La fondatrice Arianna Ciccone al Fatto.it: "Piuttosto che vederlo decadere, lo chiudiamo". Il problema è economico. La scorsa edizione è costata 400mila euro. Negli anni, sono diminuiti i finanziamenti pubblici, fondamentali per mantenere in vita la kermesse
Il Festival internazionale del giornalismo chiude. La notizia arriva come un fulmine a ciel sereno, per bocca dell’organizzatrice Arianna Ciccone. “Stop at the top”: la kermesse si ferma nel suo momento migliore, dopo il successo dell’edizione 2013. L’ottava e l’ultima, a questo punto. “Ci sono momenti in cui capisci che ti devi fermare. Che la vera forza, il vero coraggio è dire: grazie, ma no. È quello che è successo a me e a Chris (Potter, l’altro organizzatore e fondatore, nda) con il Festival, una parte molto importante della nostra vita”, spiega in un lungo post pubblicato sul sito ufficiale Ciccone. Che conferma la sua decisione anche al fattoquotidiano.it: “Se non ci sono le condizioni ci si ferma. E ad oggi possiamo dire che non ci sono. Ci abbiamo provato fino all’ultimo, fino a ieri sera. Ma i conti non tornano, per questo diciamo basta”.
La questione è essenzialmente economica: mancano i soldi per organizzare un’edizione 2014 di alto livello. Nel 2013 il budget aveva sfiorato i 400mila euro. “Ed era già irrisorio per una rassegna del genere. Quest’anno poi siamo molto sotto quella cifra – spiega la fondatrice – , ed è assurdo se consideriamo i risultati che abbiamo raggiunto. Abbiamo creato una manifestazione unica, che porta a Perugia ospiti di caratura internazionale e ragazzi da tutto il mondo. Eppure continuiamo a non avere interlocutori all’altezza del festival”. Gli organizzatori si aspettavano qualcosa di più, soprattutto dalle istituzioni. “I privati ci hanno aiutato, ma è chiaro che noi non siamo il Motorshow. Siamo una manifestazione culturale che produce idee e non può reggersi solo sull’aspetto commerciale”.
Per sostenere il festival ci sarebbe voluto un consistente apporto pubblico. Che c’è stato all’inizio e poi, paradossalmente, si è spento pian piano col passare degli anni: “All’inizio la Regione Umbria è stata favolosa – ricorda Ciccone -: la prima edizione, con un budget di soli 80mila euro, fu possibile grazie alla sua capacità di visione e di scommettere sulla nostra iniziativa. Dopo i primi tre anni, però, hanno cominciato a tagliare. Adesso siamo tornati al punto di partenza, il contributo complessivo della Regione per il festival 2013 è stato di 60 mila euro. Ma il festival è cresciuto, quei soldi non bastano più”. Né la crisi può essere un alibi: “I finanziamenti continuano a girare. In tempo di recessione bisogna fare una selezione e premiare le iniziative che danno un contributo al Paese. E il festival ha dimostrato di farlo. Invece in Italia il merito non esiste”.
Probabilmente i fondi raccolti sarebbero stati comunque sufficienti a organizzare l’edizione 2014, seppur in tono minore. Ma gli organizzatori rifiutano categoricamente la prospettiva di un lento declino: “Abbiamo negli occhi il successo del 2013, non possiamo e non vogliamo tornare indietro. Piuttosto che vedere il Festival decadere, noi lo chiudiamo. Anche perché l’Ijf è innovazione, se si cristallizza diventa qualcosa di patetico. E per creare contenuti non basta la buona volontà e il sacrificio di chi manda avanti la macchina organizzativa, ci vogliono soldi”. I due fondatori spiegheranno nel dettaglio ragioni (e numeri) della loro scelta lunedì a Perugia all’Hotel Brufani. Quello che era il centro nevralgico del festival.
Per ora restano questo post e tanta amarezza per la fine di “un’esperienza meravigliosa”. L’addio, comunque, è ufficiale ma non ancora definitivo. Non del tutto, almeno. Nel post Ciccone lascia uno spiraglio per un possibile ripensamento: “Se le condizioni si ripresenteranno e saranno quelle giuste per realizzare una nuova edizione degna della storia del Festival, saremo pronti a ripartire”, scrive. “Ma non è un appello, solo una comunicazione”, precisa al fattoquotidiano.it. “Ci siamo stancati di inseguire. Se qualcuno cambia idea sa dove trovarci”. Il tempo però stringe: “Di solito partiamo a settembre, siamo già oltre di un mese e mezzo. Arrivati a novembre, anche volendo sarebbe impossibile organizzare la prossima edizione”, conclude Ciccone. Qualche giorno, ancora qualche settimana. Poi la scelta diventerà irrimediabile: nel 2014 il Festival internazionale del giornalismo non ci sarà.