Un caffè costa mediamente 0,80 centesimi. In tempi di restrizioni occorre necessariamente far di conto ed evitare il passaggio al bar. 24 euro mensili sono di gran lunga superiori ai 14 euro promessi dalla manovra. Dunque per pareggiare il proprio bilancio il cittadino medio dovrà risparmiare 10 euro equivalenti a circa 12 caffè e mezzo. Questi i principali effetti che fior di economisti hanno messo a punto, con il “bilancino”, per il salvataggio italiano.
Del resto quando l’Europa chiede l’Italia risponde. Anche se sarebbe più corretto dire che rispondono gli italiani. Sempre gli stessi.
Se il nostro bevitore di caffè avesse un conto in banca, anche modesto, ci rimetterebbe molto più di 14 euro l’anno tra bolli e mini Tobin tax. Senza pensare a quello che gli succederebbe se possedesse una casa e perfino se vivesse in affitto. Se poi avesse la ventura di ammalarsi, gli calerebbero le detrazioni dell’1%. Roba da mandargli di traverso pure il caffè.
Ecco per l’appunto, il caffè di traverso toglie la tentazione e così il risparmio è assicurato. Con quei soldi potrebbe pagare un altro balzello dal nome variabile. In buona sostanza questo governo rinomina. Per cui un taglio sarà diversamente intero.
Mi viene in mente la scena della cassaforte di 47 morto che parla: il barone Antonio Peletti (Totò) custodisce l’olio in una cassaforte. In occasione di un pranzo, estrae il prezioso olio e ordina al povero cameriere Gontrano (Carlo Croccolo) di utilizzare dieci gocce per ogni bistecca; poi si corregge e dice: “Mettine nove. Tanto non le contano. Troppo olio fa male, troppo olio…per carità“.
Dunque tipico caso di manovra correttiva ante litteram dove è facile individuare la parte del Barone e quella del Cameriere…
Peraltro, il soggetto del film è di Ettore Petrolini, il quale diceva che bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti.
Ma non è una cosa seria, direbbe Pirandello, queste non sono manovre sono operazioni cosmetiche che producono una sostanziale immobilità. Non c’è sviluppo e non c’è crescita. Ci sono solo i concreti rischi di uno smantellamento dello stato sociale nel quale l’aumento delle imposte impedisce ogni possibilità di alimentare i consumi. Soldi in tasca non ce ne sono. E vi è una forte e inaccettabile esasperazione nella società con un ceto medio ormai scomparso del tutto. Altro che manovra! Questa è una guida senza patente, ma nel complesso, con questi risparmi, potrebbero investire sulla Salerno-Reggio Calabria. Almeno nelle intenzioni. Come sempre. E non si esclude anche il ponte sullo stretto.
Così saremmo più vicini alle buone pratiche africane.