Beppe Grillo ci inonda quotidianamente di tweet. C’è di tutto nei suoi messaggi. Ma se ci pensate bene c’è anche un silenzio assordante e imbarazzante a proposito della sua singolare presa di posizione sulla Bossi-Fini. Per dirla in altri termini una parte consistente del popolo che ha votato Cinque stelle si aspettava che Beppe Grillo spiegasse ai milioni di elettori perché sull’ipotesi di depenalizzazione del reato di clandestinità il fondatore del Movimento Cinque Stelle si è di fatto schierato con la Lega e con l’ala più retriva del Pdl, rimproverando i suoi di aver votato per l’abolizione del reato di clandestinità e collocandosi dunque alla destra di Gianfranco Fini.
Perché una scelta così conservativa verso un tema tanto delicato? Mistero. Non si sa. O meglio Beppe Grillo non lo spiega o fa finta che quell’episodio non sia mai accaduto. Su questo quotidiano Marco Travaglio ha fatto una critica puntuale alla presa di posizione di Beppe Grillo ma l’unica reazione del capo, più che del leader, è stata scomposta, tipica di chi è in uno stato confusionale a proposito del tema dell’immigrazione. I risultati fallimentari della Bossi-Fini sono sotto gli occhi di tutti e soltanto un cieco o uno in malafede può sostenere che quella legge va mantenuta in vita.
Vogliamo sperare che le motivazioni che Beppe Grillo ha fornito ai suoi parlamentari non siano quelle vere. Che cosa ha detto il fondatore del M5S quando ha saputo che i suoi parlamentari avevano votato per l’abolizione della Bossi-Fini? Ha giustificato la sua reprimenda sostenendo che se nel programma elettorale ci fosse stata l’abolizione del reato di clandestinità il Movimento Cinque Stelle avrebbe preso percentuali da prefisso telefonico. Sarebbero queste le motivazioni per le quali Beppe Grillo non ha messo nel programma l’abolizione della Bossi-Fini? Bella roba! Alla faccia del nuovo modo di fare politica! Era meglio che Beppe Grillo trovasse il coraggio di sostenere che secondo lui la clandestinità va punita penalmente piuttosto che addurre giustificazioni così strumentali. Vorremmo ricordare a Beppe Grillo che quella tecnica elettorale da lui evocata, ovvero nascondere le proprie convinzioni per paura di perdere voti, è ampiamente utilizzata dai partiti che quotidianamente il M5S critica.
Il guaio è che il fondatore del Movimento 5 Stelle non ha mai il coraggio di ammettere i propri errori, mentre con sempre maggiore frequenza usa la penna rossa per i suoi che stanno in Parlamento. Così non va caro Beppe, prova a spiegarci perché hai preso quella posizione così retriva, prova ad ammettere che hai detto una cazzata e così la tua credibilità tornerà ad essere salda.