I costituzionalisti contro il progetto di riforma del governo: "Provvedimenti disordinati che lasciano disorientati", scrivono. Serve un "approccio coerente"
C’è anche Valerio Onida, uno dei saggi nominati dal presidente Napolitano per studiare le riforme, tra i 44 costituzionalisti che sono scesi in campo per fermare l’abolizione delle Province. “Il sovrapporsi disordinato di provvedimenti di ‘riforma’ del sistema delle autonomie locali (sul destino delle Province, sull’istituzione delle Città metropolitane, sulla riduzione della frammentazione territoriale dei Comuni) lascia disorientati, sia quanto al merito delle politiche di riorganizzazione tentate, sia quanto alla loro legittimità costituzionale”, affermano 44 costituzionalisti in un appello lanciato alle Commissioni Affari costituzionali e ai gruppi parlamentari della Camera e del Senato sul ddl Delrio per la riforma delle Province, l’istituzione delle città metropolitane, le unioni e fusioni di Comuni.
Secondo i 44 costituzionalisti non si può “con legge ordinaria sopprimere le funzioni di area vasta delle Province e attribuirle a Regioni e Comuni, né trasformare gli organi di governo da direttamente a indirettamente elettivi, né rivedere con una legge generale gli ambiti territoriali di tutte le Province”. Il decreto Del Rio, infatti, prevede che le Province restino formalmente in piedi, ma con presidenti eletti dai sindaci dell’area e non dai cittadini. “Non si possono svuotare di funzioni enti costituzionalmente previsti e costitutivi della Repubblica”, insistono i costituzionalisti, né “eliminare la diretta responsabilità politica dei loro organi di governo nei confronti dei cittadini, trasformando surrettiziamente la Provincia in un ente associativo tra i Comuni, mentre le funzioni da svolgere non sono comunali”. E’ infine “opinabilissimo” il provvedimento di commissariamento fino a giugno 2014 di tutte le Province con organi in scadenza prima della prossima tornata elettorale-amministrativa.
Conclusione, gli enti locali vanno riformati, ma “si cerchi di tracciare una linea di riforma delle autonomie locali condivisa ed efficace, con un approccio coerente e di sistema, senza strappi, senza operazioni di pura immagine, destinate a produrre danni profondi e duraturi sulla nostra democrazia locale”.