Paolo Giachini rivendica l'accordo raggiunto per la tumulazione dell'ex Ss con parole che alimentano lo scontro con gli ebrei. "Volevano fargli fare la fine di Bin Laden - dice - . Invece chi vorrà potrà rendere omaggio a una figura diventata simbolo di dignità, libertà e sopportazione umana"
“Avrebbero voluto fargli fare la fine di Bin Laden“. Paolo Giachini, l’avvocato dell’ex capitano Ss Erich Priebke, non risparmia le parole. La salma dell’uomo condannato per l’eccidio delle Fosse Ardeatine ha trovato un luogo, ancora segreto, di sepoltura, ma chi non trova pace è il legale che se la prende con chi ha cercato di impedire che si trovasse una soluzione. “La comunità ebraica”, aggiunge, “avrebbe voluto disperdere le ceneri in mare, per non creare un luogo di pellegrinaggio. Invece chi vorrà potrà rendere omaggio a una figura diventata simbolo di dignità, libertà e sopportazione umana“.
L’avvocato non spegne le polemiche sulla morte del boia nazista e attacca direttamente la comunità ebraica. “Non ci siamo fatti mettere i piedi in testa né da loro né dalle autorità. La famiglia di Priebke ha avuto quel che le spettava, il rispetto della salma che anche nei Paesi incivili è garantito, e il diritto alla pratica religiosa. Abbiamo ottenuto quel che volevamo. Dopo una settimana di tentativi di prevaricazione”. Giachini, però, non rivela ancora quale sia il luogo prescelto per la tumulazione. “Non dirò quando il corpo lascerà Pratica di Mare né dove andrà (ieri ha detto o in Italia o in Germania, ndr) – specifica – perché sono vincolato dal segreto professionale. La famiglia e la prefettura mi hanno chiesto il massimo riserbo”.
La reazione della comunità ebraica – Parole che suscitano la reazione del presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici. “Non ci siamo mai opposti alla sepoltura di Priebke – ha detto – purché non avvenisse sul suolo italiano e non diventasse un luogo di pellegrinaggio. E non permetteremo che lo diventi”. Pacifici ricorda inoltre al legale che la “battaglia” contro la tumulazione sul suolo italiano dell’ex Ss “é stata condotta dall’Italia intera, dalle autorità civili e religiose, dai sindaci di Roma e di Albano“.
“Le regole del gioco le stabiliamo noi che abbiamo fondato la democrazia in questo Paese”, ha proseguito Pacifici da Auschwitz, dove si trova per un Viaggio della Memoria. “Tutto ciò che dice si commenta da solo e presto capiremo perché Giachini ha bisogno di farsi pubblicità – aggiunge -. Oltretutto contraddice sue dichiarazioni precedenti sul fatto di conservare il segreto a proposito del luogo della tomba”. Il legale ha fatto intendere, infatti, che presto o tardi il luogo sarà reso noto dalla famiglia. “Il paragone con le ceneri di Bin Laden non esiste – conclude il presidente degli ebrei romani -. Le ceneri le abbiamo viste oggi qui ad Auschwitz e sono quelle di milioni di ebrei, tra cui un milione e mezzo di bambini, mandati a morire dall’ideologia del signor Priebke. Noi non staremo al suo gioco, lo sappia”.
Nelle ore che hanno seguito la morte del criminale Priebke, l’avvocato è stato protagonista su giornali e televisioni di una campagna in difesa della sepoltura dell’uomo. Senza risparmiare strumentalizzazioni e giudizi. “Sapevamo di avere dei nemici“, ha concluso, “ma non pensavamo fino a questo punto. La nostra vittoria è intima ed è quella di essere riusciti a dare una cristiana sepoltura a Priebke e di sottrarre il suo ricordo al vilipendio. Io compiango tutte queste persone che si sono accanite, sia quelle della comunità ebraica che le altre per odio solo politico. Le compiango perché tutto questo senso di odio e vendetta non è bello da provare”.
I figli di Priebke – Sulle polemiche intorno alla sepoltura intervengono anche i figli dell’ex Ss Jorge e Ingo che, in una lettera inviata al prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, si augurano cali il silenzio sull’intera vicenda, dopo “l’accanimento anche da parte della gente contro nostro padre”. Nella lettera i due dicono di “essere rimasti colpiti da ciò che è successo dopo la morte di nostro padre”. Per questo, proseguono, chiedono “riservatezza sul luogo della sepoltura”, aggiungendo che non ci saranno più riti funebri in presenza della salma.
La messa del sacerdote lefebvriano – A ricordare Priebke, pur in assenza del corpo, è stato il sacerdote lefebvriano don Floriano Abrahamovic che alle 19 di sabato ha celebrato la prima messa in suo ricordo. Nell’appartamento al piano terra di via Nenni a Paese, in provincia di Treviso, Floriano ha ricavato una piccola cappella dove nella serata di sabato 19 ottobre ha officiato una preghiera con una decina di persone. Nella sua omelia ha detto: “Le leggi orrende della guerra ancorate nel diritto internazionale non sono colpa del semplice soldato. Il requiem per Priebke è un atto dovuto in quanto è morto da cattolico. Questo non è un funerale perché la salma non c’è. Si prega per il defunto e si applicano a lui i meriti della morte e della risurrezione di Gesù Cristo realmente presente nel santo sacrificio della Messa. Insomma si prega per il povero peccatore Priebke. Ma attenzione: peccatore sì, criminale di guerra no“.
Il religioso lefebvriano ha quindi sottolineato di voler prendere le distanze “da tutti compresi certi tradizionalisti che ritengono che Erich Priebke sia colpevole delle rappresaglie avvenute alle Fosse ardeatine. E’ per riparare questa menzogna e calunnia nei suoi confronti che desidero sia fatta larga diffusione di questo requiem. Mi sento il dovere di difendere – ha concluso Abrahamowicz – colui che mi disse: ‘Avranno la mia vita ma non il mio onore'”.