Beppe Grillo ha annunciato che il M5S correrà alle prossime elezioni europee. Bene, ecco le priorità. I post pubblicati sul blog di Beppe Grillo possono piacere o meno, ma di sicuro non lasciano indifferenti. Nel post “Il M5S alle elezioni europee” Beppe suona la carica per quello che sarà l’appuntamento elettorale forse più importante di sempre: l’elezione del nuovo Parlamento europeo. Il Parlamento che uscirà dalle urne giocherà un ruolo fondamentale nella definizione delle politiche europee attualmente in corso, dalla regolamentazione dei mercati finanziari alla gestione dell’attuale crisi passando per l’unione bancaria e così via. Insomma un appuntamento fondamentale.
Non presentarsi alle europee 2014, secondo alcune indiscrezioni trapelate qualche settimana fa, sarebbe stato un errore gravissimo. Andare in Europa, quindi, è fondamentale, ma bisogna partire con il piede giusto. Di positivo nel post di Grillo c’è una manifesta volontà di cambiare l’Europa e di difendere gli interessi dei cittadini. Di negativo qualche spruzzata di luoghi comuni e un certo qualunquismo di contenuti. Ma andiamo per ordine. Sbagliato vedere nelle elezioni europee un modo per combattere la Bce, prima di tutto perché non si tratta di eleggerne i membri (in nessuna banca centrale del mondo si fa) e secondo perché non è stata la Bce ad aver deciso le misure di austerità imposte ai Paesi che hanno ricevuto gli aiuti internazionali.
Queste sono state decise in sede di Consiglio europeo, ovvero alle riunioni dei capi di Stato e di Governo nazionali, dove a comandare sono i più forti, in primis la Germania (la Bce ha offerto solo consulenza tecnica). Giusto vedere nelle elezioni europee un modo di rafforzare il ruolo del Parlamento, l’istituzione che in ogni democrazia del mondo rappresenta gli interessi dei cittadini, oggi piuttosto all’angolo nel gioco di potere europeo. Nonostante a parole siano tutti d’accordo, oggi i poteri del Parlamento europeo sono sottodimensionati, sia nei confronti della Commissione (l’esecutivo comunitario) che soprattutto del Consiglio (riunione dei governi nazionali). Sbagliato vedere nelle elezioni europee un mezzo per uscire dall’euro. Questo semplicemente perché non è nei poteri degli eurodeputati farlo e perché risulta semplicistico ricondurre tutti i guai dell’Europa alla moneta unica, anche se una sana e circostanziata riflessione sugli errori che sono stati fatti e sulle misure che si possono prendere ci sta tutta.
Giusto vedere nelle elezioni europee un modo di rafforzare il fronte politico di chi oggi in Europa vuole vedere l’entrata in vigore di legislazioni come la Tobin Tax, una più stretta regolamentazione dei mercati finanziari, criteri più severi per la stabilità delle banche, l’emissione di obbligazione di debito comune (eurobond) e l’affermarsi di una più equa integrazione politica. Insomma in Europa di lavoro da fare ce n’è tanto, per questo partire con il piede giusto è fondamentale. Mandare al Parlamento europeo dei “crociati” (per citare l’infelice metafora con la quale si conclude il post di Grillo, per lo meno dal punto di vista storico) non serve a niente. Meglio mandare delle persone oneste, brave e competenti (si, perché l’onestà da sola non basta), che conoscano i funzionamenti dell’Ue, il suo processo legislativo, sappiano muoversi a Bruxelles e che, possibilmente, parlino uno straccio di inglese (cosa oggi tutt’altro che scontata). Nel M5S di persone di questo tipo ce ne sono, che sia data loro la possibilità di lavorare nell’interesse dell’Italia e dell’Europa intera senza alcun preconcetto e falso ideologismo.
