Ha lasciato il partito ultraconservato Jobbik ma è rimasto deputato europeo. Dopo aver scoperto che metà del ramo materno della sua famiglia era morta ad Auschwitz, il politico è sparito per un anno. Ora rispetta lo shabbat, frequenta la sinagoga, impara l’ebraico per leggere il Talmud
Un estremista di destra, antisemita, nemico di Rom e Sinti, che all’improvviso, circa un anno fa, viene messo di fronte alle proprie radici ebraiche e si converte, abbandonando le prediche piene d’odio che l’avevano fatto salire fino ai vertici del partito ultraconservatore Jobbik. Difficile immaginare una nemesi tanto carica di valori simbolici come quella toccata al politico ungherese Csanad Szegedi, europarlamentare, tra i fondatori della Guardia ungherese, milizia paramilitare collegata a Jobbik.
Dopo aver scoperto di avere sangue ebraico nelle vene, che metà del ramo materno della sua famiglia era morta ad Auschwitz, Szegedi è sprofondato in un abisso di confusione. Per un anno si è nascosto all’opinione pubblica, non ha concesso interviste, racconta il settimanale Welt am Sonntag. Fino all’illuminazione: sono ungherese ed ebreo, e va bene così. Szegedi inizia a rispettare lo shabbat, frequenta la sinagoga, impara l’ebraico per leggere il Talmud e cerca di rispettare le 613 regole che gli prescrive la religione. Anche se “non ci riesco sempre”, spiega, in particolare per quanto riguarda la cucina kosher, un trauma per una persona abituata alla cucina ungherese.
Sono stati i suoi rivali nel partito a metterlo di fronte a quella verità sconvolgente. Almeno per uno come lui, che “faceva del male alle persone” dando dei “criminali” a Rom e Sinti in discorsi carichi di rancore, riconosce oggi. Non era piaciuta la sua scalata all’interno di Jobbik. Serviva qualcosa per farlo fuori. Quando è uscita fuori l’appartenenza all’ebraismo, i nonni in campo di concentramento, è stato chiaro che per Szegedi non ci sarebbe stato futuro tra gli ultraradicali della destra ungherese. Gli amici gli hanno voltato le spalle. Da numero due del partito era diventato il problema numero uno, scrive il settimanale.
Eletto nelle file di Jobbik al parlamento europeo nel 2009, dopo la svolta della sua vita ha abbandonato il partito, ma non ha lasciato il posto di deputato Ue. Meglio restare nel gruppo misto, evitando che qualche altro rappresentante dell’estrema destra potesse prendere il suo posto. Dopo lunghe riflessioni, ha spiegato Szegedi al Welt am Sonntag, “ho scoperto che posso continuare a vivere il mio conservatorismo come ungherese e fedele di religione ebraica”. Sono sempre un timorato di Dio rispettoso dei valori tradizionali della famiglia, ha aggiunto, ma da ebreo, non più da calvinista.
All’inizio il leader di Jobbik, Gabor Vona, ha provato a convincerlo a restare nel partito: i critici, pensava, avrebbero così un argomento in meno per darci degli antisemiti. Ma gli attacchi interni sono stati talmente violenti che Szegedi ha deciso di lasciare. Senza mostrare rimorsi e scusarsi per quella sua “macchia”: “Ma come – ha raccontato in proposito al settimanale tedesco – mi dovrei scusare del fatto che metà della mia famiglia è morta ad Auschwitz?”.