I cittadini siriani tratti in salvo dalle motovedette della Guardia di Finanza hanno abbandonato il campo allestito. Molti di loro sono stati visti prendere il treno nel tentativo di lasciare l'Italia e ricongiungersi ai propri cari residenti in Nord Europa. “Non potevamo trattenerli perché non hanno commesso reati”, spiega un funzionario della Questura
Sono scappati, semplicemente andandosene via. Così riprende il viaggio verso il Nord Europa dei migranti siriani arrivati la settimana scorsa a Reggio Calabria dopo essere stati salvati dalla Guardia di Finanza a 150 miglia da Capo Spartivento. I profughi, tutti identificati dalla polizia, hanno abbandonato il campo allestito appositamente in una palestra nella zona sud della città. Tutti, tranne una famiglia (che è in attesa che il loro bambino venga dimesso dall’ospedale), hanno preferito allontanarsi per raggiungere altre destinazioni, per ricongiungersi con familiari e amici residenti oltre frontiera.
Molti di loro sono stati visti prendere il treno ma non si sa in quale direzione. D’altronde i 226 siriani, una volta identificati (ad alcuni di loro sono state prese anche le impronte digitali), sono persone libere. Sì, perché i richiedenti asilo non possono essere soggetti ad alcuna restrizione fisica. “Abbiamo fatto il possibile per aiutarli e la città di Reggio Calabria ha dimostrato una grandissima solidarietà nei loro confronti. Non potevamo certo trattenerli perché non hanno commesso nessun reato”. Questo il commento di un funzionario della Questura che ha sottolineato come la “macchina dei soccorsi abbia funzionato benissimo”. Non è quindi corretto sostenere che i migranti sono fuggiti dalla struttura temporanea che, certamente, era più dignitosa di tanti altri centri di accoglienza.
Tecnicamente, infatti, i siriani non possono essere considerati clandestini. Non solo perché sono in fuga dalla guerra, ma anche per il fatto che l’ingresso in Italia è stato determinato dal salvataggio delle imbarcazioni delle Fiamme gialle mentre erano alla deriva acque internazionali.
Alcuni di loro, inoltre, erano stati già sentiti dalla Guardia di Finanza e avrebbero fornito elementi utili all’inchiesta della Procura della Repubblica sulla tratta di essere umani aperta due giorni fa quando i militari hanno sequestrato la “nave madre” con cui avevano i migranti avevano fatto la traversata prima di essere abbandonati sul natante più piccolo. Al momento l’intero equipaggio, 17 scafisti di cui 7 minorenni, si trova in stato d’arresto con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina. Per 10 di loro è stato emesso un provvedimento di fermo che, in queste ore, dovrebbe essere confermato dal giudice per le indagini preliminari.
I “negrieri”, di origine egiziana, sono stati filmati da un aereo portoghese di Fontex durante il trasbordo dei siriani dalla nave “madre” alla nave “figlia”. Secondo il procuratore Cafiero De Raho, l’aggiunto Gratteri e i sostituti Sirleo e Frustaci ci sarebbe il pericolo di fuga per gli scafisti: “Gli indagati – è scritto nel decreto di fermo – sono soggetti stranieri la cui attività di promozione ed organizzazione del traffico di migranti sul territorio italiano ed all’estero fa concretamente ipotizzare l’esistenza di una rete di contatti e di cointeressenze con ambienti dediti alla commissione di reati inerenti il traffico di migranti, che potrebbero aiutarli ed agevolarli nella fuga”.