Twitter @AlessioPisano, www.alessiopisano.com
Alessio Pisanò
Giornalista freelance Bruxelles
Zonaeuro - 19 Ottobre 2013
M5S alle elezioni europee 2014: alcuni consigli pratici
Beppe Grillo ha annunciato che il M5S correrà alle prossime elezioni europee. Bene, ecco le priorità. I post pubblicati sul blog di Beppe Grillo possono piacere o meno, ma di sicuro non lasciano indifferenti. Nel post “Il M5S alle elezioni europee” Beppe suona la carica per quello che sarà l’appuntamento elettorale forse più importante di sempre: l’elezione del nuovo Parlamento europeo. Il Parlamento che uscirà dalle urne giocherà un ruolo fondamentale nella definizione delle politiche europee attualmente in corso, dalla regolamentazione dei mercati finanziari alla gestione dell’attuale crisi passando per l’unione bancaria e così via. Insomma un appuntamento fondamentale.
Non presentarsi alle europee 2014, secondo alcune indiscrezioni trapelate qualche settimana fa, sarebbe stato un errore gravissimo. Andare in Europa, quindi, è fondamentale, ma bisogna partire con il piede giusto. Di positivo nel post di Grillo c’è una manifesta volontà di cambiare l’Europa e di difendere gli interessi dei cittadini. Di negativo qualche spruzzata di luoghi comuni e un certo qualunquismo di contenuti. Ma andiamo per ordine. Sbagliato vedere nelle elezioni europee un modo per combattere la Bce, prima di tutto perché non si tratta di eleggerne i membri (in nessuna banca centrale del mondo si fa) e secondo perché non è stata la Bce ad aver deciso le misure di austerità imposte ai Paesi che hanno ricevuto gli aiuti internazionali.
Queste sono state decise in sede di Consiglio europeo, ovvero alle riunioni dei capi di Stato e di Governo nazionali, dove a comandare sono i più forti, in primis la Germania (la Bce ha offerto solo consulenza tecnica). Giusto vedere nelle elezioni europee un modo di rafforzare il ruolo del Parlamento, l’istituzione che in ogni democrazia del mondo rappresenta gli interessi dei cittadini, oggi piuttosto all’angolo nel gioco di potere europeo. Nonostante a parole siano tutti d’accordo, oggi i poteri del Parlamento europeo sono sottodimensionati, sia nei confronti della Commissione (l’esecutivo comunitario) che soprattutto del Consiglio (riunione dei governi nazionali). Sbagliato vedere nelle elezioni europee un mezzo per uscire dall’euro. Questo semplicemente perché non è nei poteri degli eurodeputati farlo e perché risulta semplicistico ricondurre tutti i guai dell’Europa alla moneta unica, anche se una sana e circostanziata riflessione sugli errori che sono stati fatti e sulle misure che si possono prendere ci sta tutta.
Giusto vedere nelle elezioni europee un modo di rafforzare il fronte politico di chi oggi in Europa vuole vedere l’entrata in vigore di legislazioni come la Tobin Tax, una più stretta regolamentazione dei mercati finanziari, criteri più severi per la stabilità delle banche, l’emissione di obbligazione di debito comune (eurobond) e l’affermarsi di una più equa integrazione politica. Insomma in Europa di lavoro da fare ce n’è tanto, per questo partire con il piede giusto è fondamentale. Mandare al Parlamento europeo dei “crociati” (per citare l’infelice metafora con la quale si conclude il post di Grillo, per lo meno dal punto di vista storico) non serve a niente. Meglio mandare delle persone oneste, brave e competenti (si, perché l’onestà da sola non basta), che conoscano i funzionamenti dell’Ue, il suo processo legislativo, sappiano muoversi a Bruxelles e che, possibilmente, parlino uno straccio di inglese (cosa oggi tutt’altro che scontata). Nel M5S di persone di questo tipo ce ne sono, che sia data loro la possibilità di lavorare nell’interesse dell’Italia e dell’Europa intera senza alcun preconcetto e falso ideologismo.
