“La ilah illa Allah”. Non c’è altro Dio se non Allah. Quando le forze di sicurezza algerine hanno fatto irruzione nell’abitazione di Abdelghani Aloui, un blogger di 24 anni, hanno trovato e sequestrato una sciarpa con la frase più famosa del credo islamico.
Quella sciarpa è costata ad Aloui l’accusa di “apologia del terrorismo”, un reato definito in modo del tutto vago dal codice penale algerino in modo che possano finire tra le sue maglie anche coloro che criticano pacificamente il governo. Pena prevista: fino a 10 anni di carcere. Aloui deve rispondere anche di oltraggio al presidente e alle pubbliche istituzioni per aver postato sul suo profilo Facebook foto e caricature del presidente Abdelaziz Bouteflika e del primo ministro Abdelmalek Sellal. Per questo secondo “reato” la pena è una multa di 500.000 dinari, al cambio 4550 euro.
Dopo aver trascorso in custodia preventiva 10 dei 12 giorni autorizzati dal codice di procedura penale prima che i sospetti di “terrorismo” siano portati di fronte a un magistrato, Aloui è stato trasferito nel braccio riservato ai presunti terroristi della prigione di Serkadji, a 500 chilometri dalla sua casa di Tlemcen. Ieri, la sua richiesta di libertà provvisoria è stata rifiutata.
Non depone a favore di Abdelghani Aloui il precedente del luglio 2012, quando un altro blogger, Saber Saidi, venne arrestato per aver pubblicato video relativi alle rivolte nel Medio Oriente. Incriminato per “apologia del terrorismo”, ha trascorso nove mesi in detenzione preventiva prima di essere rilasciato.
L’articolo 41 della Costituzione algerina tutela la libertà d’espressione, hanno ricordato per il momento invano gli attivisti per i diritti umani. Amnesty International chiede la scarcerazione immediata di Aloui e il suo proscioglimento da ogni accusa.