso dai giornali che la sua Università non sarebbe stata riaperta più.
La causa è purtroppo nota e sta nei tagli degli ultimi anni che hanno dilaniato il sistema universitario ellenico rendendo impossibile il normale svolgimento dell’attività accademica e determinando la fine per una delle istituzioni più importanti di tutta la Grecia.
Emanuele frequentava l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, nello specifico la Facoltà di Agraria a Lamezia Terme, in una terra martoriata dalla criminalità organizzata ed in cui un polo universitario rappresenta uno dei pochi strumenti di emancipazione sociale alternativo all’emigrazione al nord.
Quella sede è stata chiusa a causa del Decreto ministeriale n. 47 meglio conosciuto come Ava e dal definanziamento che ha colpito le Università italiane e nello specifico quelle meridionali dal 2008 fino al 2012 (ad esempio quella di Reggio Calabria si è vista decurtare il’F.F.O. di oltre 2 milioni di euro in 4 anni).
Quello di Lamezia Terme potrebbe non essere il solo caso di chiusura nel nostro paese, infatti decine di atenei sono a rischio chiusura in Italia a causa dei tagli che dal 2008 con la L. 133/08 fino alla Legge di Stabilità del 2012 ha sottratto all’Università pubblica italiana più di 1,5 miliardi. Purtroppo questo definanziamento non accenna a voler diminuire e il Decreto sulla Programmazione 2013-15 del Miur, che serve a fissare gli obiettivi degli atenei, ne è la dimostrazione.
Queste due storie sono l’emblema di un’intera generazione che in Europa è tenuta in ostaggio da precarietà, tagli e austerità, una generazione che vede negato il proprio futuro giorno dopo giorno e i cui componenti entreranno a far parte di quella schiera, sempre più ampia, di espulsi dai luoghi della formazione.
Le esperienze di Loukas ed Emanuele ci raccontano della “cura” a base di austerity che sta devastando tanto la Grecia quanto (in misura minore) l’Italia e che, proprio per il nostro paese, domani potrebbe subire un ulteriore inasprimento con la presentazione della Legge di Stabilità da parte del Governo delle larghe intese alla Commissione europea, fatto che rappresenta l’emblema della cessione di democrazia del nostro paese in favore della Troika.
Bisogna riprendersi la possibilità di scegliere e di decidere!
Non è vero che non ci sono alternative per uscire dalla crisi, e gli studenti e le studentesse lo dicono da tempo con forza, avanzando anche proposte alternative a quelle comminate dai governi e dalle istituzioni europee.
Lamentarsi soltanto non appartiene alla nostra generazione, per questo oggi in tanti atenei italiani sono in programma azioni ed iniziative per dare solidarietà agli studenti greci e denunciare il drammatico stato di salute dell’Università pubblica in Italia.
Mi viene dire che ormai Atene non è più così lontana!