Società

Revisionisti: dopo Priebke, tornano i sedicenti ‘intellettuali scomodi’

La vicenda, non ancora conclusa, del funerale di Erich Priebke, assassino nazista non pentito, ha portato alla luce una folla di negazionisti della Shoah di dimensioni sorprendenti. Possibile che ci siano tanti neonazisti nel nostro Paese, che fu peraltro molto dolorosamente colpito dalle rappresaglie naziste durante l’occupazione tedesca? Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, le Fosse Ardeatine sono diventati nomi vuoti di significato? Leggendo i commenti alle notizie riportate da questo ed altri giornali, ho avuto l’impressione che molti negazionisti non intendessero riabilitare il nazifascismo, ma vivessero invece una loro propria dimensione, alquanto gratificante, di intellettuali scomodi.

L’intellettuale scomodo, che scardina il modo di pensare convenzionale, è sempre esistito nella storia della cultura, ed in alcuni casi ha avuto le dimensioni culturali e morali del gigante. Vengono alla mente, un po’ alla rinfusa, Copernico, Galileo, Newton, Harvey, Einstein. Accanto ai grandissimi intellettuali scomodi, ne sono sempre esistiti eserciti di minori e minorissimi, fino ai crackpots e ai ciarlatani: perché, come diceva Orazio, i piccoli cercano la gloria non meno dei grandi. Poiché la storia non serba ricordo dei piccoli, il ruolo dell’intellettuale scomodo ha grande fascino: uno si sente pari a Galileo e Newton anche quando sostiene una baggianata colossale. Il falso intellettuale scomodo, quello che si ritiene un Galileo ed è invece un crackpot, usa i punti dubbi delle tesi “di maggioranza” per sostenere la sua tesi “di minoranza”.

A seconda delle sue personali preferenze e del contesto del discorso, può ad esempio negare la Shoah sostenendo che era troppo difficile organizzarla sulla scala che ha effettivamente avuto; oppure che lo Zyklon B era troppo tossico per essere usato nelle condizioni dei campi di concentramento. Questo tipo di argomentazione è logicamente fallace: se esiste un punto dubbio nella tesi di maggioranza questo deve essere risolto con maggiori studi, ma di certo non può essere usato a supporto di una tesi alternativa: ogni tesi ha bisogno delle sue prove ed è raro che negare una interpretazione, nella storia o nella scienza, costituisca una buona prova di un’altra: di solito le possibili interpretazioni alternative sono molte.

Se uno prova a leggere uno scritto di un vero intellettuale scomodo, ad esempio il Dialogo sopra i Massimi Sistemi di Galileo, si accorge subito che il vero intellettuale scomodo ha fior di argomenti ed esperimenti propri a sostegno delle sue tesi, e non si limita al dubbio cosmico contro le tesi altrui.  Trovare i punti deboli delle tesi scientifiche o storiche correnti non è difficile: di solito sono gli scienziati o gli storici stessi che le propongono a metterli in luce, sottolineando come “ulteriori ricerche” siano necessarie.

La ragione di questo comportamento degli scienziati seri è almeno duplice: in primo luogo è una misura di modestia, educazione e buon senso non pretendere che la propria sia l’interpretazione ultima e definitiva dell’evento descritto. In secondo luogo la formula apre la strada ad ulteriori progetti e ricerche, che di solito lo scienziato stesso intende svolgere. Anche quando il punto debole della teoria corrente è rilevante o fondamentale, nessuno scienziato serio pensa di poterlo portare a sostegno di una teoria strampalata o priva di altri riscontri. Ad esempio dalla seconda metà dell’ottocento era perfettamente noto che la precessione del perielio di Mercurio non era compatibile con la gravitazione newtoniana (fu poi spiegata dalla teoria della relatività di Einstein); ma nessuno pensò mai che questo potesse essere usato a sostegno di un ritorno alle ipotesi geocentriche di Aristotele e Tolomeo.

Il falso intellettuale scomodo, che si presenta illuminato dalla fumosa luce del dubbio cartesiano può essere socialmente pericoloso, anche se in modo involontario: se è un negazionista fornisce argomenti ai neonazisti; se rifiuta i vaccini o altre cure mediche rischia di convincere qualcuno a non curarsi, coi danni che conseguono; se rifiuta l’evoluzione per la teoria del disegno intelligente supporta le tesi dell’oltranzismo biblico-cristiano (respinte dalla Chiesa Cattolica); etc. È meglio non dargli retta.