Cosa succede ad Acea, la grande spa che il comune di Roma possiede al 51 per cento? Se lo chiederanno i romani dopo che il loro sindaco, Ignazio Marino, ha scritto a uno dei soci privati, i francesi di Gdf-Suez, per chiedere di cambiare con lui i vertici della società. La risposta, sembrerà bizzarro, è che in Acea non sta succedendo niente se non che Marino ha aperto la guerra al suo nemico più potente, Francesco Gaetano Caltagirone. Si litiga sulla municipalizzata anche se il conflitto vero si gioca sulle nuove linee della Metro, il prolungamento della B e la nuova C. Il sindaco non vuole accollarsi i “maggiori oneri” per la terza linea, né confermare le concessioni edilizie legate alla seconda. Non che il costruttore se ne stia con le mani in mano: il suo Messaggero spara ogni giorno contro la Giunta e già in campagna elettorale aveva tentato di impallinare Marino a vantaggio di Gianni Alemanno. E allora, si chiederà il lettore, che c’entra Acea? L’enorme municipalizzata romana, che stacca pure dei bei dividendi, è una delle camere di compensazione tra la politica e Caltagirone, secondo socio per importanza col 16,4%. A luglio, per dire, Marino sembrava aver scelto la strada dell’appeasement col cda rinnovato ad aprile (giusto prima che lui arrivasse in Campidoglio): aveva incontrato il presidente (confermato) Giancarlo Cremonesi e il nuovo ad Paolo Gallo, manager ex Edison. L’accordo era che il primo, vicino ad Alemanno, avrebbe rinunciato almeno alla guida della potente Camera di Commercio di Roma e invece è ancora lì, nonostante una mozione di sfiducia arrivatagli dalle Pmi (a Roma dicono che Luigi Abete si sia molto speso per difendere il presidente).
La resistenza di Cremonesi, comunque, ha esacerbato i rapporti: di lì una prima lettera di Marino ai vertici Acea – in cui batte sulle “bollette pazze” e la gestione dei call center, attività in cui spunta ancora Caltagirone, accusato in sostanza di conflitto di interessi – poi quella di giovedì al supercapo di Gdf Gérard Mestrallet. Lettera bizzarra visto che il sindaco aveva incontrato i due consiglieri d’amministrazione “francesi” giusto tre settimane fa e quelli gli avevano chiarito che non volevano sentir parlare di guerra a Caltagirone, anche visto il +61% fatto segnare dal titolo da aprile. Marino o chi per lui, sostengono però altri, meno fantasiosi, punta solo al posto vacante di direttore delle relazioni esterne per qualcuno dei suoi.
da Il Fatto Quotidiano del 5 ottobre 2013