Nonostante la tregua armata nel partito e gli appelli all’unità, non si fermano le schermaglie tra le varie anime del Pdl. A riaccendere le tensioni all’interno del partito di Silvio Berlusconi è Gaetano Quagliariello, ministro per le Riforme costituzionali e annoverato nelle fila delle “colombe” pidielline, che accusa i fedelissimi del Cavaliere di non avere i numeri per potere minacciare il governo. Le sue parole hanno suscitato l’immediata reazione dei “falchi” del partito e, in particolare, di Francesco Nitto Palma, che le ha bollate come “nuovo forte elemento di divisione” nel Pdl.
“Da mercoledì 2 ottobre, giorno della fiducia a Letta, non si torna indietro”, ha affermato Quagliariello in un’intervista al Messaggero. “Se qualcuno puntasse di nuovo alla crisi, si ritroverebbe gli stessi numeri a favore dell’esecutivo. Anzi: forse anche qualcuno di più”. E passa all’attacco di Daniela Santanchè, che domenica aveva dato del “traditore” al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Sento usare la categoria del tradimento in modo folle: contro Alfano, dentro Scelta civica, ora persino contro Napolitano… Fermiamoci. Ragioniamo di linee politiche e di persone che le sostengono”. Gli scossoni interni a Scelta Civica, con le dimissioni del presidente Mario Monti e un possibile avvicinamento al nuovo progetto di centrodestra di Alfano, sono accolti con favore dalla “colomba” Pdl: “Quel che sta accadendo in Scelta Civica è una grande opportunità da cogliere. Partendo dalle scelte concrete di governo”. E torna a lanciare affondi nei confronti dei “falchi” del partito. “Chi nel Pdl chiede l’azzeramento delle cariche è contro il progetto di un centrodestra inclusivo, moderato e in sintonia con quel popolo che lo vota – ha affermato il ministro per le Riforme – se il centrodestra vuol tornare a vincere all’interno di uno schema bipolare deve andare da Alfano a Casini, con Silvio Berlusconi capo carismatico e Angelino Alfano alla guida del partito”.
Questa visione del nuovo centrodestra non piace ai fedelissimi di Berlusconi, in particolare a Francesco Nitto Palma: “Prendo atto che il ministro Quagliariello, di cui ignoravo sia le capacità divinatorie che quelle di interpretazione del nostro elettorato, ha già definito i futuri assetti del centrodestra e del Pdl-Forza Italia, in particolare relegando il presidente Berlusconi al ruolo di padre nobile. Tanto da riaffermare che, in caso di azzeramento, la cui concretizzazione può passare solo ed esclusivamente dalla decisione del presidente Berlusconi, non entrerà in Forza Italia”. L’ex ministro della Giustizia risponde al collega di partito anche sulla “sfida” lanciata sui numeri all’interno del partito: “Ciò che però mi preoccupa è che Quagliariello affermi che se qualcuno volesse aprire la crisi i numeri del 2 ottobre sarebbero gli stessi, se non di più. Solo per capire: e se quel qualcuno fosse il presidente Berlusconi, magari con l’avallo dell’ufficio di presidenza, il ministro Quagliariello e altri aderenti al Pdl non si adeguerebbero?” E ancora: “Personalmente penso che le affermazioni di Quagliariello siano chiarissime, in sintonia perfetta con quanto affermato dal senatore Zanda il 2 ottobre, e costituiscono un nuovo forte elemento di divisione“.