Politica

Caro Tremonti che combina? Sarà mica diventato grillino?

Caro senatore Giulio Tremonti, dopo una lunga assenza, ieri l’ho rivista ad Agorà su Rai 3, magnificato nientemeno che dal Movimento 5 Stelle che, in un documento, scrive che se ci fosse stato lei come ministro dell’Economia, l’Italia non sarebbe finita in questo incubo della deflazione e della recessione. Uno e trino come il suo cognome, viene subito da chiedersi se per caso stia pensando, dopo essere passato dal Pdl alla Lega e oggi a Gal, di fare ancora un salto tra i grillini, diventando Quattromonti. Prima però, dovrebbe ricordare ai 5 Stelle – e a tutti gli altri che non ricordano – che lei che ha condizionato la politica economica del nostro paese per lunghissimo tempo, prima come collaboratore dei ministri delle Finanze socialisti (tra il 1979 e il 1990) poi come ministro dell’Economia per ben quattro volte nei governi Berlusconi e per un totale di sette anni su dieci, dal 2001 al 2011.

Se l’Italia oggi è alla canna del gas, sarà pure colpa della crisi, dell’austerity europea e poi di Monti e del “governo del non governo” Letta, ma qualche responsabilità ce l’ha pure lei, che ha governato più di loro, o no? Peraltro, la nostra crescita stenta da quindici anni e la crisi ci ha solo dato il colpo di grazia. Resto perciò perplessa – come minimo – nel vederla presentarsi oggi come il nuovo Mister Wolf che risolve problemi, come straordinario veggente che già nel 2006 aveva previsto “una crisi stile ‘29”, visto che poi, quando la crisi arrivò davvero – lei ministro – sparse ottimismo (“La crisi sta passando” settembre 2009, “Gli effetti peggiori della crisi sono stati solo temporanei in Italia” aprile 2010, “L’Italia sta meglio di altri paesi” maggio 2010). Così come resto perplessa di fronte al Tremonti che auspicò le larghe intese ma oggi non le vota, che propone in Senato un ddl sull’impignorabilità della casa di abitazione quando fu lei a fornire a Equitalia poteri mai visti, tra cui pignorare, che chiede regole stringenti per la finanza speculativa anche riformando l’ordinamento bancario. Come mai queste cose non le fece quando poteva farle?

Nel frattempo, ha anche fondato un movimento (3 L: Lista Lavoro e Libertà) con cui si è presentato alle elezioni. Tra le tante proposte del suo programma ce n’è una singolare sulla sanità. Scrive che “La medicina del futuro si baserà sempre meno sui sintomi e sempre più sui biomarcatori”. E fin qui nulla di strano. Ma prosegue: per fare diagnosi precoci, preventive sono necessarie “le reti”, “a) dei medici di base che devono addestrarsi” e – udite udite – b) di “Poste Spa, che attrezzandosi tecnologicamente può affiancare la rete dei medici assistendo capillarmente i malati, gli anziani, a casa loro”. Cosa significa tutto questo? Mi viene la febbre e cosa dovrebbero fare le poste? Inviarmi un telegramma: “auguri di pronta guarigione”? Non si offenda (cosa che le riesce benissimo), però se uno guarda al passato e al futuro che ci propone, qualche dubbio viene. Ma è sicuramente un mio limite: lei è oltre. Troppo oltre. Un cordiale saluto.

da Il Fatto Quotidiano, 19 ottobre 2013