Non hanno pagato il trattamento di fine rapporto a undici dipendenti del loro gruppo parlamentare. E adesso potrebbero subire “l’onta” del pignoramento dello stipendio. È la situazione in cui si trovano otto deputati che tra il 2008 e il 2012 sedevano sugli scranni del Pdl all’Assemblea regionale siciliana. Da Palazzo dei Normanni erano stati erogati i fondi per pagare stipendi e tfr ai dipendenti del loro gruppo parlamentare. Con la fine della passata legislatura e a un anno dalle nuove elezioni, però, di quei soldi non c’è più traccia: quasi trecentomila euro che dovevano servire a pagare la liquidazione ai dipendenti e che erano contenuti nei tredici milioni e mezzo con cui l’Ars ha finanziato il gruppo parlamentare del Pdl durante il governo di Raffaele Lombardo.
Gli undici dipendenti del gruppo parlamentare hanno aspettato un bel po’, in attesa di vedersi accreditate le somme dovute loro alla scadenza del contratto. Nel frattempo alcuni parlamentari sono stati rieletti, formando un nuovo gruppo berlusconiano in Parlamento regionale (che da Pdl si è trasformato in Pdl per il Ppe), altri sono stati “trombati”, mentre qualcuno ha cambiato partito. Di quei soldi però si sono perse le tracce. E i dipendenti del gruppo parlamentare si sono quindi rivolti all’avvocato Vito Patanella, già noto per aver messo in mora Palazzo dei Normanni per 24 milioni di euro, per spedire agli otto deputati un decreto ingiuntivo. Che da oggi è esecutivo, dato che il giudice del lavoro ha rigettato la richiesta di sospensiva dei deputati. Se a breve non faranno pervenire ai dipendenti quanto dovuto, scatteranno le misure previste dalla legge. L’ex capogruppo pidiellino Innocenzo Leontini, il suo successore Nino D’Asero, l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, il neo senatore Francesco Scoma, più i deputati Santi Formica, Salvo Pogliese, Vincenzo Vinciullo e Marco Falcone. Se non vogliono vedersi pignorare un quinto dello stipendio da parlamentare (per chi ancora lo è) o vedere le loro case ipotecate, dovranno versare i trecentomila euro che spettano ai dipendenti.
Ad essere rigettata è stata la richiesta di sospensiva del senatore Scoma, ex deputato regionale, che tra i motivi di opposizione al decreto ingiuntivo segnalava l’ingente ammontare della somma richiesta: come dire che se pagava la sua parte non avrebbe potuto più sopravvivere. Richiesta chiaramente cassata dato che ogni onorevole dovrebbe contribuire al pagamento del tfr con una somma di circa trentamila euro a testa. Non proprio cifre esorbitanti per un parlamentare, che tra diaria e indennità è retribuito con circa 15 mila euro al mese. Una vicenda, quella dei deputati Pdl con lo stipendio a rischio pignoramento, che oltre ad essere unica nella storia del Parlamento siciliano, potrebbe anche finire nel mirino della Guardia di Finanza. Una domanda è infatti rimasta inevasa: che fine hanno fatto quei trecentomila euro? Una risposta potrebbe essere contenuta nelle rendicontazioni acquisite dalla Procura di Palermo, che da mesi indaga sulle cosiddette “spese pazze” dei gruppi parlamentari all’Ars: tra il 2008 e il 2012 sono costati alla collettività circa 60 milioni di euro.
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