Centocinquanta volte al giorno ogni sedici ore. In pratica una volta ogni 6,5 minuti. Un dato inquietante è quello che emerge dalla ricerca condotta da Tomi Ahonen e commissionata da Nokia: in media le persone dotate di smartphone lo controllano circa 150 volte durante una giornata lavorativa. E poi, sempre secondo questa ricerca, riceviamo o rifiutiamo ventidue chiamate e mandiamo ventitré messaggi in un giorno.
Siamo di fatto drogati da smartphone, vivendo in corpi con protesi digitali permanenti. Ma come facevamo fino a qualche anno fa? La memoria tende a rarefarsi, ma mi ricordo bene quando lavoravo come impiegato: di fatto la e-mail la controllavo nelle ore di lavoro, e quindi la lasciavo “incustodita” dalle 18/19 e fino al mattino dopo. Che tempi quelli, quando non c’erano messaggistiche istantanee, notifiche di Facebook, tweet di ogni sorta, e anche i colleghi che ti inviavano messaggi di testo per situazioni estremamente urgenti si scusavano dell’abuso (e io lavoravo per un’azienda di telefonia mobile, per dirvi gli scrupoli e i tempi che passano). E non era la preistoria, perché parliamo al massimo di tre o quattro anni fa.
Comunque la nostra nuova generazione di drogati da smartphone sta cercando anche di produrre di fatto degli anticorpi. Ancora timidi tentativi, ma è pur qualcosa. La piattaforma Open Forum racconta la storia di chi ha provato ad affrontare la sfida di restare disconnesso per 24 ore, senza nessun dispositivo che permettesse di connettersi ad Internet, chiamare o mandare messaggi. L’eroe di questi “anni liquidi” è Brian Moran, consulente manageriale americano, che alla fine di questa esperienza ha messo nero su bianco cinque punti salienti. Qui il post in originale e di seguito una mia personale traduzione:
1. Siamo dipendenti dai nostri smartphone, colpevoli del nostro insaziabile bisogno di tenere il passo con tutto ciò che sta accadendo intorno a noi. Siamo così drogati che ora usiamo i dispositivi in ogni momento e in tutte le stanze di casa compreso il bagno, durante la guida, al cinema.
2. Gli smartphone sono una parte necessaria ed integrante della nostra vita quotidiana, usati come sveglia, telefono, iPod.
3. Gli smartphone sono parassiti della nostra vita quotidiana, sembrano fondamentali, ma – afferma Moran – “quando ho controllato il mio telefono il giorno dopo mi sono reso conto che quasi tutto ciò che ho perso il venerdì avrebbe potuto aspettare fino al sabato”.
4. Il futuro vedrò di fatto la nostra vita professionale e personale ancora più interconnessa, e questa fusione è già realtà. A meno che non rafforziamo i confini erodendo lo spazio occupato oggi dai dispositivi mobili.
5 . E ‘ importante tagliare periodicamente il cordone, assaporando la libertà di essere scollegati e di sentire ciò che ci circonda, invece del suono monotono della suoneria. “Mi sono ricordato di quanto sia bello vivere libero”, ha affermato Moran dopo l’esperimento. Provare per credere, cosa ne dite?