In Italia gli investimenti sul capitale umano hanno un’incidenza di appena il 4% sul Pil. E’l’analisi di Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia che nei giorni scorsi ha provato a scuotere chi ci governa riprendendo in mano i dati diffusi nei giorni scorsi dall’Ocse sulle competenze alfabetiche: siamo gli ultimi, dopo Spagna, Polonia, Slovacchia ed Estonia.
Nella fascia d’età tra i 25 e i 54 anni solo il 16,1% degli italiani ha una laurea. La disoccupazione giovanile ha raggiunto il 40%. I Neet ossia i giovani che non studiano e non lavorano sono sempre di più. Secondo il rapporto Svimez nel 2011 si sono trasferiti dal Sud al Centro-Nord 114 mila abitanti, la maggior parte giovani con un buon grado d’istruzione.
Eppure c’è qualcuno come Aldo Cazzullo che nel suo libro “Basta piangere!” scrive che “un adolescente di oggi è l’uomo più fortunato della storia”.
L’editorialista del Corriere della Sera (che domenica ha pubblicato uno stralcio del suo libro in uscita tra qualche giorno) se la prende con la generazione dei miei alunni od ex, riconoscendo alcune mancanze del Paese ma sottolineando che oggi “vivono in una casa riscaldata, illuminata, con il bagno e l’acqua corrente, vanno al mare o in campeggio, in discoteca e all’estero. Hanno tv a colori e telefonino”. E ci mancherebbe!
A differenza di Cazzullo chi ogni giorno si trova a camminare tra i banchi, guarda i volti di Kevin, di Giovanni, di Marco ed Eleonora, chiedendosi: “Che futuro avranno questi ragazzi?”. Avranno pure l’ultimo cellulare, il tablet, il Nintendo, andranno a scuola con il suv ma non sanno bene l’inglese e la matematica, non si appassionano alla lettura perché nessuno ha insegnato loro il piacere di avere tra le mani un libro; vivono in scuole che cadono a pezzi, hanno i maestri più anziani d’Europa e insegnanti che non sanno educarli all’uso della tecnologia. All’inizio dell’anno c’è sempre qualcuno che dice: “Informatica falla tu che io non me ne intendo”.
Vanno in campeggio a Rimini ma non “viaggiano” più: fanno sempre meno gite perché di soldi non ce ne sono più per partire, per andare a vedere la Gioconda o per capire quanto è grande il Colosseo. Eppure questi ragazzi tra qualche anno dovranno competere con i loro coetanei europei. La generazione del XXI secolo non spera più, è cresciuta con le parole crisi e disoccupazione sulla bocca.
Cazzullo se la prende con i ragazzi di oggi perché secondo lui si lagnano troppo ma forse il problema è proprio il contrario: in questo Paese abbiamo educato i nostri ragazzi a non lamentarsi, a non protestare. C’è una generazione, quella dei baby boomer che si è garantita lavoro, casa, pensioni, successi, lasciando le briciole a chi è nato alla fine del Novecento o ai padri di chi ha fatto capolino all’inizio del nuovo secolo.
E’ tutto normale. E’ normale essere disoccupati, è normale non avere i personal computer a scuola, è normale non avere una palestra, avere insegnanti che cambiano di anno in anno, biblioteche e teatri che chiudono. E’ normale portare a scuola la carta per la macchina fotocopiatrice.
L’altra sera una ragazza 28 enne laureata mi raccontava che da due settimane ha trovato un lavoro in un museo: a chiamata. Ogni giorno la cooperativa la chiama e le fa un contratto fino a sera. Poi viene licenziata. Ma è tutto normale. Proprio come quella canzone del 1975 cantata da Ombretta Colli “Facciamo finta che tutto va ben”.
Caro Cazzullo, forse i nostri ragazzi si lamentano troppo poco. E a qualcuno va bene così.