L’incontro di giovedi’ scorso 17 ottobre alla Casa Bianca tra il presidente Obama e il nostro premier Letta è stato, a mio avviso, troppo trascurato dai media italiani, massimamente impegnati nelle beghe politiche di questi giorni. Invece, leggendolo più attentamente, appare d’importanza strategica fondamentale, perché c’è dentro molto di quella che sarà la politica macro-economica italiana, europea, trans-atlantica, e in qualche misura anche nord-africana, fino ad almeno tutto il 2014.
Proprio per questo Obama e Letta hanno mantenuto l’impegno di questo incontro (spostato in avanti solo di un giorno) nonostante che per entrambi fosse un momento difficilissimo dovuto alla minaccia dello shut-down per Obama e alla legge di stabilità in corso di approvazione per Letta. Mi ha sorpreso invece che all’incontro non abbia partecipato anche il ministro degli Esteri italiano. Probabilmente è dovuto ad uno scarso gradimento nell’America istituzionale per l’on. Emma Bonino (a causa del suo background politico radicale?).
L’importanza strategica dell’incontro è data dal fatto che nei programmi economici a medio termine dei due leader appare ora in primo piano la crescita economica. Questo è un punto molto positivo perché, come hanno rimarcato entrambi, tende a far prevalere le politiche di sviluppo economico su quelle di austerity. Non si può ignorare infatti che, sia per gli Stati Uniti, obbligati ad una parziale austerità dai rivali politici del partito repubblicano, ma ancor più per l’Europa, la cui causa principale della grande crisi sta proprio nella sciagurata scelta di avviare le severissime politiche di austerity con l’obiettivo dichiarato di abbattere il debito pubblico di alcuni paesi (invero assolutamente non allarmante) e di parare il rischio di inflazione (che per ora è del tutto inesistente), ottenendo il solo risultato di produrre una gravissima recessione che mette ora a rischio persino la stessa unità dell’Europa.
Se si pensa (e Letta lo ha rimarcato durante il colloquio con Obama) che l’anno prossimo toccherà all’Italia assumere la presidenza Europea per un semestre (e potrebbe essere proprio Enrico Letta a rivestire quel ruolo se il suo governo resisterà alle quotidiane intemperie politiche italiane) la scelta di percorrere “a braccetto” questa svolta potrebbe essere doppiamente positiva per le popolazioni escluse da quel 10% al top della ricchezza che ha dominato l’economia del mondo negli ultimi 5 anni.
Tra le materie principali (ufficiali) oggetto del breve ma importante incontro c’erano i soliti accordi di collaborazione e amicizia (politica estera: Afghanistan, Libia, Siria, immigrazione dall’Africa, ecc.) ma certamente in primissimo piano c’era l’accordo sul T.T.I.P. (Transatlantic Trade and Investment Partnership) che definirà per il futuro le regole degli scambi commerciali e finanziari tra i due paesi, e Letta ha garantito ad Obama il suo appoggio alla definizione e avvio di questo accordo.
Il Ttip, come ogni medaglia, avrà due facce, un lato sarà positivo, perché integrando le regole e i controlli favorirà gli scambi commerciali tra le due sponde dell’Atlantico, dando maggiori possibilità alle esportazioni in entrambe le direzioni, ma dall’altro lato spingerà necessariamente ad un minore protezionismo, quindi andranno a rischio soprattutto tutte le produzioni italiane protette col marchio (come il D.O.C. – Denominazione di Origine Controllata e DOP – Denominazione di Origine Protetta). Inoltre, se le regole verranno integrate al ribasso invece che al rialzo, potrebbe aprire ancor più pericolosamente l’ingresso alle “orde barbariche” della fortissima finanza speculativa d’oltre Atlantico.