Il governatore lombardo Roberto Maroni la attacca per l’ennesima volta ai microfoni di Radio 24: “L’ho sentita’ proporre tante cose dall’inizio del mandato, ma il risultato è ‘tante chiacchiere e zero sostanza e concretezza’”. E lei replica a distanza a un giornalista: “Maroni? Non so di chi lei stia parlando”. Il ministro Cécile Kyenge è alla Fondazione Cariplo per presentare All tv, il canale web lanciato dal giornalista Jean Claude Mbede Fouda, il primo rifugiato iscritto all’ordine dei giornalisti. Rivendica i suoi quattro mesi di spola avanti e indietro da Roma al resto d’Italia e il suo “ascolto del territorio”. Ricorda quando il 27 luglio, a Cervia, le sono state gettate addosso delle banane: “E’ stata una giornata vissuta con tristezza per chi ha fatto quel gesto. L’immagine dell’Italia che dobbiamo passare è tutta un’altra”.

È lo stesso obiettivo che si prefigge All tv, il canale online che ha trasmesso in streaming l’intero il convegno nazionale con cui ha dato il lancio ufficiale alla sua piattaforma. Titolo: “Media e immigrazione”. Argomenti sul piatto: lavoro, cittadinanza e informazione. “Mi aspetto che la ministra possa andare avanti a sopportare gli insulti per noi. È la nostra speranza”. Il direttore-editore della nuova testata Jean Claude Mbede Fouda ha passato tutto il calvario del migrante. E ora siede sulla poltrona di vertice di un progetto editoriale ambizioso. Lui e la ministra Kyenge rappresentano un’Italia ancora poco raccontata.

All tv è online da luglio, ma solo adesso entra nel pieno della produzione. “Siamo un team molto agguerrito”, annuncia Mbede Fouda. Non chiamatela tv degli stranieri: tutti i prodotti editoriali di All tv saranno in italiano e non hanno comunità di riferimento. La loro filosofia segue un’indicazione che Kyenge ha ribadito più volte nel convegno: “Il cambiamento deve entrare nelle case”. E il cambiamento è smettere di immaginare gli immigrati come disperato che sbarcano a Lampedusa e basta e riconoscere il valore che portano gli stranieri, ad esempio all’economia italiana. Lo dimostrano i numeri presentati da Luciano Gualzetti, segretario generale del Fondo famiglia e lavoro, uno strumento della Diocesi di Milano per finanziare chi è stato colpito dalla crisi: “Dal 2005 al 2010, al netto delle imprese cessate, sono aumentati di circa 20 mila l’anno (+ 40,5%) i cittadini stranieri titolari di impresa, mentre per gli italiani la percentuale è scesa dell’8,1%”. Tra chi con il suo lavoro ha creato profitto per l’Italia, c’è anche Augustine Mujyarugamba, intervenuto al convegno come presidente dell’Aipel (Associazione imprenditori stranieri Lombardia). Con la sua azienda dà lavoro a più di 500 persone. C’è però un’ombra che incombe in quasi ogni intervento: quella dei naufragi che continuano a susseguirsi a Lampedusa.

Il ministro Kyenge ha annunciato che ci saranno le autorità presenti ai funerali che saranno celebrati lunedì sull’isola, nonostante i feretri siano stati sepolti in cimiteri di diverse città siciliane. A ricordarlo con forza è l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano Pierfrancesco Majorino: “Non possiamo commuoverci per i morti e poi dimenticarci dei vivi”, ammonisce. E il riferimento è ai 200 siriani che stanno in stazione centrale in attesa di una soluzione al loro dramma. Il Comune di Milano dalla notte del 18 ottobre mette a disposizione in tutto 211 posti letto, 86 in via Novara e 118 in via Aldini. Il Comune ci mette il suo con gli altri posti recuperati in strutture in via Aldini e via Novara. “Sollecitiamo una risposta del Ministro dell’Interno, che ha competenza in materia. So che il ministro ci segue in queste richieste e spesso è lei che detta la linea su come comportarsi”, aggiunge. Milano chiama Roma e il ministro Kyenge risponde dicendo “che c’è già un tavolo che ha iniziato un percorso per l’asilo e l’accoglienza”.

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