Si scrive Nfc, ma si legge pagamento con il cellulare. Il Near field communication è, infatti, una tecnologia che consente anche di utilizzare gli smartphone come un portafoglio virtuale e, tramite, il loro sfioramento su un lettore Pos contactless (simile a quello delle carte di credito) è possibile pagare il conto senza bisogno di effettuare la strisciata. Ma bisogna mettere in conto un po’ di accorgimenti e qualche costo aggiuntivo.
Il meccanismo è semplice: all’interno del cellulare, cui è stato associato uno strumento di pagamento elettronico (ovvero una carta di credito, debito o prepagata) legato ai circuiti di pagamento comunemente utilizzati, come Mastercard o Visa, viene inserita una speciale sim che a distanza ravvicinata (massimo 4 centimetri) permette di effettuare pagamenti rapidi.
Inoltre, per movimentazioni di piccolo importo non viene richiesto di inserire alcun codice di autorizzazione al pagamento, mentre se si superano 20/25 euro è necessario inserire sul cellulare un Pin per autorizzare la transazione. La lettura è, poi, confermata da un segnale sonoro e luminoso emesso dallo stesso Pos.
Così, anche se con ritardo di un paio di anni rispetto agli altri Paesi, in primis Stati Uniti e Francia, questa nuova frontiera dell’e-commerce consentirà a tutti gli italiani di avere una carta di credito virtuale direttamente nella memoria del cellulare. Insomma, niente più fila alle casse dei supermercati, contanti in tasca con la paura di perderli o imprese disperate alla ricerca dei centesimi nelle tasche dei pantaloni o nel fondo delle borse quando siamo davanti alle macchinette per pagare il parcheggio.
L’esperienza più diretta di questo futuro dei pagamenti la stanno vivendo personalmente i milanesi. Da pochi mesi, infatti, nelle stazioni della metropolitana i viaggiatori possono acquistare dai distributori automatici i biglietti utilizzando smartphone e tablet dotati di portafoglio digitale (mobile wallet). E, sempre nel capoluogo lombardo, alcuni punti vendita della grande distribuzione organizzata e nella ristorazione stanno già sperimentando gli acquisti contactless che evitano di utilizzare denaro contante.
L’attenzione per questa nuova frontiera dei pagamenti è, comunque, altissima. I numeri li fornisce l’Osservatorio NFC & Mobile Payment del Politecnico di Milano secondo cui il settore oggi vale quasi 1 miliardo di euro, con i servizi che permettono di effettuare acquisti via smartphone (bollettini postali, canone Rai, parcheggi e corse autobus) in crescita del 30%. E, con uno sguardo al futuro, il giro d’affari stimato al 2016 supera quota 5 miliardi di euro.
Gli operatori telefonici sono tutti schierati e il lancio sul mercato dei nuovi servizi di pagamento via cellulare già c’è stato. Tanto che – si legge sempre nell’Osservatorio – i cellulari Nfc venduti nel 2012 sono stati circa 2,5 milioni; 6 milioni quelli stimati a fine 2013. Mentre le carte contactless già emesse sono passate dalle 750mila del 2011 alle attuali 2 milioni.
Ma se non ci siamo ancora accorti che la tecnologia è nelle nostre mani, o meglio nel nostro cellulare, non è tanto colpa nostra, quanto del lancio in sordina che gli istituti di credito e gli operatori stanno attuando. Il motivo è chiaro: ci sono molti soldi in ballo e la falla sicurezza è dietro l’angolo.
Facciamo chiarezza. Per attivare un servizio Nfc le banche richiedono l’apertura di un conto corrente su cui appoggiare la speciale sim che custodisce i dati, l’emissione di una carta di credito e, ovviamente, il particolare modello di smartphone convenzionato. In pratica, chi decide di pagare con il cellulare deve mettere in conto di sostenere un’ulteriore spesa di gestione tecnologica e bancaria (non sottovalutando il triste primato italiano con il costo dei conti correnti più alto d’Europa. Un gioco che vale comunque la candela. Secondo le previsioni di Abi Research, infatti, entro la fine dell’anno saranno consegnati 270 milioni di smartphone e tablet integrati con Nfc.
Numeri che, tra l’altro, dovrebbero dare un ulteriore impulso al denaro di plastica rispetto alla passione troppo ostentata degli italiani per il contante. Del resto, si sa bene quale sia l’apporto politico per incentivare l’uso dei pagamenti elettronici dopo l’attuazione dei decreti Salva Italia e Sviluppo-bis.
Un processo, quello che dovrebbe portare verso una cashless society – anche come deterrente per i reati di evasione fiscale – che, tuttavia, deve scontrarsi anche con il suo nemico storico: la sicurezza. Anche se gli esperti continuano a rassicurare su questo fronte, spiegando che non ci sono pericoli visto che per accedere ai portafogli virtuali ed effettuare le transazioni bisogna inserire delle password di autenticazione, è altresì vero che dall’ inizio dell’anno si è registrato un incremento di virus e malware (+49%) per i sistemi operativi telefonici, come Android.
Si tratta di software malevoli che infettano smartphone e tablet in modo spesso invisibile per gli utenti. Prevale l’uso di trojan, costruiti soprattutto per sottrarre i dati delle carte di credito e l’identità del titolare. Esattamente come accade con il phishing per le email.
Difendersi è comunque semplice. Basta tenere sempre aggiornati il sistema operativo e l’antivirus sullo smartphone. Va, infatti, sottolineato che le falle nel sistema di pagamento tramite cellulare risiedono non tanto nella tecnologia Nfc, quanto nell’applicazione stessa del cellulare. È, infatti, piuttosto inverosimile che in un posto affollato come l’autobus qualcuno possa avvicinare al nostro telefono un dispositivo e rubargli i dati, dal momento che per accedervi è necessario che l’utente attivi l’applicazione di pagamento, mentre per l’autorizzazione sono necessari un paio di minuti.
Infine, meglio ricordare che se si utilizza lo smartphone per effettuare pagamenti, il cellulare va sempre custodito con la stessa attenzione che si adotterebbe con le carte di credito.