La misura è colma. Le misure recentemente approvate dal governo delle larghe intese aggiungono al danno il sapore della beffa, prevedendo un risarcimento fiscale irrisorio per lavoratori e lavoratrici. Ciò che viene elargito con una mano viene ripreso, con gli interessi, con l’altra. Intanto, continuano le politiche volte ad esasperare la crisi ai danni di chi ha meno. In Italia, la disperazione sociale cresce ed ha da tempo superato i livelli di guardia.
Particolarmente grave lo spostamento dell’onere fiscale sugli inquilini mediante la nuova imposta Trise, mentre il governo si ostina a non introdurre misure di carattere patrimoniale. Come potrebbe del resto, visto che il ceto politico dominante è interamente o quasi dalla parte dei ricchi? Le ridicole misure sul cuneo fiscale allontanano ulteriormente la ridistribuzione dei redditi che risulta necessaria non solo per motivi di equità ma anche di rilancio economico. Dalla palude delle larghe intese si esce solo con un totale rovesciamento della prospettiva da adottare. E a tale fine risultano ovviamente asfittiche e impercorribili sia la strada proposta da Renzi che quella caldeggiata dal duo Casaleggio-Grillo.
Un pericolo reale è che l’inevitabile rivolta sociale si disperda in mille rivoli, seguendo copioni già noti. Già il governo bipartisan rotea il manganello. Roma in questi giorni appare come una città in stato d’assedio. In mancanza di risposte positive sul piano politico sociale l’unica reazione da parte del potere è, come negli ultimi tempi sempre più stesso, la repressione selvaggia. Ed è probabile che ci sia, in qualche chiusa stanza del palazzo, punti ad esasperare la piazza per provocare incidenti che scoraggino le iniziative popolari di lotta contro la crisi. Occorre perciò vigilare con attenzione che tali incidenti accadano.
Bisogna costruire un movimento di massa in grado di imporre un netto cambiamento di rotta. A tale fine occorre pronunciarsi anche contro le politiche dettate dall’Unione europea, direttamente responsabili del taglio della spesa pubblica e delle privatizzazioni che si paventano. In questo senso va il referendum contro i trattati europei promosso da Ross@, che viene lanciato proprio in questi giorni con una raccolta di firme. Bisogna dare modo alla gente di esprimersi contro le politiche neoliberiste che hanno condotto un intero continente nell’attuale vicolo cieco.
Tutte le organizzazioni sindacali devono al più presto convocare uno sciopero generale nazionale, come apertamente richiesto da Maurizio Landini che ha denunciato l’intollerabile “presa in giro” da parte del governo Letta. E deve delinearsi uno spazio politico per l’alternativa liquidando gli attuali contenitori a perdere del Pd e del grillismo, rilanciando le ragioni autentiche che sono alla base del Movimento Cinque Stelle come di altri fenomeni di ribellione politica.
La grande manifestazione, cui ho partecipato, organizzata dai sindacati di base Cobas e Usb, dimostra d’altronde l’esistenza di un grande potenziale di lotta. Come pure lo sciopero generale promosso da tale organizzazioni che ha raccolto in varie situazioni massicce percentuali di adesione. Occorre chiedersi perché in Italia il movimento che si sta esprimendo con forza in altri Paesi europei, specie del fianco mediterraneo, sia così in ritardo. E colmare tale ritardo poiché, da che mondo è mondo, chi pecora si fa il lupo se la mangia. Bisogna quindi protestare con forza anche in Italia, contro chi sta distruggendo servizi pubblici e beni comuni gettandoli in pasto al Moloch della finanza.
Particolarmente importante è stata la presenza a tale manifestazione dei migranti. Perché la solidarietà nei loro confronti non è un fatto di buonismo umanitario ma un momento fondamentale nella ricostruzione del fronte di classe più che mai necessario per risolvere i problemi di tutti, ospiti di un treno che avanza verso un precipizio o verso una palude, con alla guida soggetti che vanno al più presto sostituiti e messi in condizione di non nuocere ulteriormente. Quello che evidentemente Grillo e Casaleggio, per limiti loro, non possono capire, è che solo dal comune riconoscersi esseri umani vittime dell’attuale demenziale sistema può scaturire un’alternativa effettiva. Altrimenti si apriranno le consuete strade della chiusura razzista e della divisione che vanno combattute con tutte le forze e con fermezza. Nel nome dell’ideale di una diversa umanità oggi più che mai necessaria ed urgente.