Twitter @AlessioPisano, www.alessiopisano.com
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Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Su dazi, Ucraina, Medio Oriente la linea è la stessa e resta condivisa. Mentre sul ReArm, il Pd ha dovuto trovare una sintesi, raggiunta in una lunghissima mediazione iniziata ieri nel primo pomeriggio e andata avanti fino a questa mattina. Da una parte la linea dura della segretaria Elly Schlein e della maggioranza dem. Dall'altra quella più 'aperturista' sul piano Von der Leyen della minoranza. Il punto 8 della risoluzione è quello in cui si è trovato l'equilibrio tra le anime dem. Una mediazione che fa dire ad Alessandro Alfieri, coordinatore della minoranza, di essere "soddisfatto" mentre arriva a Montecitorio per la riunione congiunta dei gruppi.
Da una parte, infatti, c'è la richiesta di una "radicale revisione" del ReArm, fronte dal quale Schlein non si è mossa. "Il piano ReArmEu, proposto dalla Presidente della Commissione europea Von der Leyen, va nella direzione di favorire soprattutto il riarmo dei 27 Stati membri e va radicalmente cambiato, poiché così come presentato non risponde all’esigenza indifferibile di costruire una vera difesa comune", si legge nelle premesse.
Dall'altra, c'è un giudizio positivo sul Libro bianco della difesa europea, il testo sul cui voto i dem si sono divisi in Europa tra le astensioni della maggioranza e il sì dell'area riformista. Nelle premesse si argomenta: "All’Unione europea serve la difesa comune e non la corsa al riarmo dei singoli Stati. La Commissione europea sta preparando il Libro bianco sul futuro della difesa europea che rappresenta l’avvio di un percorso di discussione per la costruzione di una difesa comune".
Quindi il punto 8 della risoluzione in cui il Pd chiede al governo di "promuovere, nel corso del negoziato che si aprirà dopo la presentazione del Libro bianco sulla difesa europea e i suoi strumenti, tutti gli elementi che puntano a una governance democratica chiara del settore, agli investimenti comuni necessari per realizzare l’autonomia strategica e colmare i deficit alla sicurezza europea, al coordinamento e all’integrazione della capacità industriali europee e dei comandi militari, all’interoperabilità dei sistemi di difesa verso un esercito comune europeo".
Ed insieme di "promuovere, pertanto, una radicale revisione del piano di riarmo proposto dalla Presidente Von der Leyen, sulla base delle critiche e delle proposte avanzate in premessa, al fine di assicurare investimenti comuni effettivi non a detrimento delle priorità sociali di sviluppo e coesione, e di condizionare tutte le spese e gli strumenti europei alla pianificazione, lo sviluppo, l’acquisizione e la gestione di capacità comuni per realizzare un’unione della difesa".
Londra, 18 mar. (Adnkronos) - Re Carlo e la regina Camilla festeggiano quest'anno 20 anni di matrimonio - il 9 aprile, mentre saranno in Italia - ma, nonostante questo, sembra che trascorrano "molto tempo separati". Anzi, forse il segreto della loro felicità come coppia è dovuto proprio al fatto che ciascuno dei due sta per conto proprio nei fine settimana. Camilla si ritira nella sua amata e "disordinata" casa di campagna nel Wiltshire senza Charles ogni weekend, secondo Ingrid Seward, caporedattrice della rivista Majesty, che ha dichiarato che "in realtà i sovrani trascorrono parecchio tempo separati. La casa di Ray Mill è, se vogliamo, per Camilla una sorta di liberazione dalla vita reale. Prima di sposare Charles, fece un patto con lui: avrebbe tenuto quella casa come rifugio".
