A chi sta a cuore un’altra Italia, un paese in cui prevalgano sempre meno le logiche distorte e nocive rispetto alle dinamiche di competizione aperta, non può sfuggire una lezione base: ovvero che per costruire il “paese che non c’è”, bisogna anzitutto studiare il passato di quello che c’è. Partiamo, dunque, dalla prima ondata Italiana di privatizzazioni, tra il 1993 e il 2005, e facciamo tesoro di alcune buone pratiche. La strada intrapresa è rimasta infatti incompiuta e sono stati commessi errori: offerte effettuate con l’obiettivo di monetizzare, mantenendo il comando in mani pubbliche; mancate liberalizzazioni che dovevano accompagnare il processo di privatizzazione; aver cercato di costruire artificiosi “noccioli duri”; non aver intaccato il controllo delle fondazioni politicizzate sulle banche e, non ultimo, l’aver omesso di incentivare le privatizzazioni anche degli enti locali (ad esempio le società controllate dalle Regioni -esclusa la Sardegna- son salite a 403 nel 2013 ed erano 394 nel 2012).>
Eccoci al punto: anche la politica locale dovrebbe lasciare che l’impresa sotto il suo controllo esca dal perimetro d’influenza pubblica e metabolizzare la lezione per cui le dismissioni sono un vero strumento di rilancio dell’economia e di mobilitazione di nuove risorse e non solo un modo per fare cassa.
Il Caso
Il 9 dicembre 2011 la Giunta Comunale di Salerno ha dato il via libera, grazie ad una apposita delibera (n°1058), ad una valutazione delle proprie società controllate, al fine di effettuare azioni volte al contenimento della spesa pubblica e per l’eventuale recupero di risorse finanziarie.
Il legislatore europeo è già intervenuto indicando gli indirizzi da seguire in materia di partenariato pubblico-privato e dei principi di concorrenza, libertà di stabilimento e di libera prestazione di servizi. In tal senso la Giunta ha scelto di procedere alla vendita della Centrale del Latte Spa (ma non solo). L’attenzione del dibattito pubblico locale si è concentrata su questa azienda perché era, e continua ad essere, una delle poche “controllate” con un bilancio in sostanziale pareggio. Allo stato attuale, secondo la legge n°244 del 2007 (art. 3, comma 27), è previsto che gli enti locali “non possano costituire società aventi per oggetto attività di produzione di beni e di servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, né assumere o mantenere direttamente o indirettamente partecipazioni, anche di minoranza, in tali società”. A Salerno l’amministrazione che ha dato il via a questo processo è stata quella del sindaco Vincenzo De Luca e sarà con tutta probabilità quella che lo porterà a termine. La situazione attuale vede il bilancio consuntivo 2012 del comune (delibera n°15 del consiglio comunale del 31/05/2013) riportare un indebitamento di circa 350 milioni; grazie ad un ammontare di residui attivi per 360 milioni il bilancio continua ad essere formalmente in ordine, ma già al 31 dicembre 2012 è comparso un disavanzo di amministrazione di circa 6 milioni di euro.
La formalizzazione della cessione è stata effettuata per quote fino al 100% delle azioni di Centrale del Latte, con delibera del consiglio comunale n°29 dell’08/07/2013. La consulenza per l’alienazione è fornita, dopo gara ad evidenza pubblica, da KPMG Advisory Spa, con un contratto che ha impegnato quest’ultima dalla fase di valutazione delle società controllate fino alla vendita vera e propria. La base d’asta è stata fissata a 12,7 milioni di euro.
Il disciplinare prevede garanzia esplicita per il mantenimento del marchio e dei livelli occupazionali (punto 1.4), limitazione di accesso ad operatori del settore ed una scala da 0 a 100 punti per la valutazione delle proposte. Di questi 100 punti 55 sono riservati al prezzo offerto, mentre i restanti 45 al piano industriale, diviso in più sottocategorie (punto 10.1).
Approfondimenti
– OECD – Privatisation in the 21st Century – Recent Experiences of OECD Countries
– OECD – Privatisation in the 21st Century -Summary of Recent Experiences
– Crisi economica: meglio una scelta pubblica o privata?
Valutazione del provvedimento
Il disciplinare di gara per la cessione della Centrale del Latte prevede una procedura di “trattativa diretta” (per una efficace descrizione di questa modalità cfr Briefing paper n°127 dell’Istituto Bruno Leoni), scelta per favorire l’entrata di un socio “duro”, che possa controllare la società ed avere facilità ad approvare gli investimenti e puntare ad un rafforzamento industriale. Meno opportuna appare la scelta di limitare esplicitamente la partecipazione a soggetti già operanti nel settore lattiero-caseario, in modo tale da evitare l’entrata di banche e/o fondazioni bancarie, che in passato non si sarebbero sempre rivelate ‘buone’ imprenditrici…
La valutazione finale è comunque tendenzialmente positiva in quanto la proprietà pubblica di un’azienda fornitrice di beni di consumo (e quindi non legata alle attività proprie di un ente pubblico) è un residuo di vero e proprio “socialismo municipale”. Sui danni dell’azionariato pubblico alle utilities locali, il circolo vizioso è noto ed acclarato da numerosi studi. Attuare quindi la piena separazione degli interessi proprietari nei fornitori di servizi dagli enti locali e dai membri di tali enti è una scelta opportuna, che ci chiede anche l’Europa.
Nella sostanza, la completa privatizzazione di tali società è un pre-requisito perché la concorrenza possa contribuire a migliorare la produttività anche di aree più depresse. Nell’ambito di un auspicabile cambio di direzione che interrompa il circolo vizioso della finanza pubblica, non devono mancare quindi misure che incentivino o costringano gli enti locali a privatizzare le aziende partecipate. Il voto al comune di Salerno non è il più alto possibile per la presenza nel bando di gara delle limitazioni relative ai possibili compratori e al mantenimento dei livelli occupazionali per un periodo non ben definito. Inoltre la procedura a trattativa privata è meno trasparente di quello attraverso asta pubblica.
Favorire la privatizzazione delle società municipalizzate e rendere il sistema più competitivo è decisamente un obiettivo da perseguire per rendere l’ Italia più aperta.
“Chi possiede tutti i mezzi stabilisce tutti i fini” F.A.von Hayek
Valutatore 1: Buono
Valutatore 2: Buono
Valutatore 3: Buono
21 Ottobre 2013, redazione Italiaperta.it
Le pagelle di Italia Aperta
Chiunque può segnalare il suo “case” a Italia Aperta: le pagelle nascono grazie al determinante contributo dei cittadini, che vivono l’irregolarità o la violazione delle regole di mercato e concorrenza. La valutazione si avvale dell’indice di Competitività della Banca Mondiale, uesato per la Compilazione di Doing Business e delle peculiarità e competenze di ciascuno degli aderenti. I risultati delle analisi sono pubbliche, e possono essere incluse anche in programmi di consultazioni elettorali. Il nostro obiettivo è lavorare su fatti concreti, aggregando gruppi di lavoro locali, esponenti e elettori di area politico culturale liberaldemocratica, favorevoli all’economia di mercato. La Commissione Pagelle è composta da tre membri a rotazione, che ne valutano l’ammissibilità e, successivamente, la trasmettono al responsabile tematico e a altri due valutatori.