Il Parlamento riesce a dividersi anche sulla tragedia immane della Shoah. Con un copione, ancora una volta, da teatrino, per giunta su un genocidio, quello compiuto dal nazifascismo. In sintesi accade che al Senato arriva il disegno di legge che introduce il reato di negazionismo: prevede la pena da uno a cinque anni a chiunque nega l’esistenza di crimini di guerra o di genocidio o contro l’umanità”. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano va alle commemorazioni del rastrellamento del ghetto di Roma (di cui ricorre il 70esimo) e si augura che la legge metta la quarta. Piero Grasso capisce e chiede che la commissione Giustizia, dove giace il testo, lavori in sede deliberante e cioè approvi direttamente la legge senza passare dall’Aula di Palazzo Madama. Ma per bloccare questa “corsia preferenziale” bastano i no di 5 senatori della commissione e questi 5 no ci sono: sono quelli del Movimento Cinque Stelle (Paola Taverna, Enrico Cappelletti, Mario Giarrusso e Maurizio Buccarella) e di Enrico Buemi, socialista eletto nelle file del Pd, già noto per le sue posizioni “prudenti” nella giunta per le elezioni sul caso Berlusconi. Dunque salta tutto: il presidente della commissione Francesco Nitto Palma si prepara a mettere tutto in mano al presidente Piero Grasso per convocare la seduta in Aula: “Un’occasione perduta” dice lo stesso Grasso. Ma in serata una nuova giravolta perché ancora Buemi – dopo aver fatto il diavolo a quattro e protestato in lungo e in largo – cambia idea, ci ripensa e chiede di convocare la commissione Giustizia in sede deliberante stasera stessa.
Perché Grasso ha voluto questa accelerazione? “Ho pensato – spiega – che fosse nei miei poteri cercare di accelerare questa deliberazione dell’assemblea attraverso la commissione e quindi con l’assesso dei capigruppo l’ho mandata in commissione. Il mio non era un colpo di mano ma il tentativo che un’iniziativa parlamentare fosse finalmente accelerata in un momento simbolicamente importante. Non ci siamo riusciti per la democrazia, adesso ne discuteremo in aula”.
I Cinque Stelle: “Noi siamo a favore, ma va votata in Aula”
Il riferimento al colpo di mano è un messaggio ai Cinque Stelle che hanno votato no in blocco non tanto perché contrari nel merito (anzi, la capogruppo Taverna ha subito proposto di votarla in Aula già da domani), piuttosto nel metodo. “Vogliamo il rispetto della sovranità del Parlamento – dice la Taverna – vogliamo informare e rendere i cittadini partecipi: per questo abbiamo detto no alla deliberante e vogliamo che si vada a discutere in Aula. Mi sono offerta di portare in capigruppo la proposta di discutere il provvedimento in Aula anche domani”. La scelta dei Cinque Stelle ha sorpreso ancora di più anche perché due senatori del gruppo sono anche firmatari del testo originario della legge. E infatti, continua la capogruppo al Senato, il Movimento “è a favore del reato di negazionismo”, ma chiede “che sia la solennità dell’intero Parlamento a varare la legge al termine di un dibattito democratico e che possa anche migliorare il testo licenziato in Commissione”.
Il Pd all’attacco: “Dal M5S furia devastatrice”
Ma non basta questa spiegazione a frenare lo scontro frontale con l’intero centrosinistra (ma non solo). Parlano di furia distruttrice dei Cinque Stelle il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda e la presidente della commissione Affari istituzionali Anna Finocchiaro. “Non mi stupisce che la furia devastatrice dei Cinque Stelle si abbatta anche su provvedimenti di civiltà come il negazionismo dell’Olocausto – dice Zanda – Ma che il senatore Buemi, che si dice socialista, è iscritto al gruppo delle Autonomie ed è stato eletto nelle file del Pd, impedisca l’approcazione del provvedimento sul negazionismo votando assieme ai Cinque stelle, questo mi sorprende moltissimo”. “Il Movimento 5 Stelle è arrivato al negazionismo” dice addirittura la senatrice Monica Cirinnà. “Potevamo scrivere – commenta Loredana De Petris, capogruppo di Sel al Senato – una pagina importante per la nostra democrazia, ma ancora una volta per l’irresponsabilità di qualcuno abbiamo perso un’occasione. Ma le critiche arrivano anche dal Pdl: ““Spero – dichiara Lucio Malan – che la mossa del Movimento 5 Stelle non sia una strizzata d’occhio a certi ambienti estremistici, notoriamente nemici di questa legge”.
