Il fondatore di Fastweb, assolto giovedì scorso, fa sapere che "la battaglia contro questo tipo di carcerazione preventiva va fatta, ma non ha bisogno di simboli come me". E aggiunge: "Fortunato che assoluzione sia arrivata mentre sono ancora in vita"
“Continuerò a fare il mio mestiere di imprenditore”. Parola di Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb, assolto giovedì scorso nel processo per il maxi riciclaggio Telecom Italia Sparkle-Fastweb da 2 miliardi di euro, avvenuto tra il 2003 e il 2006, realizzato con un giro di false fatturazioni telefoniche.
“La battaglia contro questo tipo di carcerazione preventiva va fatta, ma non ha bisogno di simboli come me”, ha detto a RaiNews24. “Succede veramente a tante persone, succede con troppa frequenza e le possibilità di difendersi in quei momenti sono ridottissime. Mi posso ritenere fortunato che la mia assoluzione sia arrivata mentre sono ancora in vita”, ha aggiunto l’ex patron di Fastweb.
“Se lei ripercorre cosa è stato scritto e detto dai media nel febbraio 2010 potrà capire che l’impatto è stato violentissimo su di me e sulla famiglia”, ha poi continuato rispondendo alle domande. “Ma tanto ero fiducioso della mia innocenza, che avevo fatto un importante investimento in Italia acquisendo La Perla e investendo per rilanciarla. Ai giornalisti dico fate un esercizio: andate a rileggervi quello che è stato scritto nel 2010. Questo già mi farebbe molto piacere”.