Televisione

Costantino della Gherardesca: “Altro che talk show politici, ecco il mio laboratorio”

Il conduttore di "Pechino Express", reality che ha preso il posto dell'Isola dei Famosi, parla di televisione ("I salotti sono puro intrattenimento") e del feedback sui social network. "Internet ha permesso agli italiani di confrontarsi con altri modelli televisivi". Alle ultime elezioni non ha votato, ma precisa: "Non sono di destra"

di Domenico Naso

L’etichetta di “guastatore” della tv italiana a Costantino della Gherardesca non piace granché: “Nell’economia globale del sistema televisivo, non credo di essere così di nicchia”, dice. E forse ha ragione lui, visto che la nuova edizione di Pechino Express (in onda stasera alle 21.10 su RaiDue), l’intelligente reality che ha preso il posto di una troppo trash Isola dei Famosi, ha conquistato pubblico e critica. E lui, dopo anni di ritagli irriverenti e sfacciati, ha finalmente trovato la sua dimensione. Chissà, poi, come sia possibile che un personaggio così diretto e feroce piaccia al solitamente al placido pubblico italiano. Quando glielo chiediamo, non si scompone affatto e, comodamente spiaggiato sul suo letto in conferenza Skype, ci racconta il suo punto di vista: “Ormai il pubblico è sempre più informato. Non ci casca più quando in tv vengono proposti i soliti raccomandati o le veline. Il merito è anche di Internet, che ha permesso agli italiani di confrontarsi con altri modelli televisivi come quello inglese, americano o francese, e si sono accorti della differenza”.

La sua battaglia contro una certa tv polverosa, la conduce anche attraverso i social network. Solo le settimana scorsa, quando Pechino Express era stato rimandato per non scontrarsi con il colosso Morandi all’Arena, aveva lanciato una sorta di boicottaggio. “Non ho niente contro Gianni Morandi in particolare, ma non ho mai amato quei programmi sui grandi palchi, dove un cantante viene glorificato dai giornalisti istituzionali. È una televisione retriva. Anni fa, in prima serata su Rai Due ci andava Luciano Berio. Oggi, invece, i giornalisti ci dicono che Morandi e compagnia rappresentano il meglio della musica italiana. No, non è vero”. Ma il nobile Costantino ne ha davvero per tutti, in tv, a cominciare dai talk show politici: “Ormai rappresentano un genere dell’intrattenimento televisivo, come il varietà o il poliziesco. E poi alimentano nello spettatore l’illusione della democrazia”. Tra tutti gli anchorman, salva solo Santoro: “Lui è bravo. E se fai un bel programma, non c’è crisi del talk show che tenga”. Ma è sull’intrattenimento che ci spiazza un po’, quando parte con una difesa accorata di Barbara D’Urso: “E’ additata da tutti e questo la rende un’innocente. È criticata da quella cultura tipica di centrosinistra che si propone come controcultura ma in realtà è più collusa di Emilio Fede. Sinceramente non me la prendo con lei: è meno peggio di molti altri. Almeno non pretende di fare una televisione culturale. Ecco, per me è solo un capro espiatorio dei media di centrosinistra”.

A proposito di politica, il conduttore di Pechino Express ammette di non aver votato alle ultime elezioni (“Ma ovviamente non sono di destra!”, ci tiene a precisare) e a Grillo non perdona certe posizioni troppo complottiste: “Sulla storia dei vaccini, ad esempio, non riesco proprio a seguirlo. Io poi li faccio tutti. Anzi, proprio ieri mi sono arrabbiato con la farmacista perché non è ancora arrivato quello anti-influenzale. Le ho detto: “Mica sono grillino!”. Ma il meglio di sé, Costantino della Gherardesca lo dà quando lo stuzzichiamo con un’ipotesi suggestiva: si vede sul palco dell’Ariston a presentare il Festival di Sanremo? Resta un po’ in silenzio, poi sentenzia: “Io detesto Sanremo. Fa disinformazione musicale continua ed è irrilevante dal 1973. Anche grazie a Sanremo e ai giornalisti musicali mainstream c’è una situazione pessima per la nostra musica. Non è una questione di snobismo culturale. Se vai al bar o al supermercato, ovunque c’è della musica di merda. Quest’estate ero in Scozia, nel pub di un autogrill orrendo, e c’era della musica che qui da noi si ascolterebbe solo nei salotti più radical chic”. Sarà mica colpa dei talent? “Ovviamente. E poi gli autori televisivi hanno paura di osare. Le prime edizioni di X Factor erano più coraggiose, con pezzi dei Fleetwood Mac o dei Blondie, ora hanno tutti paura: credono che il pubblico voglia sentire sempre la solita merda”.

Per quanto riguarda Pechino Express, una delle cose più suggestive di questa edizione è stato il modo originale di raccontare il Vietnam, una delle tappe del viaggio, e di ricordare la lunga guerra contro gli Usa dal punto di vista dei vietcong (“Ho scoperto che è un modo razzista di chiamarli”) e di Ho Chi Minh. “Quella era una guerra contro i governi corrotti e criminali del Vietnam del Sud. I vietnamiti del Nord erano degli eroi, contrariamente ai comunisti della Cambogia che erano dei pezzi di merda”. Ironicamente, lo definiamo la Jane Fonda della Rai, e lui incassa con soddisfazione quello che definisce “un complimento meraviglioso”. Scherzi a parte, l’approccio di Costantino della Gherardesca alla guerra vietnamita ha sorpreso molto, visto che di solito il racconto prende le mosse da un punto di vista americano, anche quando si parla di dissenso: “Secondo me quel conflitto va visto da questo punto di vista. Almeno per quanto riguarda il Vietnam, visto che quello che è successo in Cambogia è molto diverso”.

Non è una presa di posizione politica, e ci tiene a precisarlo: “Non si tratta di essere filocomunisti, per carità. Anche perché poi superi il confine, arrivi in Cambogia e la situazione cambia radicalmente. Negli anni Sessanta e Settanta in Cambogia c’era una musica incredibile, rock con elementi khmer, che aveva un sound straordinario. Pol Pot ha ucciso tutti i cantanti più importanti e i master originali delle canzoni sono stati distrutti. Molti musicisti e associazioni in tutto il mondo stanno tentando di tener vivo questo genere di musica che è morto sotto il regime dei Khmer rossi”. L’ultima parte dell’intervista, a metà tra ricostruzione storica e sfoggio di una conoscenza musicale “esotica” che non ti aspetti, è la conferma dell’ecletticità del personaggio: dalla difesa di Barbara D’Urso a quella dei vietcong, senza contraddizioni né imbarazzo. È la cifra del personaggio Costantino. E forse piace così tanto anche per questo.

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