I dodici brani, usciti da maggio ad oggi su iTunes, raccolti in un album. L'artista: "Esperimento riuscito, ma il progetto è solo a metà". E a dicembre tornano i concerti di Dieci Dita
C’è un filo rosso che lega Signora Lia a Una storia vera. Un filo lungo 44 anni. E non soltanto perchè Claudio Baglioni sceglie la stessa sala di un noto albergo romano per presentare alla stampa il nuovo album di inediti che esce domani, 44 anni dopo, appunto. Oppure per “quell’urgenza” di palco, di pubblico, di cantare dal vivo e di continuare a mettere le mani sulla musica senza interruzione, senza una meta, come una carovana in movimento. Il filo è la musica stessa. “Perchè la musica era già il social network degli anni Settanta – spiega Baglioni – e c’era già la riconoscibilità delle persone che andavano in giro portandosi dietro i vinili”.
In 40 anni la musica è cambiata (“anche se negli ultimi dieci anni non mi pare sia stato prodotto niente di buono”), sono nati Facebook e Twitter, il pubblico è cresciuto, si è fatto adulto (“ma penso sempre a quando un agente mi diceva: ‘Ci sono i 17enni in sala, abbiamo il lavoro assicurato per i prossimi dieci anni”). Ma è rimasta la stessa voglia di sperimentare, di trovare nuovi canali, nuovi linguaggi. “Otto mesi fa avevo deciso che era il momento di smettere – prosegue Baglioni -, senza piagnistei. Pensavo che essere rimasto dieci anni senza un disco di inediti significasse che ero solo alla ricerca di un gran finale e di un nuovo lavoro. Ma poi mi sono reso conto che proprio negli ultimi anni avevo scritto tantissima musica sul pentagramma, appunti, spunti, frasi su fogli volanti o su tovaglioli di carta. E così, insieme a due o tre strettissimi collaboratori, ho cercato di combinare musica e parole, il diavolo e l’acqua santa”.
Baglioni è “prosciugato”: tre settimane fa, a lavoro ultimato, ha dovuto rinviare il tour che stava per cominciare a causa di una laringite che l’ha reso afono. “Per sei mesi sono stato pazzo-maniaco-ossessivo. Poi sono crollato”. Ma è fiero e felice di questo lavoro. ConVoi è un album complesso, pieno di citazioni e di autocitazioni, da Puccini al suo “Oltre”, carico di esperienze personali (il rapporto col figlio in Dieci Dita, quello con la madre da poco scomparsa in In un’altra vita). Arricchito da antiche sonorità corali e impreziosito dalle splendide fotografie di Alessandro Dobici. Scatti di esterni, di natura padrona, di cielo e di acqua. Fermi immagine si qualcosa che non si può fermare. E che sono composti tutti insieme nella copertina del cd.
Ognuno dei 12 brani è a sé, perchè ogni brano è nato e cresciuto in due settimane, il tempo necessario – da maggio ad oggi – alla pubblicazione su iTunes. “E poi scopri, alla fine, che c’è una storia, un un percorso, qualcosa che li tiene insieme”. Un lavoro innovativo, che ha esposto Baglioni al rischio di stancare il pubblico. “Se ho avuto paura? È il panico di sempre, ogni volta che ti esponi al pubblico. Con la consapevolezza che qualcuno per strada si perde sempre”. Ma è stata anche una sfida, “ogni volta fare un po’ di più, come un atleta che salta con l’asta. E poi volevo evitare due cose, la mania di gigantismo e la solitudine del compositore”. Sarà stanco, ma Baglioni è un fiume in piena, come sempre. A Natale torna in teatro da solo, con i concerti di Dieci dita, poi riprenderà a scrivere, “perchè il progetto-carovana di ConVoi è solo a metà”, e poi – a marzo – parte il tour. Con tutto il fiato che nel frattempo avrà ritrovato.