Il presidente del gruppo L'Espresso sul caso Alitalia: "E' stato un perverso scambio di interessi tra politica e banche". E su Telecom: "Nessuna trasparenza per i piccoli azionisti, uno dei momenti più bassi della Caporetto del capitalismo"
“L’Europa, e l’Italia in particolare, oggi sono la zavorra della crescita mondiale”. Non usa mezzi termini Carlo De Benedetti, presidente del gruppo editoriale L’Espresso, intervenendo al convegno dei giovani imprenditori di Confindustria a Napoli. A preoccupare l’editore “non è solo il declino economico”. Quello che più deve preoccuparci, ha spiegato, “è una sorta di declino morale che noi italiani stiamo vivendo. E’ il senso di frustrazione, quasi di avvilimento, che sta contagiando tutti, anche noi imprenditori”.
“Quando sento parlare di segnali di ripresa che stiamo o che dobbiamo agganciare penso subito che l’interlocutore stia provando a fregarmi”, ha aggiunto, ricordando quando Mario Monti “vedeva la luce in fondo al tunnel nell’estate del 2012. Ebbene stiamo tutti lì a guardare dall’altra parte del tunnel ma è sempre nero pesto”.
L’editore ha poi sparato a zero sul caso Alitalia e Telecom. “Il salvataggio di Alitalia da parte dei cosiddetti capitani coraggiosi (come Silvio Berlusconi aveva definito la cordata di imprenditori italiani che rilevò la compagnia aerea nel 2008, ndr) è stato un perverso scambio di interessi tra una politica che mira al consenso immediato e imprese e banche che guardano al tornaconto immediato e, a volte, personale”.
Per quanto riguarda Telecom, invece, De Benedetti ha fatto sapere che il gruppo “è stato sacrificato in vent’anni fino all’umiliazione finale di vederlo passare agli spagnoli con un’operazione che ha dello scandaloso. Nessuna Opa (Offera pubblica di acquisto, ndr), nessuna trasparenza per i piccoli azionisti, solo una intesa più o meno sotterranea con le banche che non vedevano l’ora di ridurre la propria esposizione” ha sottolineato. “Uno dei moneti più bassi della Caporetto del capitalismo“.