Il futuro delle Terme di Castrocaro è la privatizzazione totale. A dirlo è l’assessore al turismo della Regione Emilia Romagna Maurizio Melucci, confermando la linea dichiarata da viale Aldo Moro di alienare tutte le sue quote, come faranno anche Provincia di Forlì e Cesena e Comune. Dura è la reazione del Comitato di salvaguardia delle terme che si dice pronto a ricorrere a tutti i mezzi leciti per evitare la totale privatizzazione del patrimonio termale.
Perché oggi, vista l’importanza economica e sociale per il territorio locale delle terme di Castrocaro, ma anche l’importanza culturale per il Paese intero, la Regione e la Provincia vogliono cederle a privati, invece di valorizzarle e farle diventare un prodotto turistico innovativo, fonte di occupazione?
Le terme di Castrocaro sono in gestione a una società privata (Salsubium spa, ndr) dal 1998. Il gestore è stato scelto attraverso un bando pubblico e ha in essere un contratto che termina il 31 dicembre 2023. Alla Regione sta a cuore il futuro del compendio termale castrocarese, tant’è che le azioni intraprese dagli anni Novanta con l’ingresso societario della parte privata, fino ai giorni attuali, che vedono avviata la procedura per una completa privatizzazione, secondo la Regione vanno verso la valorizzazione del prodotto termale, per farlo diventare un “prodotto turistico” e garantire occupazione. Ritengo assolutamente doveroso dotare la società degli indispensabili strumenti finanziari, organizzativi, decisionali che l’attuale assetto a maggioranza pubblica non può offrire. La pubblica amministrazione non dispone degli strumenti sopracitati. La pubblica amministrazione ha un altro ruolo; il mestiere dell’imprenditore spetta a chi è a pieno titolo imprenditore.
In base a quale criterio sono stati nominati i rappresentanti pubblici in Terme di Castrocaro Spa? Costoro, seppure retribuiti, hanno dimostrato negli ultimi 12-13 anni di aver prodotto perdite di bilancio, riduzione della quota di partecipazione, svendita del patrimonio immobiliare della partecipata (da recente visura ipo-catastale risultano 30 compravendite).
I consiglieri di amministrazione sono stati nominati, come previsto dallo statuto della società, dall’assemblea dei soci. Le quote pubbliche nella società Castrocaro Terme spa non si sono ridotte, infatti dal 2003 ad oggi la ripartizione delle quote tra pubblico e privato è rimasta inalterata. Le perdite di bilancio derivano non dalla gestione (in capo al privato) ma dai necessari investimenti sulla struttura che sono di competenza della società proprietaria. Tuttavia il quadro economico della società Castrocaro terme spa è perfettamente in equilibrio tra le entrate derivanti dall’affitto delle strutture alla società di gestione e le spese.
È al corrente del fatto che la Regione non può vendere le sue quote di partecipazione a un privato in applicazione dell’articolo 4 della propria legge regionale 8/1999? La legge infatti autorizza la Regione Emilia Romagna a cedere soltanto il 50% delle proprie partecipazioni, gratuitamente, alla Provincia di Forlì-Cesena.
A tal proposito richiamo l’attenzione sulle successive e seguenti leggi regionali che consentono la dismissione delle partecipazioni societarie, ovvero la numero 14 del 2010, articolo 49, comma 1 e la numero 9 del 2013 all’articolo 18 (le leggi citate da Melucci non riportano nello specifico un riferimento all’abrogazione della legge regionale 8 del 1999, ndr).
Che cosa apparteneva a Terme di Castrocaro Spa al momento della cessione agli enti locali dal Ministero del Tesoro?
Il patrimonio delle terme annoverava beni strumentali e altri non strategici. Tra quelli strumentali, ancora in possesso della spa Terme di Castrocaro, vi sono il padiglione delle feste, gli stabilimenti a-b-c, il grande albergo delle terme, il parco, la centrale termica, la palazzina uffici, quella del custode, le officine, la piscina, il bar del parco, gli spogliatoi, i servizi igienici, terreni e fabbricati in località Cozzi e altri terreni nella località Bolga. Tra i beni non strategici c’erano il palazzo Piancastelli, la palazzina Conti, un fabbricato colonico e dei terreni in lato destro fiume Montone e dei terreni non edificabili a Castrocaro Terme.
Cosa è stato venduto da allora? Quando? A chi? A quali cifre?
La palazzina Conti è stata venduta il 20 dicembre 2000 all’immobiliare forlivese Edilfor Srl che l’ha pagata 530 milioni di lire, il fabbricato colonico e i terreni in lato destro fiume Montone sono stati ceduti il 19 dicembre 2002 alla Well Being srl di Forlì per 284.051,29 euro. La palazzo Piancastelli srl si è aggiudicata invece l’omonimo edificio al costo di 1 milione 300 mila euro. Un terreno in via Mengozzi a Castrocaro Terme l’ha acquisito la Spedir srl il 14 febbraio 2002, pagandolo 32.397,34 e un altro in via Neri l’hanno comprato Ravaioli Bruno e Antonioli Luciana il 7 ottobre 2003 per 5 mila euro.
Si trattava di beni cedibili a terzi privati, oppure vincolati perché beni culturali, artistici, ambientali, paesaggistici?
Nessun bene risultava vincolato.
Quali benefici hanno prodotto tali vendite per la comunità locale?
Le alienazioni hanno riguardato beni considerati improduttivi oppure non strategici per l’attività aziendale e sono state effettuate per reperire risorse necessarie per realizzare interventi ordinari e straordinari assolutamente necessari per evitare il depauperamento delle strutture. Questa scelta ha inoltre evitato di appesantire le esposizioni debitorie col sistema del credito.
Chi ha acquistato aveva dei legami politici con chi amministrava le Terme di Castrocaro?
Le alienazioni poste in essere dalla società Terme di Castrocaro spa sono state effettuate con la massima trasparenza e nel pieno rispetto delle disposizioni di legge.