Non pagava nemmeno la tassa sui rifiuti, ma il ministero continuava a foraggiarlo con oltre mezzo milione di contributi del Fondo unico per lo spettacolo, e lo sosterrà anche in futuro, con buona pace dei competitor. Solo così si è potuto salvare il primo teatro stabile d’innovazione italiano, quel Crt – Centro di Ricerca per il Teatro nato a Milano nel 1974 – da anni in affanno e ora rinato dalle sue stesse ceneri. Oggi è stata presentata la prima parte della stagione 2013-14: sono appena due mesi e mezzo di recite (con qualche star tipo Bob Wilson e Irina Brook), ma è già un successo, se si considera che nel 2011, dopo la morte del fondatore Sisto Dalla Palma, il teatro ha chiuso il bilancio in passivo di oltre un milione di euro, circa 720mila in più rispetto al 2010. Vi figuravano debiti verso i fornitori (370mila), verso il personale (121mila), verso l’Inps e altri enti previdenziali (130mila), verso la Siae (40mila), ma soprattutto verso lo Stato, enti locali inclusi (1.250.000), che comprendevano il mancato o parziale pagamento di Ires, Irap, Iva, ritenute d’acconto dei lavoratori autonomi e dipendenti, cartelle rateizzate e tassa dei rifiuti.

Può lo Stato erogare finanziamenti a un ente moroso nei suoi confronti? No. È una prassi eticamente discutibile (considerati poi i tempi e gli ingenti debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle aziende) e tecnicamente illecita: oltre ai funzionari pubblici contattati, lo confermano le linee guida del Fus, che nella “Valutazione Qualitativa” annoverano la “regolarità gestionale-amministrativa”. Vi è poi una circolare ministeriale che, prima di erogare i contributi, chiede espressamente una “dichiarazione attestante la regolarità nel versamento degli oneri contributivi/previdenziali”. Eppure il Crt ha continuato a prendere fondi, quasi 513mila euro dal Mibac nel 2012, più quasi 140mila dal Comune di Milano (per il 2011; sul 2012 sono circa 109mila), più contributi spot da Regione Lombardia (nel 2010 20mila) e Provincia di Milano (nel 2011 5mila). E nonostante ciò, il teatro “non è riuscito a portare a termine la stagione 2011-12. Una scelta dolorosa ma necessaria”, si leggeva nel comunicato, “adottata per non aggravare una situazione economica già molto pesante. Stavolta i sacrifici dei lavoratori non sono bastati”.

Oggi sappiamo a quali sacrifici si riferissero, se è vero che per un anno i dipendenti non hanno percepito lo stipendio e molti artisti sono ancora in credito. E oggi quel teatro non esiste più: al suo posto è subentrata la Fondazione Crt – Centro Ricerche Teatrali (al plurale!), creata ad hoc dalla fusione delle cooperative Crt e Crt Artificio (a suo tempo costola scissionista, tornata ora “alleata”). Ovviamente i debiti del vecchio stabile sono stati scorporati, rimasti agli eredi di Dalla Palma. Il presidente della Fondazione, Renato Quaglia, smentisce un’operazione in stile Alitalia o Parmalat, con l’ente teatrale suddiviso in due differenti compagnie, good e bad company, con la prima depositaria degli attivi (strutture, crediti), e la seconda vittima passivi. Questi, assicura Quaglia, si sono ridotti a meno della metà rispetto al 2011, cioè circa 500mila euro, e dice: «In 2-3 anni si arriverà al pareggio di bilancio».

Come si comporterà lo Stato nei confronti del neonato soggetto? I fondi pubblici che ricevevano separatamente le due cooperative si cumuleranno e trapasseranno invariati al nuovo ente teatrale? Sì. Il Mibac stanzierà per il 2013 550mila euro di fondi Fus, il Comune ha promesso un contributo in linea con i precedenti e la Provincia ha già riconcesso gli spazi di via Dini. Ebbene, quest’anno il vecchio Crt ha sfornato appena sei spettacoli a maggio e la nuova attività ricomincia il 20 ottobre: in totale, nel 2013, ci saranno appena un centinaio di recite, sommando anche quelle di luglio, andate in scena al Teatro dell’Arte della Triennale, che sostiene la Fondazione. Eppure poco tempo fa il Crt aveva abbandonato quel palcoscenico a fronte di una buonuscita (di circa 300mila euro, dicono i rumor), e ora ci torna in pompa magna, come torna con il “rivale” Artificio. Prima di riappacificarsi con la cooperativa diretta da Franco Laera, il Crt aveva tentato di unirsi ad altri teatri milanesi (Out Off, Teatro i, Buratto), chiedendo loro soldi in virtù dei suoi ingenti finanziamenti Fus, così raccontano fonti attendibili. Ma i contributi pubblici non sono di proprietà del teatro, tantomeno sono un vitalizio: non si possono né vendere, né accreditare come patrimonio o bene proprio. A che prezzo è stato salvato il primo teatro stabile d’innovazione italiano? Era il 1976 quando il Crt ospitò il grande artista texano Bob Wilson, che domenica aprirà la stagione con il beckettiano Ultimo nastro di Krapp. Certo non è un Finale di partita, ma… 

 

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