"Va ogni fine settimana, quando può, e ci va anche d'estate per trascorrere un po' di tempo con i suoi nipoti e i suoi figli, ed è qualcosa che la allontana dall'intero mondo reale e dove va soprattutto per rilassarsi - racconta l'esperta reale - Molto spesso non va a Highgrove a meno che lei e Charles non abbiano altri impegni. Si tratta di allontanarsi dalle restrizioni dovute alla sicurezza ed essere circondati da personale e persone che fanno cose per te, il che, ovviamente, sarebbe meraviglioso per tutti noi. Penso che nel suo caso abbia bisogno di un posto dove potersi effettivamente rilassare ed essere semplicemente se stessa, e andare in giro con jeans sporchi, se vuole, senza essere costantemente controllata".
Una fonte ha dichiarato all'Express che Camilla "al Ray Mill può sedersi con un grande G&T, togliersi le scarpe e guardare Coronation Street, che Charles detesta". Il re, invece, quando è libero nei weekend, si reca spesso a Highgrove o a Sandringham, mentre durante la settimana i due risiedono insieme a Clarence House. Della residenza di campagna di Camilla nel Wiltshire si è parlato la scorsa settimana, quando si è saputo che il re ha acquistato una casa confinante, che sarebbe stata adibita a sede per matrimoni, pagandola 3 milioni di sterline per proteggere la privacy della moglie.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il governo si impegni "a sostenere il riconoscimento dello Stato di Palestina, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele, per preservare la realizzazione dell’obiettivo di 'due popoli, due Stati'". E' quanto si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Inoltre, si chiede di "sostenere il piano arabo per la ricostruzione della Striscia di Gaza ed ogni iniziativa diplomatica volta ad assicurare il rispetto della tregua e un reale rilancio del processo di pace: per la liberazione degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, per la protezione dei civili e per la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, per il rispetto della tregua in Libano e per scongiurare il rischio di futuri attacchi da parte di Hezbollah e Iran, nonché le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele e, infine, affinché siano rispettate le risoluzioni delle Nazioni Unite".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede al governo di "ribadire la ferma contrarietà all'utilizzo dei Fondi di coesione europei per il finanziamento e l'aumento delle spese militari". E' quanto si legge nella risoluzione dem sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede al governo di "scegliere senza esitazioni e ambiguità, di fronte alle minacce globali e alle sfide inedite rappresentate dalla nuova amministrazione americane, l’interesse europeo, all’interno del quale si promuove e realizza il nostro interesse nazionale, anche una attraverso la costruzione di alleanze, a partire dai paesi fondatori dell’Europa, per collocare l’Italia sulla frontiera più avanzata dell’integrazione contro le spinte disgregatrici e i ripiegamenti nazionalisti". E' quanto si legge nella risoluzione dem sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Ribadire la ferma condanna della grave, inammissibile e ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina e a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, promuovendo con urgenza un’iniziativa diplomatica e politica autonoma dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per il perseguimento di una pace giusta e sicura, che preservi i diritti del popolo ucraino a partire da quello alla propria autoderminazione, l’ordine internazionale basato sulle regole e offra le necessarie garanzie di sicurezza per una soluzione duratura". E' quanto si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Il piano ReArmEU, proposto dalla Presidente della Commissione europea Von der Leyen, va nella direzione di favorire soprattutto il riarmo dei 27 Stati membri e va radicalmente cambiato, poiché così come presentato non risponde all’esigenza indifferibile di costruire una vera difesa comune che garantisca la deterrenza e un percorso di investimenti comuni in sicurezza realizzati non a detrimento delle priorità sociali, di coesione e sviluppo dell’Unione". Si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
"La difesa non può essere considerato un bene pubblico separato dal benessere sociale, ma è parte integrante di una strategia globale che prevede di garantire non solo la sicurezza fisica dei cittadini europei, ma anche la loro sicurezza sociale ed economica: tanto più l’affermazione dei nazionalismi disgregatori dell’unità europea è legata anche alla percezione di insicurezza economica e sociale, nonché alla paura nei confronti delle sfide globali".