La più piccola repubblica del mondo, San Marino, domenica 20 ottobre andrà al voto su un referendum riguardante l’ingresso nell’Unione Europea. Nonostante le incognite sulla partecipazione e sul raggiungimento del quorum lo staterello nato nel 301 dopo Cristo sembra diviso a metà tra favorevoli e contrari. Da una parte c’è chi vede nell’isolamento di San Marino una situazione ormai fuori dalla storia: “Siamo geograficamente in Europa, è assurdo stare fuori – spiega una studentessa – io ho già avuto problemi, per esempio coi bandi e coi concorsi da cui noi, non europei, siamo tenuti fuori”. Sul fronte dei contrari – appoggiati anche dal deputato leghista di Forlì, Gianluca Pini, giunto di persona nelle ultime ore della campagna referendaria – la paura è quella che la repubblica del Titano venga schiacciata dagli stati più grandi e dalle possibili “invasioni” di stranieri: “Non possiamo reggere” spiega uno dei sostenitori. “Abbiamo detto no a Napoleone Bonaparte e alle sue lusinghe e la storia ci ha dato ragione, diremo di no anche alla Merkel”, dice un altro. Tutti sembrano concordi su una cosa, che riassume Gianluca Pini: “La questione della trasparenza delle banche in questo caso non c’entra nulla. Già dal 2007 San Marino ha iniziato a essere più trasparente nel settore”  di David Marceddu

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