Buemi: “In Aula ci sono le riforme, Grasso mi dia l’ubiquità”
E Buemi? Il senatore socialista aveva sputato fuoco e fiamme per tutto il pomeriggio votando contro la sede deliberante in commissione Giustizia nello sbigottimento generale. “Non si può lavorare in sede deliberante in commissione mentre in aula ci sono le riforme. Ma siamo impazziti? Agiamo per esigenze mediatiche?” si era chiesto arrivando addirittura ad annunciare le proprie dimissioni. Ma in serata la nuova richiesta a Grasso. “Non ci ho ripensato – precisa – Ho solo chiesto il rispetto delle regole parlamentari. Oggi la deliberante è stata convocata in contemporanea all’aula alle 13 e 45 per le 14 e 30, ovvero 45 minuti prima dell’orario di seduta. Il presidente Grasso e il presidente Nitto Palma se hanno urgenza convochino a fine Aula la commissione anche con gli stessi tempi di preavviso. Il presidente Grasso mi dia il dono dell’ubiquità, ovviamente anche agli altri membri della Commissione giustizia e potremmo soddisfare le sue esigenze, anche durante il dibattito parlamentare dell’aula. Per il momento abbiamo tutta la nottata a disposizione, chiaramente sempre a fine Aula”. La legge sul negazionismo può aspettare.
Giovanardi contrario nel merito: “Si annacqua l’Olocausto”
Se la decisione dei 5 M5s e di Buemi è stata fondata quasi esclusivamente sulle regole e sul metodo da rispettare Carlo Giovanardi (Pdl) è invece contrario nel merito. “Ho votato contro al testo sul negazionismo – spiega – che annacqua e minimizza l’Olocausto fra altri migliaia di eventi e attenta alla libertà di ricerca e di interpretazioni storiche dei fatti in nome di una Verità storica, con la V maiuscola, che non si capisce quale organo possa certificare come un dogma indiscutibile, da difendere con il carcere per chi sostiene opinioni diverse”.
Di diverso parere il senatore del Pd Felice Casson – tra i firmatari del testo – che sottolinea come la sede deliberante sia “un importante segnale politico” precisando che “questo non significa che non si possano fare degli emendamenti anche in questa sede”. “E’ un fatto gravissimo – sostiene Giuseppe Lumia (Pd) – La commissione era pronta a scrivere una bella pagina di storia del Parlamento. Avevamo raggiunto un accordo sul contenuto, chi ha bloccato la deliberante in una giornata particolare come questa si assume la responsabilità di connotarsi in modo sbagliato alla domanda del paese che era chiara e netta: dire no al negazionismo”.
Totalmente contraria all’introduzione di questo reato è l’Unione delle camere penali. A chi nega la Shoah bisogna rispondere con le armi della cultura. L’associazione degli avvocati parla di “deriva simbolica del diritto penale” e evidenziano il “diffuso dissenso” di storici e giuristi. “Già vivificare una categoria di reati, come quelli di apologia, è operazione di retroguardia”, lamenta l’Ucpi, ma “ancora più sbagliato” è inserire un reato di opinione. La tragedia della Shoah è così fortemente scolpita nella storia e nella coscienza collettiva del nostro Paese, da “non temere alcuno svilimento se una sparuta minoranza di persone la pone in dubbio o ne ridimensiona la portata. Anzi, proprio il rispetto che si deve al dramma della Shoah dovrebbe consigliare ai legislatori di evitare di trasformare il codice penale senza tener conto dei principi fondamentali del diritto moderno”.