La richiesta di chiarimenti si diffonde in tutta Europa e dall’Europa verso gli Stati Uniti. Quello del Datagate diventa un caso nazionale ovunque, in particolare in Germania, Francia e Spagna. In Italia ora chiede chiarezza anche il Garante per la privacy Antonello Soro che ha scritto al presidente del Consiglio Enrico Letta. “Il problema delle attività di spionaggio della Nsa – dichiara Soro – rende indispensabile che il Governo accerti, con tutti gli strumenti utili, se la raccolta, l’utilizzo e la conservazione di informazioni relative alle comunicazioni telefoniche e telematiche abbia coinvolto anche i cittadini italiani”.

Secondo Soro “si tratta di una indispensabile operazione di trasparenza in quanto tali condotte, se confermate, avrebbero primariamente violato i principi fondamentali in materia di riservatezza dei cittadini e reso evidenti le debolezze connesse alla sicurezza delle reti e dei sistemi informatici rilevanti sul piano nazionale”. Per questo “appare quanto mai urgente predisporre efficaci strumenti di protezione dei dati personali e dei sistemi utilizzati per finalità di polizia e giustizia, anche nella consapevolezza dell’obiettivo europeo di rinforzare gli strumenti di cooperazione e scambio di dati in tali contesti”. Soro coglie l’occasione “per ribadire che non è stata ancora adottata la normativa di attuazione dei principi del Codice in materia di protezione dei dati personali relativamente ai trattamenti effettuati per fini di giustizia, polizia o sicurezza nazionale”.

Sul tema si registra anche il commento del presidente del Senato Piero Grasso: “Per quanto riguarda l’Italia, non c’è alcuna novità – dice – Sul nostro territorio abbiamo una legge che va rispettata e che continueremo a far rispettare”. Grasso in settimana incontrerà a Washington sia i vertici dell’Fbi sia il vicepresidente Biden. In mattinata era stato Claudio Fava – deputato di Sel e componente del Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui servizi di sicurezza – a dire che la questione delle intercettazioni del governo americano riguardaanche i cittadini italiani. Si tratta di milioni di telefonate dei cittadini francesi intercettate dall’Nsa. Secondo Fava, che riferisce di colloqui con i vertici della sicurezza americana a Washington, “i servizi italiani ne erano infatti al corrente”.

La conferma, spiega peraltro il Corriere della Sera, è arrivata circa tre settimane fa, quando una delegazione di parlamentari del comitato di controllo sui servizi segreti è stata in missione negli Stati Uniti. Durante gli incontri con il direttore delle agenzie di intelligence e i presidenti delle commissioni del Congresso si è avuta infatti la certezza di un monitoraggio ad ampio spettro. E ora il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica chiede chiarimenti al governo. Il prossimo appuntamento è fissato per mercoledì pomeriggio quando a Palazzo San Macuto arriverà il sottosegretario delegato Marco Minniti. Le osservazioni del Copasir riguardano il funzionamento del sistema di sorveglianza Prism, ma più in generale un vero e proprio monitoraggio cominciato da anni e tuttora attivo, pur avendo “come unico obiettivo l’attività dell’antiterrorismo“.

“Mi sembra chiaro che è avvenuto anche in Italia”, spiega Fava, sottolineando che “se si va guardare il pezzo di Le monde ci offre un dato puntuale su quello che avveniva con la Francia, ma ricordando anche che lo stesso sistema di raccolta a strascico di dati in base ad alcuni sensori è stato fatto nei confronti di altri Paesi, cosa che non è stata smentita dai vertici dei servizi segreti americani, con i quali abbiamo avuto una serie di incontri due settimane fa. Ci hanno spiegato che il loro scrupolo principale è stato quello di rispettare le leggi americane sulla privacy e intervenire a tutela della sicurezza del Paese. Che tutto questo confligga con le leggi nazionali di Paesi alleati è un punto di vista che loro non hanno, ma che noi dovremmo avere”.

Fava denuncia quindi “qualche incertezza” delle nostre strutture di intelligence e dell’esecutivo. “Al governo chiediamo maggiore chiarezza e anche maggiore autorevolezza: noi abbiamo appreso come tutti da fonti di stampa che persino l’ambasciata italiana a Washington era sotto intercettazione. Ci saremmo aspettati un gesto di chiarezza dal governo. Vedo che il ministro francese convoca l’ambasciatore americano a Parigi, quando abbiamo chiesto qualche mese fa ai servizi e al governo cosa intendessero fare l’atteggiamento ci è sembrato abbastanza tiepido. Da quello che abbiamo saputo da fonte americana a Washington i servizi italiani sono sempre stati al corrente di questa attività di monitoraggio, che interveniva anche pesantemente sulla privacy dei cittadini italiani”.

“L’Italia non ha mai concesso agli Usa di intercettare cittadini italiani”, è la replica di Massimo D’Alema, ex presidente del Copasir, parlando a una manifestazione elettorale a Trento. “Siamo un Paese sovrano e da noi per esempio non possono essere effettuate intercettazioni dei cittadini italiani senza l’autorizzazione della magistratura. E’ previsto anche per i servizi segreti che ci sia un magistrato che controlla e autorizza, nei casi in cui ci siano le motivazioni per autorizzare”.

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